Pur essendo conosciuto come “il paese che muore”, Civita di Bagnoregio è un borgo vivissimo, che sta attraversando un grande periodo di sviluppo grazie allo slancio turistico che lo interessa da diversi anni, agli interventi di recupero della Regione e alle tantissime iniziative organizzate dai comitati locali.
Situato nell’alto Lazio in provincia di Viterbo, al confine con l’Umbria, all’interno della meravigliosa cornice della Valle dei Calanchi, Civita di Bagnoregio deve la sua fama al suo particolare aspetto fuori dal tempo e all’atmosfera magica che si può percepire passeggiando tra i suoi stretti vicoli.
Simile per conformazione a tanti altri borghi della Tuscia, come Calcata o Vitorchiano, Civita si erge in bilico su uno sperone di tufo che ha pesantemente influito sulla sua storia. Civita di Bagnoregio sorge infatti su un terreno molto precario, situata su una platea tufacea, rischia il crollo perché i vasti banchi d’argilla che la sorreggono sono soggetti a continua erosione. Per secoli gli abitanti di Civita hanno dovuto lottare contro l’erosione e le frane che progressivamente limitavano l’area del centro storico e realizzare sempre nuove vie d’accesso alla cittadina, come il Bucaione, il tunnel d’accesso scavato direttamente nella roccia sedimentaria del monte.
L’aspetto attuale del borgo risale alla fine del Medioevo e da allora è rimasto quasi intatto, donando a questo luogo l’aura affascinante di un luogo dove il tempo si è fermato.
La condizione di precarietà strutturale ha, però, portato un progressivo svuotamento del paese. Già a metà Ottocento non vi abitava che un pugno di persone, mentre la maggior parte degli abitanti si era trasferito nel Comune di Bagnoregio, soprattutto a causa del terribile terremoto del 1965, chea aveva provocato il franamento delle parti più esposte a valle, nonché dell’unica via d’accesso che univa l’abitato a Rota. Iniziava, così, il suo inesorabile declino da nobile e vetusta cittadina ad umile borgo agricolo. Un borgo semi abbandonato e vittima, più volte e fino a tempi recenti, di ulteriori distruzioni.
Divenuta per molti anni quasi un borgo fantasma, Civita di Bagnoregio è oggi collegata alla sorella Bagnoregio, e al “resto del mondo”, da un sottilissimo e lunghissimo viadotto in cemento. Esso fu ricostruito due volte, dopo l’abbattimento del vecchio ponte in muratura, fatto saltare dai tedeschi durante la Seconda Guerra mondiale. La prima volta il lavoro non venne fatto in maniera accurata, tant’è che nel 1964, quando ennesimi smottamenti colpirono la collina di Civita e la Valle dei Calanchi, l’ardito cavalcavia appena edificato crollò poco prima della sua inaugurazione.
Fu quindi ricostruito ancora, e stavolta senza sorprese, riallacciando così l’antico borgo alla “terraferma”. Allo stesso tempo vennero realizzate importanti opere di sostegno alla rupe dove sorge l’abitato, ponendo così un freno alla sua erosione. Pubblicizzata ormai da decenni come la “città che muore”, in realtà Civita sta ritornando a vivere. Merito anche degli interventi della Regione Lazio, che ha investito cospicui finanziamenti per la realizzazione di progetti di consolidamento e riduzione del rischio idrogeologico. Un flusso turistico cospicuo e sempre crescente, anche di provenienza straniera, ha riportato grande vitalità all’antico villaggio. Questo, recuperato nel suo aspetto originario, pian piano si sta ripopolando.
L’altura di tufo su cui si erge Civita era un tempo collegata a Bagnoregio da una sottile striscia di terra che nei secoli è stata soggetta a continui franamenti, fino a scomparire del tutto lasciando il borgo completamente isolato. Nel 1923 si rese necessaria la costruzione di un ponte in muratura ad arcate che, dopo essere stato lesionato dalle frane e nel 1944 dai soldati tedeschi in ritirata, venne demolito nel 1963 per far posto al nuovo ponte in calcestruzzo armato, inaugurato nel 1965.
Si accede al borgo da Porta S. Maria: la prima porta di accesso a Civita fu scavata nel tufo dagli Etruschi ed il suo aspetto attuale deriva da un riadattamento architettonico con arco gotico realizzato in età medievale. La porta è ornata con due leoni in pietra che artigliano due teste umane, simbolo della vittoria del popolo di Civita sugli odiati Monaldeschi, signori di Orvieto (1494).
Da qui si giunge in Piazza S. Donato. Piccola, perfetta, silenziosa, la Piazza di San Donato a Civita appare quasi come una visione quando si spunta da uno dei vicoletti del paese. Quasi non ci si aspetta di trovare uno spazio così (relativamente) ampio in un paese così piccolo e arroccato. La particolarità della piazza è l’assenza della pavimentazione centrale: c’è, invece, un misto di terra rossa e brecciolino, che dà alla piazza un aspetto realmente medievale.
Sulla piazza si affaccia la chiesa di S. Donato, le cui origini risalgono al VII secolo. L’aspetto attuale è cinquecentesco. La chiesa, di impianto medioevale, presenta una facciata rinascimentale, frutto delle trasformazioni subite nel corso del tempo, cui si affianca il campanile del XII sec. a torre, alla cui base sono inglobati due sarcofagi etruschi in pietra basaltina. L’interno a tre navate, custodisce un Crocifisso ligneo del ‘400 ritenuto miracoloso(si racconta che durante la peste del 1499, il Crocifisso parlò ad una donna rassicurandola sull’imminente fine della pestilenza), un affresco della scuola del Perugino, reliquiari e arredi sacri. Sotto gli altari laterali sono conservati i corpi di Santa Vittoria e di Sant’Ildebrando. Fu sede vescovile dall’anno 600 circa fino al 1699 quando, a seguito del terremoto del 1695, la sede fu trasferita a Bagnoregio.
Una tappa fondamentale per comprendere le ragioni e le problematiche di uno dei posti più affascinante del mondo è il Museo Geologico e delle frane, affacciato sulla stessa piazza. Il Museo illustra la storia e la lotta di Civita di Bagnoregio per la sua sopravvivenza, descrivendo l’evoluzione geologica dell’area, i processi di instabilità in atto sui versanti, il monitoraggio e le opere di stabilizzazione, le frane storiche.
Pur nelle sue ridotte dimensioni il centro storico si rivela estremamente pittoresco e affascinante: le case basse, i balconi fioriti, le scalette esterne (profferli) che salgono verso i portonicini rendono belle tutte le case del borgo di Civita di Bagnoregio.
Appena entrati nel paese si rimane incantati dal suo aspetto senza tempo, con le strutture medievali abbracciate agli stretti vicoli che si inerpicano sul colle come un labirinto. Il centro storico è di per sé un’attrazione, ma per vedere il meglio di questa località si possono visitare i palazzi nobiliari dei Colesanti, dei Bocca e degli Alemanni costruiti dalle importanti famiglie del viterbese nel corso del Rinascimento.
Alla fine della strada principale del borgo di Civita di Bagnoregio c’è un belvedere che offre una magnifica vista sui calanchi o “ponticelli”, enormi muraglioni in che si sono formati in modo naturale nel corso di millenni. Osservando con calma queste costruzioni naturali, si riesce a comprendere perché Civita di Bagnoregio è chiamato “paese che muore“. La base dei calanchi è formata da argilla di origine marina mentre la parte superiore da materiale vulcanico e tufaceo. La continua azione del vento e dell’acqua, ha eroso lentamente la base in argilla creando spettacolari fenditure nei fianchi dei calanchi. Questo, purtroppo, accade anche la rupe su cui è costruita Civita, che si erode lentamente da migliaia di anni mettendo in pericolo la tenuta del borgo sovrastante.
Il centro abitato è collegato alla Valle dei Calanchi da un tunnel di epoca etrusca, detto “Bucaione”, posto nella parte più bassa del borgo.
Sempre all’instancabile lavoro di scavo degli Etruschi dobbiamo le grotte sotterranee panoramiche dell’Antica Civitas, aperte nella roccia e trasformate oggi in un piccolo museo della storia contadina. Queste grotte etrusche, infatti, negli anni ’30 furono localizzate e occupate da una famiglia contadina, che le utilizzò come dimora e, in parte, come cantina. All’interno delle grotte, sono esposti gli utensili tipici della vita contadina di un tempo, come torchi per olio e vino, un aratro, un frantoio, antiche botti, bilance e vanghe, e innumerevoli altri strumenti di lavoro. Vi sono, inoltre, le ricostruzioni realistiche degli antichi ambienti in cui venivano conservati vino, olio e salumi, e una piccola e umile camera da letto contadina. All’interno dell’Antica Civitas sono conservati numerosi reperti archeologici relativi al periodo etrusco e romano. Vale davvero la pena visitare le grotte sotterranee di Civita, se non altro per la veduta panoramica sulla Valle dei Calanchi che da qui si gode.
Nelle viscere del borgo sono state scavate due grotte oggetto della devozione di tantissimi fedeli. La prima è la cappella della Madonna del Carcere, nata come tomba etrusca e successivamente utilizzata come abitazione stalla da pastori e bovari. La seconda è la grotta di San Bonaventura, situata nella zona orientale del belvedere, cui è legata un’affascinante leggenda: si narra che il piccolo Giovanni Fidanza (S. Bonaventura) fu guarito miracolosamente per intercessione di S. Francesco, al quale si rivolse la madre deponendo il figlioletto gravemente ammalato sul giaciglio della grotta utilizzato dal poverello di Assisi durante la sua venuta a Bagnoregio.
All’ingresso del Belvedere (parco intitolato a P. Borsellino e G. Falcone) si trova anche l’ex Convento Francescano, realizzato sulle rovine del Convento Francescano gravemente danneggiato dal terremoto del 1764.
Non sempre i sentieri sono tutti fruibili perché il territorio in questa zona è in continuo movimento, “un paesaggio vivente” è stato definito, e quindi processi di erosione e modellamento del rilievo possono cancellare i vecchi tracciati e bisogna poi cercarne di nuovi. Per questo è fondamentale organizzare un’escursione con guide esperte del settore.
La più classica è quella che, partendo da Lubriano, attraversa la Valle dei Calanchi per poi sbucare ai piedi di Civita di Bagnoregio.
Potendo contare su più giorni a disposizione, molti sono anche gli itinerari che toccano la Valle del Treja.
Nelle immediate vicinanze si può visitare innanzitutto Bagnoregio che ha conosciuto un grande sviluppo demografico intorno alla seconda metà del ‘900. Qui si possono visitare la chiesa della SS. Annunziata, la cattedrale di San Bonaventura, la chiesa-convento di San Francesco, il sacrario garibaldino o il Museo Taruffi, in cui sono esposte auto e moto d’epoca.
Ad una manciata di km si trova il piccolo paesino di Lubriano, disteso longitudinalmente su un alto promontorio tufaceo che si inoltra nella valle dei calanchi. Dalla piazzette si può godere di una panoramica, splendida ed insolita, su Civita di Bagnoregio e la Valle dei Calanchi. Ricchi di fascino e molto caratteristici sono i piccoli vicoli, gli archi, le scalette e le piccole piazzette che si aprono nei vari quartieri medioevali, come, l’Ortale (dove sorge l’antica torre medievale) e lo Scenditoio.
Spostandosi anche solo di poche decine di minuti di macchina c’è tutta la Tuscia da esplorare! Simile per conformazione ed atmosfera a Civita e Lubriano, Celleno dista poco più di 13 km da Civita. Lo sperone tufaceo su cui è scenograficamente arroccato a 350 metri di altezza è soggetto ad una lenta e progressiva erosione che sta mettendo in serio pericolo la sua stessa stabilità.
Anche Viterbo ed Orvieto sono raggiungibili in breve tempo.
Un itinerario a diretto contatto con la natura potrebbe essere invece quello che raggiunge il Lago di Bolsena, con i suoi borghi a picco su un panorama mozzafiato.
La prima domenica di Giugno e la seconda domenica di Settembre in occasione rispettivamente, dei festeggiamenti della Madonna Liberatrice e del SS. Crocifisso, sulla piazza di San Donato si svolge l’antico Palio della Tonna (tonda nel dialetto locale). Si tratta di una corsa di asini cavalcati da fantini i quali, sostenuti dal tifo dei bagnoresi, devono correre intorno ad un pista di forma circolare sulla piazza. Il vincitore della Tonna riceve come premio il Palio, ovvero lo stendardo raffigurante il santo patrono della manifestazione.
La sera del Venerdì Santo, il SS. Crocifisso, deposto dalla chiesa di San Donato, viene portato in processione dagli “incollatori” tra canti antichi e figuranti in costume. Tutto il paese partecipa alla secolare processione del Cristo morto, che parte dalla Chiesa dell’Annunziata di Bagnoregio e ritorna, come vuole la tradizione, prima della mezzanotte, nella chiesa di Civita di Bagnoregio: solo così saranno scongiurati i terremoti e il borgo non scomparirà. Oltre ad essere molto suggestiva, la processione è molto sentita dai cattolici del luogo per il crocifisso di Bagnoregio è considerato miracoloso da molti secoli.
Nel periodo natalizio si tiene il presepe vivente, una delle manifestazioni più suggestive d’Italia. La nascita di Gesù è rievocata grazie agli oltre cinquanta figuranti in costume, ai suoni, alle luci e ad un’organizzazione studiata nei minimi dettagli a cura del Comitato Permanente Processione del Venerdì Santo
Nel corso dell’estate si tiene la rassegna Civit’arte. Un mese di eventi dedicati all’arte in ogni sua sfumatura: musica, teatro, cultura ed eventi di vario genere le ultime due settimane di Luglio e le prime due settimane di Agosto.
A Civita si svolge anche il festival La città incantata, La Città Incantata: Meeting internazionale dei disegnatori che salvano il mondo promosso dalla Regione Lazio con il Progetto ABC Arte Bellezza Cultura, in collaborazione con Roma Lazio Film Commission, Lazio Innova, Comune di Bagnoregio. Tre giorni in cui disegnatori, fumettisti, storyborder, street artist, artisti visivi e animatori di livello internazionale incontrano e si confrontano con il pubblico per raccontare il proprio lavoro: stile, tecnica, creatività per un evento unico che è dedicato alle eccellenze del mondo dell’animazione e della creatività presenti sulla grande scena internazionale.
L’autunno è invece animato dalla Festa delle Cantine, che propone un percorso itinerante di degustazione di vini provenienti da differenti aziende vinicole del territorio, accompagnate dalle tipicità. All’interno del suggestivo borgo antico, le piazzette, i vicoletti e le famose “cantine” fanno da sfondo a questa manifestazione così seguita in tutta la provincia e non solo. Sotto le volte di tufo del Cantinone, allestito interamente dalla Pro Loco in località Tiezza e in grado di ospitare fino a duecento persone, sarà possibile degustare un’ottima cena completa a menù fisso, alla scoperta dei sapori dei prodotti tipici locali.
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