Chi viene da Riomaggiore e percorre la cosiddetta “Via dell’Amore” , un sentiero quasi tutto nella roccia a picco sul mare, in poco più di un quarto d’ora, giunge a Manarola. Vi si può arrivare tramite la ferrovia, la seconda stazione da La Spezia, oppure dalla strada Litoranea (17 km da La Spezia). Chi viene dalla parte di Monterosso, oltre che per ferrovia, vi può giungere percorrendo la “Via dei Santuari”, più lunga e accidentata ma molto panoramica, e scendere da Volastra verso il raccordo della Litoranea.
Appartenente al comune di Riomaggiore, Manarola si presenta come un gruppo di case ben piantato sulle rocce in faccia al mare; poi, su, su, a monte della ferrovia, altre case lungo il torrente, ora ricoperto. Dopo un’ampia curva, un altro gruppo più folto, e si arriva come per incanto sulla piazzetta della chiesa, compresa fra il tozzo campanile che s’affaccia sulla parte sottostante del paese, l’oratorio della confraternita della S.. Annunciata e la severa ma graziosa facciata della chiesa parrocchiale. Da ogni parte si alza lo sguardo, eccetto che verso il mare, sovrastano i ripidi vigneti ancora intensamente coltivati.
Il nome “Manarola” deriverebbe forse da “mainaoa” cioè marinarola, piccola marina. Altri lo vorrebbero far risaliere a “Manium àrula” cioè piccola ara dei Mani, le divinità romane delle anime dei defunti. Una terza ipotesi è questa: poiché esiste il nome Riomaggiore e accanto a questo la valletta di Rio finale, cioè confinante, il nome Manarola deriverebbe da “magno rio“, grande rio: ed effettivamente è il torrente più lungo e ricco d’acqua della zona.
Il primo nucleo abitato fu a Volastra, dove passava una via militare e c’era il cambio dei cavalli. Alcuni mostrano sotto due archi di pietra, ora inglobati nel muro e situati nella parte bassa del paese, il luogo di questa “muta”.
Gli insediamenti presso il mare furono dettati in un primo tempo da motivi strategici. Ancora oggi è visibile il torrione sullo scoglio e ora trasformato in abitazione. Il primo nucleo sorse intorno all’attuale via Baluardo fino all’Arpaio, sullo sperone roccioso e con le abitazioni verso il versante sinistro del torrente, nascoste cioè alla vista di chi veniva dal mare per protezione contro le scorribande piratesche. La via panoramica, l’attuale via A. Rolando, che dall’inizio della piazza della chiesa sale per un tratto e poi si dirige verso il mare, era chiamata, e lo è ancora, “serravallo” cioè chiudi il vallo e terminava nella piazzuola Castello. Vicino la marina, dalla parte sinistra del torrente, vi è la porta “baluardo” e altra porta strettissima e col foro per gettare acqua o olio bollente sugli assalitori era più in alto agli inizi del bastione. Da Serravallo al Salto del diavolo che guarda il mare aperto verso sud c’erano a piano terra delle case dei cisternoni di pietra che servivano per la riserva d’acqua in caso di assedio.
Altre costruzioni furono fatte più in alto, presso l’attuale piazza Duomo. Una delle prime fu certamente l’attuale campanile, staccato e di fronte alla chiesa: guarda verso il mare e fu torre di avvistamento e di difesa. Fu poi accresciuto in altezza e munito della cuspide.
COSA VEDERE
Il percorso può partire dalla parrocchiale di San Lorenzo, edificata nel 1338 dai maestri Antelami nel tipico stile gotico- ligure. Spiccano il portale ogivale, la lunetta con il martirio di San Lorenzo e il rosone traforato a dodici colonnine, opera di Pietro e Matteo da Campiglia. L’interno, a tre navate, è barocco e ricco di interessanti polittici. Il candido campanile trecentesco è staccato dalla chiesa: posto di fronte alla facciata, verso il mare, in passato fu una torre di vedetta contro gli attacchi dei pirati.
Nella stessa piazza Innocenzo IV si trovano anche il quattrocentesco oratorio dei Disciplinati della Santissima Annunciata o degli Azzurri, dal tipico colore delle loro cappe processionali e, all’angolo, l’antico ospedale di San Rocco, conosciuto anche come lazzaretto.
In un’abitazione privata nell’omonima piazza restano tracce del castello medievale. Come in ogni luogo romantico che si rispetti, è interessante il cimitero: adagiato sullo sperone roccioso di punta Bonfiglio, porta impressi su una parete versi di Vincenzo Cardarelli.
Nel centro storico, in un palazzo d’epoca, si trova il Museo dello Sciacchetrà, interamente dedicato a questo vino amabile, celebre già nell’antichità. Vietato non provarlo!
NEI DINTORNI
Da Manarola si può salire a Groppo (2 km a nord), dove ha sede la Cooperativa agricola delle Cinque Terre. Proseguendo si arriva a Volastra (3 km a nord-ovest) antico borgo a 340 metri sul mare. Disposto ad anfiteatro sopra un panoramico poggio, con i tipici archi voltati e i portali rustici in pietra, deve il suo nome alla principale coltivazione della zona: Vicus Oleaster, “il paese degli ulivi”.
Poco più in alto la sobria bellezza del santuario di N.S. della Salute, edificio romanico in pietra forse del X secolo, è evidenziata da una bifora del Quattrocento e da un rilievo zoomorfo in facciata.
Attorno a punta Bonfiglio corre un bel sentiero scavato nella roccia che collega la Marina con lo scalo di Palaedo.
EVENTI E MANIFESTAZIONI
E’ un bel colpo d’occhio quello offerto dall’impressionante presepe luminoso che ogni anno, da più di trent’anni, viene allestito sotto Natale sui monti alle spalle di Manarola, con ogni probabilità il più grande al mondo nel suo genere: le colline dove cresce l’uva sciacchetrà si rivestono di statue luminose alte da 1 a 3 metri, realizzate da Mario Andreoli, il ferroviere in pensione ideatore del presepe.
Ogni anno a Giugno si tiene la Festa dei Pittori, dove gli artisti dipingono per le strade del borgo di Manarola, mentre nei mesi di Luglio e Agosto segue il Festival Annuale Organistico; ad Agosto è altresì degna di nota la processione in onore del Santo Patrono dove una suggestiva processione di barche adorna il mare davanti a Manarola assieme a centinaia di lumini accesi nella notte per concludersi con la benedizione del mare. Sempre in agosto ha luogo la festa di Nostra Signora della Salute al santuario di Volastra.