Si parte da Pagnacco, una frazione di Fontanabona: piccolo centro praticamente formato solo da un’antica abitazione rurale del XVII secolo, ma importante perché ospita un singolare Museo della Cultura contadina, con mobili rustici e attrezzi agricoli, suppellettili domestiche e oggetti d’artigianato; il pianto superiore è riservato all’attività tessile, caratteristica della zona.
A circa 20 km di distanza si incontra Fagagna: anche qui è da visitare un museo della vita contadina, Cjase Cocèl; gli edifici risalgono al Seicento e gli oggetti conservati sono originali, compresi la filandiera per la lavorazione a tomboli e fuselli, arte per la quale gli abitanti del posto rivaleggiavano con Burano. Nel piccolo borgo sono da vedere anche il castello del X secolo, di cui rimangono poche rovine perché distrutto nel 1511, e l’oasi dei Quadris, alle porte dell’abitato, centro avifaunistico impegnato nella reintroduzione della cicogna bianca. L’ambiente naturale è caratterizzato da pozze d’acqua (quadris, in dialetto friulano) originate all’inizio del secolo scorso dagli scavi per l’estrazione di torba e argilla.
Ancora venti km e si arriva a San Daniele del Friuli, che del prosciutto crudo è una delle capitali italiane, posta proprio al centro della Strade dei castelli e del prosciutto. Da secoli il prodotto viene appeso a stagionare in caratteristiche incastellature in legno posizionate in altissime finestre a feritoia in grado di conservarlo al meglio. Ma oltre alla fama gastronomica la cittadina conserva anche notevole dignità architettonica e forti tradizioni umanistico-culturali.
Da visitare il duomo, la cinquecentesca biblioteca guarnierana, alla destra della chiesa, la chiesa di Sant’Antonio Abate (tardogotica, 1411, abbellita da affreschi di Pellegrino da San Daniele, oggi adibita a manifestazioni culturali) e la spianata del castello, che oggi conserva solo una torre dell’antica costruzione ma presenta un panorama bellissimo sulla zona circostante.
Poco distante, e sempre sul tracciato della “strada” citata, è Majano, centro pesantemente colpito dal terremoto del 1976: venne seriamente danneggiata (e poi abbattuta) la chiesa parrocchiale ma si riuscì a conservare quasi intatta la chiesetta dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, risalente addirittura al 1200. La facciata è a capanna, in pietra, con campaniletto a vela, mentre l’interno conserva tracce di affreschi del XIII sec.
Ancora 15 km e si arriva a Buja, centro caratteristico, oltre che per la particolare posizione in mezzo alle montagne, per una ragione tutta particolare: gli artigiani del posto erano considerati abilissimi falsari, una fama non lodevole guadagnata grazie alla universalmente riconosciuta abilità nel battere moneta. Una capacità oggi trasformata in leadership mondiale nell’arte della creazione di medaglie. La cittadina friulana vi ha addirittura dedicato un Museo, fregiandosi del titolo di “città d’arte della medaglia”.
Poco distante è Tarcento, paese anch’esso segnato dal terremoto, ma capace di conservare segni di cultura e storia antichi. Come la parrocchiale di San Pietro che risale al XII secolo (e restaurata dopo il sisma): particolare la loggia posteriore ottagona, oggi sede di musei e mostre.
Circa 15 km e si arriva a Faedis, piccolo borgo molto antico: la prima citazione risale addirittura all’XI sec. I ricordi storici sono legati ai manieri che punteggiano il territorio: da citare il castello di Zucco, all’interno della cui cinta muraria si trova la quattrocentesca chiesetta della Madonna, con affreschi di scuola veneta, il castello di Cucagna e il castello di Partistagno. Il paese è noto per i vini prodotti nella zona, soprattutto il Refosco.
Ultima tappa, poco distante, a Cividale del Friuli, cittadina importante perché caput venetiae nel V secolo e perché segna l’ingresso dei Longobardi in Italia (568) che la resero capitale del ducato e restarono sul posto per due secoli. Cividalese fu Paolo Diacono, lo storico dei Longobardi.
Fra i tanti motivi di interesse è da segnalare la piazza del del Duomo, edificata sull’antico foro romano. Il Duomo, eretto in forma gotico-veneta a partire dal 1457, fu ridisegnato un secolo più tardi in stile rinascimentale; singolari i tre portali ogivali e imponente il campanile barocco, mentre le tre navate sono frutto di un progetto di Jacopo Veneziano: proprio all’interno è stato allestito il Museo cristiano e Tesoro del Duomo: vi sono custodite opere di diversi periodo.
Importante anche il Museo archeologico, con ben venti ambienti allestiti su più piani. Da non perdere le visite al tempietto longobardo ed Oratorio di Santa Maria in Valle (è alle porte della città), che è singolarissimo esempio di arte medievale a strapiombo sul Natisone, e al vicino ponte del Diavolo, eretto per unire con due arcate le sponde dello stesso fiume.