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Borghi

Nel lucchese tra pievi romaniche e paesaggi alpestri

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alessia

Ad ovest di Lucca si apre il paesaggio montuoso della Garfagnana, tra i picchi delle Alpi Apuane e l’Appennino toscano, dove pievi isolate e piccoli borghi medievali sembrano trovare la propria cornice ideale.

Seguendo il percorso del fiume Serchio, a circa 15 km a nord di Lucca, dopo Vinchiana, si raggiunge la Pieve di Brancoli, chiesa romanica dedicata a San Giorgio risalente ai sec. XI-XII, con campanile merlato a monofore e bifore e un interno a tre navate. All’interno, una fonte battesimale ottagonale con acquasantiera dell’XI sec. e un crocifisso del XII sec. L’edificio costituisce un esempio del nuovo linguaggio architettonico maturato fra l’XI e il XII sec., che ha originato l’architettura romanico religiosa della campagna lucchese. In zona si può inoltre risalire la valletta del torrente Vinchiana e godere della panoramica vista che spazia sulla valle del Serchio fino a Lucca.

Si prosegue verso nord, sempre lungo il tortuoso percorso del fiume, per far tappa a Diecimo, frazione del comune di Borgo a Mozzano. Lo si individua già a distanza per l’alto campanile (36 metri di altezza) della chiesa romanica di Santa Maria Assunta, ornato da bifore, trifore e quadrifore.

L’antica pieve romanica, a tre navate, fu fondata nel VI secolo, e portata all’aspetto attuale verso la fine del XII secolo. Ha sempre ricoperto un ruolo primario, in quanto da essa dipendevano tutte le chiese della valle. L’architrave del portale della facciata è attribuito al Biduino, uno dei maggiori scultori toscani della fine del 1100. Interessanti l’abside, arricchita da strutture medievali che fanno da mensole agli archetti pensili, un bassorilievo medievale raffigurante un cavaliere con lancia e scudo, una fonte battesimale e un sarcofago romano.

Un silenzioso e vecchio borgo, costruito con la pietra grigia, sorge più a nord, a 4 km di distanza. E’ Borgo a Mozzano, contraddistinto da piccole piazzette medievali e stretti e sinuosi vicoli che risalgono l’altura. Ma ciò che colpisce di più è il profilo, unico nel suo genere, del Ponte del Diavolo, uno dei più suggestivi monumenti della Lucchesia, che una leggenda vuole costruito da Satana in una sola notte. Si tratta di un’opera di ingegneria medievale, come rivela il caratteristico aspetto a “schiena d’asino”. A renderlo insolito però sono le quattro arcate asimmetriche, tra le quali si impone quella centrale, particolarmente alta e ampia. Fatto costruire per volere della contessa Matilde di Canossa nel XII secolo, costituiva l’unica via di collegamento tra le due sponde del fiume, permettendo così di raggiungere le terme di Bagno a Corsena (l’odierna Bagni di Lucca). Oggi esclusivamente pedonale, è attraversato soltanto da visitatori. Il ponte è noto anche come Ponte della Maddalena, perché nel 1500 ai suoi piedi, sulla sponda sinistra, venne costruito un oratorio dedicato a questa santa.

Attualmente il dipinto che la ritrae, e che in quell’oratorio era custodito, si trova nella Chiesa parrocchiale di San Iacopo. Quest’ultima è caratterizzata da una singolare facciata interrotta nella sua simmetria dalla torre campanaria. L’interno, seicentesco a tre navate, presenta colonne doriche in pietra e ospita anche una statua lignea di San Bernardino. Tra gli edifici, da notare una delle ultime botteghe a T, in via Umberto I al numero 57, che si può far risalire al 1500-1600.

Passando sulla sponda destra del fiume Serchio e continuando a salire, si fa tappa nel centro di Barga. A dare il benvenuto in questa caratteristica borgata è un enorme cedro del Libano, piantato nel 1823. Percorse le tipiche vie lastricate e i ripidi vialetti detti “carraie”, si raggiunge l’Arringo, il panoramico piazzale erboso che domina la cittadina. Qui sorge il romanico Duomo, costruito in blocchi di pietra ricavata dalle cave di Barga. Nella facciata, semplice e nuda, si apre la Porta Maggiore, sovrastata da un arco. L”interno, a tre navate, è ricco di opere d’arte. Tra queste, si evidenziano una preziosa acquasantiera del XII secolo, un crocifisso su tavola di scuola giottesca e il pulpito in marmo, del XII sec., sorretto da quattro colonne di marmo rosso, due delle quali poggiano su due leoni, simbolo della forza della fede.

Soltanto 5 km separano Barga da Castelvecchio Pascoli, con la tomba del poeta e la casa dove visse dal 1895 al 1912, anno della sua morte. Qui sono stati composti, tra gli altri, i Canti di Castelvecchio (1903) e Myricae (1891). La casa, trasformata in museo, conserva ancora gli arredi, gli oggetti e le sue opere.

Inerpicandosi attraverso il suggestivo paesaggio alpestre dell’alta Valle del Serchio, si giunge a Castelnuovo di Garfagnana, nel cuore verde della Garfagnana, racchiusa tra le Alpi Apuane e l’Appennino. Visto dall’alto, il centro mostra i ponti, i vicoli e le antiche case. Su tutto, spicca l’antica Rocca Ariostesca con annessa Torre quadrata, del 1100, dove il poeta Ludovico Ariosto dimorò in qualità di commissario durante la dominazione estense, tra il 1522 e il 1525. Conserva ancora le prigioni, le sale delle adunanze e l’ufficio del commissario Ludovico Ariosto. A poca distanza dalla Rocca, il Duomo consacrato ai Santi Pietro e Paolo, al cui interno è custodito un Crocifisso risalente al XVI secolo.

Si sale infine verso San Pellegrino in Alpe, ad un’altitudine di 1.525. metri, uno dei luoghi più suggestivi e simbolici dell’Appennino tosco-emiliano. Il paese conserva il fascino di un antico e isolato paese alpestre raccolto attorno alla sua chiesa del XII secolo, meta di pellegrini devoti al Santo. La chiesa custodisce un tempietto marmoreo, opera dello scultore lucchese Matteo Civitali, realizzato verso la fine del XV secolo. Da visitare, il Museo Etnografico che, con oltre 4.000 oggetti esposti, documenta la civiltà rurale della Valle del Serchio e dell’Appennino tosco-emiliano.

alessia

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