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Un itinerario da Trapani a Segesta tra storia e natura

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alessia

Il viaggio attraverso la Sicilia occidentale parte dalle distese di sale e vecchi mulini del Trapanese. Scendendo lungo la costa, si incontra il centro di Marsala, dove ebbe luogo lo sbarco dei Mille. Inevitabile proseguire verso l’entroterra, a Calatafini, l’antico centro che fu teatro della decisiva vittoria dei Garibaldini. Anche Segesta propone un tuffo nella storia con il Parco Archeologico famoso per il Tempio dorico e il Teatro. E poi le spiagge, le calette naturali fino a Pantelleria.

La città di Trapani si sviluppa lungo un promontorio che si protende verso il Mediterraneo, incastonata tra arenili, scogliere e faraglioni. Ricchi di fascino e storia anche i monumenti di questa città marinara. Nel centro antico, sorge in un giardino recintato il Santuario dell’Annunziata, il principale monumento trapanese.  Eretto nella prima metà del Trecento, venne totalmente rifatto nel 1760. Della costruzione originaria in stile gotico resta la facciata con il rosone e il portale. All’interno, la statua marmorea della Madonna di Trapani risalente al XIV secolo, la Cappella dei Marinai, costruita in tufo, e la Cappella dei pescatori. Sempre nel centro storico, meritano una visita la Cattedrale di San Lorenzo, dove si conserva una Crocifissione attribuita al pittore fiammingo van Dyck, e la Chiesa del Purgatorio con il Sacro Gruppo dei Misteri. Si tratta di venti gruppi lignei, realizzati dalla scuola artigiana trapanese del XVIII secolo, che vengono portati in processione la notte del Venerdì Santo.

Nelle strade della città sono evidenti i segni delle culture che si sono succedute. Un esempio è il quartiere ebraico con il Palazzo della Giudecca e quello di Casalicchio, con il suo labirinto arabeggiante di stradine.

Dirigendosi poi verso il mare, all’estrema punta della città, si erge maestosa la Torre di Ligny, una torre di avvistamento del 1671, oggi sede del Museo della Preistoria.

Nei pressi, su un’isola all’imboccatura del porto, fa mostra di sé il Castello della Colombaia, fortezza edificata nel 1300. E’ qui, costeggiando il porto e scendendo giù lungo la costa, che si percepisce quanto la storia della città sia da sempre strettamente legata al mare. Non solo attraverso l’attività della pesca e del porto. In passato, a partire dalla seconda metà del ‘500, anche la lavorazione del corallo ha dato ricchezza e fama a Trapani, come testimonia una collezione di opere in corallo del Museo Pepoli (presso l’antico convento dei Carmelitani nel centro cittadino.

E oggi il mare continua ad essere una fonte di vita di questa città grazie al turismo e attraverso l’antica attività legata alle saline. Immancabile, dunque, una visita ai luccicanti specchi d’acqua recintati che si estendono lungo la costa da Trapani a Marsala per circa 30 km.

Non può mancare, di conseguenza, una visita al Museo del sale, nel territorio della vicina Paceco, in località Nubia. Qui, nelle stanze di uno dei pochi mulini a vento che ancora punteggiano la costa, sono esposti le tecniche e gli attrezzi di lavoro dei salinai. Mulini e mucchi di sale sono oggi inclusi nella Riserva Naturale orientata “Saline di Trapani e Paceco” (circa mille ettari di terreno), istituita per tutelare una delle ultime zone umide costiere della Sicilia occidentale, ricca di flora e fauna. Vi sostano infatti diverse specie di uccelli, come la cicogna, il fenicottero, il cavaliere d’Italia, anitre selvatiche e aironi. Un paradiso per gli amanti del bird-watching.Spostandosi da Paceco verso Fulgatore, si attraversa un paesaggio ricco di palme da dattero, quello che attornia il borgo di Dattilo. Imboccata la statale 113 e percorsi altri 15 km circa, si sale a 300 metri sopra il livello del mare.

In questo territorio, immerso in boschi di pini e querce da sughero, sorge l’antico centro di Calatafimi, noto per essere stato teatro della decisiva vittoria dei Garibaldini sulle truppe borboniche nella battaglia del maggio 1860, durante l’avanzata dei Mille verso la capitale. A ricordo di tale battaglia, sul colle detto Pianto Romano sorge il Monumento Ossario, eretto nel 1892. Il terremoto del 1968 ha notevolmente danneggiato il paese, obbligando a realizzare nuovi insediamenti, pur non rinunciando al recupero del centro storico.

A 41 km da Trapani, a nord di Calatafimi, si incontra un’altra città densa di storia e circondata da una rilassante natura: Segesta. Del proprio passato la città conserva due opere significative, il Tempio dorico del V sec. a.C. e il Teatro del III sec. a.C. entrambe inserite nel Parco Archeologico di Segesta, tra i più importanti siti dell’isola.

Il Teatro greco domina la cima del Monte Barbaro. Si presenta come un ampio semicerchio, suddiviso in sette spicchi e attraversato da una ventina di gradinate scavate nella roccia. Il teatro cela un passaggio sotterraneo che permetteva agli attori di sbucare fuori all’improvviso sorprendendo gli spettatori. Straordinariamente, il tempio, edificato su un poggio, poco fuori dalla città, appare perfettamente conservato. Sostenuto da 36 colonne lisce in calcare di una tinta dorata, era collegato all’antica città di Segesta per mezzo di due vie intagliate nella roccia.

L’itinerario può proseguire nella vicina Erice, a 750 metri sul livello del mare.

Le strade del piccolo borgo di Erice conservano il fascino del passato, per la presenza di antichissime mura megalitiche e testimonianze medievali.

L’impianto urbano, a base triangolare, è delimitato sul lato occidentale dalle mura puniche, del VII sec. a.C., le cosiddette Mura Ciclopiche, interrotte da torrioni e da tre porte normanne: porta Spada, porta del Carmine e porta Trapani.

Ai vertici della base triangolare si collocano la chiesa della Matrice del 1314, il Quartiere Spagnolo, cioè un fortilizio seicentesco, la cui costruzione è rimasta incompleta, e il normanno Castello di Venere. Dalla sommità di quest’ultimo era possibile controllare un ampio raggio di territorio che, nei giorni limpidi, poteva arrivare fino a Pantelleria. Nel punto centrale del triangolo sorge la chiesa di S. Pietro con l’annesso monastero che oggi ospita il Centro di Cultura Scientifica Ettore Majorana. Tra le oltre sessanta chiese, tante ne include la città, primeggia fra tutte la Chiesa Matrice, contraddistinta dalla massiccia torre campanaria con bifore e monofore, sulla sinistra.

Il centro storico presenta un impianto urbanistico medievale quasi perfettamente conservato con piazzette, strade lastricate, vicoli stretti e sinuosi colorati dai balconi che si affacciano sulle vie colmi di fiori. Il tour della città può concludersi tra opere pittoriche e reperti preistorici, punici e greci della necropoli ericina.

A circa 7 km si incontra Valderice, piccolo centro che da sempre vive in agricoltura. Questa antica civiltà contadina è testimoniata ancora oggi dai cosiddetti “Bagli”, dall’arabo “Bahah”, cortile. Si tratta di tipiche costruzioni rurali che svolgevano funzioni di controllo dei lavori dei campi all’interno dei grandi feudi. Fra questi, il Baglio Battiata, il Baglio Santa Croce, il Baglio Marini e il Baglio Nobili. Dirigendosi verso il litorale, una torre di avvistamento, oggi adibita a piccolo museo del mare, segnala la secentesca Tonnara di Bonagia.

alessia

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