Le strade del piccolo borgo di Erice, posto a 750 metri sul livello del mare, conservano il fascino del passato, per la presenza di antichissime mura megalitiche e testimonianze medievali.
L’impianto urbano, a base triangolare, è delimitato sul lato occidentale dalle mura puniche, del VII sec. a.C., le cosiddette Mura Ciclopiche, interrotte da torrioni e da tre porte normanne: porta Spada, porta del Carmine e porta Trapani.
Ai vertici della base triangolare si collocano la chiesa della Matrice del 1314, il Quartiere Spagnolo, cioè un fortilizio seicentesco, la cui costruzione è rimasta incompleta, e il normanno Castello di Venere. Dalla sommità di quest’ultimo era possibile controllare un ampio raggio di territorio che, nei giorni limpidi, poteva arrivare fino a Pantelleria. Nel punto centrale del triangolo sorge la chiesa di S. Pietro con l’annesso monastero che oggi ospita il Centro di Cultura Scientifica Ettore Majorana. Tra le oltre sessanta chiese, tante ne include la città, primeggia fra tutte la Chiesa Matrice, contraddistinta dalla massiccia torre campanaria con bifore e monofore, sulla sinistra.
Il centro storico presenta un impianto urbanistico medievale quasi perfettamente conservato con piazzette, strade lastricate, vicoli stretti e sinuosi colorati dai balconi che si affacciano sulle vie colmi di fiori. Il tour della città può concludersi tra opere pittoriche e reperti preistorici, punici e greci della necropoli ericina.
A circa 7 km si incontra Valderice, piccolo centro che da sempre vive in agricoltura. Questa antica civiltà contadina è testimoniata ancora oggi dai cosiddetti “Bagli”, dall’arabo “Bahah”, cortile. Si tratta di tipiche costruzioni rurali che svolgevano funzioni di controllo dei lavori dei campi all’interno dei grandi feudi. Fra questi, il Baglio Battiata, il Baglio Santa Croce, il Baglio Marini e il Baglio Nobili. Dirigendosi verso il litorale, una torre di avvistamento, oggi adibita a piccolo museo del mare, segnala la secentesca Tonnara di Bonagia.
Si prosegue per Custonaci, noto come “riviera dei marmi” per la produzione di marmi pregiati. Il paese, di origini molto antiche, è stato abitato sin dalla preistoria, come dimostrano i reperti archeologici rinvenuti nelle numerose grotte del territorio.
Altrettanti millenni vanta il vicino borgo di Scurati, a circa 1 km di distanza. Qui si trova infatti una grotta di proporzioni gigantesche, Grotta Scurati, detta anche Grotta Mangiapane, dal nome della famiglia che vi abitò per più di un secolo fino alla fine della seconda guerra mondiale. Al suo interno, un agglomerato rurale, costituito da case squadrate di un sol piano, completo di cappella e strada acciottolata. Di notevole interesse sono inoltre le incisioni presenti sulle pareti, risalenti al Paleolitico superiore. Questo villaggio abbandonato rivive nel periodo natalizio, quando vi si rappresenta un presepe vivente che coinvolge oltre 200 persone.
Non lontano dalla Grotta Scurati, si innalza a picco sul mare il Monte Cofano, dove paesaggi incontaminati invitano a escursioni nella natura. Nella zona è stata riscontrata una particolare flora che comprende, oltre a specie comuni dell’area mediterranea, altre piante endemiche e rare. Anche i fondali riservano straordinarie sorprese. La base del Monte Cofano, 500 metri al largo, disegna i cosiddetti “Orli del Cofano”, sulle cui pareti un tempo si pescava il corallo rosso lavorato dagli artigiani trapanesi. Ancora oggi, sugli spuntoni rocciosi in profondità si può trovare qualche colonia di corallo.
L’itinerario si spinge ora verso nord, tra baie e spiagge, per approdare a San Vito Lo Capo, segnalato in lontananza dalle numerose torri che in passato avvistavano le navi nemiche. Tra queste, la torre dell’Impiso, di Torrazzo, di Sceri e di Roccazzo.
L’antica fortezza saracena, successivamente trasformata in santuario dedicato a S. Vito nel XIII secolo, indica l’area attorno alla quale sorgeva una volta il borgo di antica tradizione marinara, oggi anche ambita meta turistica. Tutt’attorno, in alcune grotte che si aprono nella roccia calcarea del promontorio, sono state rinvenute testimonianze paleolitiche.
Con escursioni non impegnative si possono scoprire lungo la costa a est le grotte di Capreria, dei Ciaravelli e la Tonnara del Secco, a ovest la grotta Racchio, quella di Cala Mancina e le grotte dell’Isulidda e Perciata. Di notevole interesse la grotta di Cala Mancina, per l’incisione di una figura antropomorfa, e le Grotte del Racchio, per le incisioni paleolitiche raffiguranti cervi. Quest’ultima si trova lungo il sentiero che porta in cima al Monte Monaco (532 m), che domina i due golfi di Castellammare e del Cofano, dove volteggiano rapaci ormai rari come l’aquila del Bonomelli.
Anche la costa, selvaggia e incontaminata, vanta un ambiente di grande fascino. Ripidi costoni, calette naturali e spiagge di sabbia finissima custodiscono fondali ricchi di flora e di fauna. A sua difesa dal 1981, da Scopello a San Vito lo Capo è stata istituita la Riserva Naturale Orientata dello Zingaro.