Un itinerario alla scoperta dei borghi più suggestivi del trapanese, dalla pittoresca Marsala, nota per la produzione del vino omonimo e per lo sbarco di Garibaldi, fino al bellissimo borgo di Salemi, entrato di recente nel club de ‘I Borghi più Belli d’Italia’, passando per le cristalline spiagge di Mazara del Vallo. Non mancano, in questo percorso, centri minori che nulla hanno da invidiare a località più note, come Campobello di Mazara, Castelvetrano, Partanna, Salaparuta e Gibellina, in grado di stupire anche il visitatore più esigente.
Marsala, l’antica Lilibeo. Il nome deriva da Marsah el Ali, Porto di Ali. Il centro urbano può essere però datato 397 a.C., quando i fenici sconfitti dai siracusani si insediarono nella zona. Lilibeo divenne una roccaforte cartaginese, protetta dal mare e da un’imponente cinta muraria. In epoca romana, la città mantenne un’importanza commerciale. Al porto è legato lo sbarco dei Mille in Sicilia, guidati da Garibaldi. Nel ‘700 nasce l’industria del vino Marsala, fondamentale per l’economia cittadina. Adagiata sul promontorio di Capo Boeo, la città si caratterizza per il fascino arabo del porto e dei vicoli.
In piazza della Repubblica c’è Palazzo Senatorio. In via Garibaldi si apre l’ex quartiere militare spagnolo,oggi sede del municipio. Alle spalle, ogni mattina si tiene il mercato del pesce. Da vedere anche la Cattedrale e il Museo Archeologico che ha sede nel baglio (stabilimento vinicolo) Anselmi, custode dei reperti che raccontano la storia della zona di Marsala.
Costeggiando verso sud e lasciando alle spalle Marsala si arriva a Mazara del Vallo. Nel VI e nel V sec. a.C. il luogo viene preso dai Cartaginesi che lo tengono per quasi due secoli, e nel 210 a.C. passa ai Romani.
Con la dominazione musulmana, Mazara diventa uno dei principali porti della Sicilia. La città conserva testimonianze normanne nei resti del Castello, nella chiesetta di San Nicolò Regale e nella Cattedrale. Anche se rimaneggiate, numerose sono le chiese presenti. Da visitare il Palazzo dei Cavalieri di Malta. Poco distante, sopra un poggio si erge il Santuario della Madonna dell’Alto.
Deviando dalla costa e continuando verso l’interno si incontra, in una valle collinare, stesa lungo un debole pendio della bassa valle del fiume Modione, Campobello di Mazara, a 100 m.s.l.m., borgo noto per la produzione delle olive. Il paese venne fondato nel 1623 da Giuseppe di Napoli, che dal 1630 ne mantenne il possesso con il titolo di duca. Campobello basa la sua economia anche sulla lavorazione del sughero, del crine vegetale e del legno. All’interno della Chiesa Madre, dedicata a Santa Maria delle Grazie, è possibile ammirare il pregevole Crocifisso di Fra Umile da Petralia. Nei pressi sono visitabili le cave di Cusa, da dove Selinunte traeva materiale di tufo calcareo.
Uscendo da Campobello e continuando il viaggio nell’entroterra siciliano si arriva a Castelvetrano. L’origine di Castelvetrano potrebbe risalire alle antiche popolazioni siciliane di Legum e successivamente alle colonie dei cosiddetti veterani selinuntini, da cui l’antico nome “castrum veteranorum“. Le diverse sovrapposizione architettoniche che si sono succedute hanno mescolato stili arabi a quelli medievali. Nel museo civico, ospitato nelle stanze di Palazzo Maio, è custodita la statuetta dell’Efebo di Selinunte, elegante bronzo del V sec. a.C. L’economia del luogo è basata sulla coltivazione delle olive e una sviluppata industria vinicola.
Con una piccola deviazione sulla statale verso est si arriva a Partanna, centro agricolo commerciale che sorge sulle pendici meridionali del Cozzo Rizzo, alto 500 metri, nella media valle del fiume Belice. Vicinissima a Partanna si incontra Salaparuta. Monumento principale della città è la Chiesa Madre che raccoglie la quattrocentesca statua di Santa Caterina. Poco distanti i ruderi della città antica. Del posto, totalmente distrutto dal terremoto, si può ammirare l’impronta del tracciato radiale.
Nella stessa zona si arriva facilmente a Gibellina, fondata nel ‘300, completamente distrutta dal terremoto del 1968 e ricostruita a 18 km dall’originario insediamento medievale. Lontana dalle rovine, che oggi sono un labirinto di cemento, sorge la nuova Gibellina, per la ricostruzione della quale son ostati chiamati artisti contemporanei quali Pomodoro, Consagra, Cascella, Isgrò, per citarne alcuni. Molte le opere, come l’imponente stella all’ingresso della città, la piazza del municipio con la Torre Civica e la Chiesa Madre caratterizzata da una grande sfera bianca visibile anche a distanza.
Il viaggio prosegue con una deviazione a ovest che porta a Salemi. Il centro cresce sul fiume Delia ed è erede di Halicyae, centro sicano. Dopo essere stato sotto la dominazione araba, il borgo diventa feudo dei Ventimiglia e dei Moncada. Da vedere il Castello normanno del sec. XII nei cui pressi è possibile raggiungere le rovine della Basilica bizantina.