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Borghi

Il Levante Spezzino da Portovenere a Biassa

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alessia

Portovenere è il vertice del Golfo della Spezia, comunemente chiamato il “Golfo dei Poeti“. Il romano Portus Veneris è un antichissimo borgo marinaio, fortificato dai genovesi per il controllo dell’estremo Levante. I segni del loro passaggio sono visibili nella porta che dà accesso al borgo antico, su cui è scritto “Colonia Januensis 1113”, e dal castello Doria, roccaforte della Repubblica marinara.

Ci troviamo in uno degli angoli più belli dell’intera regione. L’apice si tocca raggiungendo l’estremità del promontorio, dove sorge la duecentesca basilica di San Pietro. In stile gotico-genovese, è edificata su un preesistente tempio dedicato a Venere (da cui il toponimo).

Qui la vista sul Golfo è superba: in perfetta solitudine,a picco sul mare. Il luogo non poteva sfuggire a un animo romantico come quello di Byron. Nei pressi, si trova infatti l’omonima grotta, omaggio al poeta inglese che qui trovava ispirazione.

Portovenere è anche nota per la “palazzata“, le case alte e colorate del borgo antico, ben visibili dal porticciolo. Un sistema di scalinate, i “capitoli”, immette nel carrugio via Capellini, asse principale, dove si affacciano botteghe che presentano varie specialità: il tradizionale pesto, le gustose focacce salate, vini e liquori tipici.

La vista si può concludere alla chiesa di San Lorenzo, risalente al XII secolo, sita nella parte alta del paese. Vi si conserva l’immagine dipinta della Madonna Bianca, patrona di Portovenere, portata secondo la leggenda dal mare. Ogni anno, una suggestiva fiaccolata ricorda l’evento. Davanti a Portovenere si trovano tre belle isole. A soli dieci minuti dal suo porticciolo, la Palmaria è la maggiore, tutelata come Parco naturale regionale. E’ il luogo ideale per fare sport acquatici, escursioni a piedi o in mountain bike, e la vegetazione rigogliosa sul versante di levante, mentre su quello opposto il paesaggio si caratterizza per ripide scogliere, la rende meta di campi del WWF.

Molto visitata, specie dai sub, la Grotta Azzurra, raggiungibile solo via mare.

Ancora più selvagge sono le isole del Tino e del Tinetto, inaccessibili presidi militari. La prima può essere visitate una sola volta nel corso dell’anno, il 13 settembre. L’eccezione alla regola avviene per i festeggiamenti di San Venerio, patrono del Golfo, morto eremita sull’isola nel VII secolo. Davanti all’omonimo eremo dell’XI secolo, si organizza anche una piccola sagra con pane fritto, dolci e libagioni di Bianco di Tino, raro vino secco fruttato, consumato per l’occasione.

Dal 1998, le tre i sole e Portovenere sono inserite dall’Unesco nella lista del “Partimonio Mondiale dell’Umanità”.

Tornando sulla terraferma, la frazione di Portovenere Le Grazie, che si incontra salendo per la statale 530, è annunciata dalla romana villa Varignano, databile tra il II sec. a.C. e il V d.C. Dei diversi ambienti appartenuti probabilmente al dominus  Varenius, sono da notare i mosaici pavimentali. L’annesso Antiquarium espone i reperti più interessanti degli scavi.

Il borgo, un tempo di pescatori, nasce come dipendenza del monastero di San Venerio del Tino, orbitante intorno alla chiesa parrocchiale di Sant’Andrea da Panigaglia (poi distrutta) e all’annesso convento degli Olivetani, esempio di cultura monacale medievale.

Il paese prende il nome dalla nuova chiesa, in stile gotico, di Santa Maria delle Grazie del XV sec. L’8 settembre il santuario richiama migliaia di fedeli per una festa popolare, tra le più antiche della Liguria.

Ben protetto nel profondo golfo di La Spezia, il porto delle Grazie è frequentato dai velisti. E’ infatti un punto di partenza ideale per escursioni a vela verso Portovenere, le Cinque Terre o Lerici. I freeclimber possono invece cimentarsi in audaci scalate alle bianche pareti calcaree del Musserone che vanno a strapiombo sul mare, distante circa un km.

Verso l’interno, Campiglia è un borgo di silenziosi paesaggi circondato da vigneti dai quali viene il “Tramonti di Campiglia“. La tradizione produttiva delle Cinque Terre era decantata per le sue qualità già da Plinio il Vecchio, e nel corso dei secoli non sono mancati estimatori illustri, da Dante, Petrarca e Boccaccio a Giosuè Carducci.

A circa 400 metri sul livello del mare, offre panorami incantevoli. E’ inoltre tappa del sentiero 1, quello che unisce Levanto a Portovenere: da qui si dipartono diverse mulattiere ed è l’ideale per passeggiate a cavallo.

Nel paese, discosto dalla chiesa di Santa Caterina, resta un mulino del tutto simile a quelli posti sulla spianata del castello di Porto Venere. Probabilmente preromano, il borgo è citato in documenti ufficiali sin dal Medioevo. Allora era dipendente da Biassa. Questa frazione era in passato conosciuta per le cave di pietra e per i suoi vigneti.

Oggi, gli antichi ricordi di Biassa, sopravvivono nei ruderi del duecentesco castello di Coderone e nella romantica chiesa di San Martino il Vecchio. Mai l maggiore interesse riveste il misterioso “menhir” di Tramonti, monumento megalitico che risale all’età del Bronzo. Alto circa due metri, sormontato da una croce di ferro, era probabilmente una sorta di meridiana solare. E’ raggiungibile attraverso il sentiero del Cai che conduce al Colle del Telgrafo.

alessia

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