Piobbico è un paesello tra gli Appennini delle Marche, nell’entroterra di Pesaro Urbino, al confine con l’Umbria. Il centro abitato sorge in una ridente valle stratta tra due montagne (Monte Nerone e il Montiego), alla confluenza dei fiumi Biscubio e Candigliano.
Il territorio è particolarmente interessante per le sue peculiarità naturalistiche che, insieme a quelle storiche e artistiche, rendono il paesaggio talmente ricco di elementi, variegato e attraente da conquistare anche il più distratto degli osservatori.
Vi si alternano profonde valli verdeggianti dove scorrono limpidi torrenti, ampi pianori in prossimità delle vette, boschi estesi ed incontaminati, forre profonde e maestose modulate dall’eterno scorrere delle acque, ruderi di antichi castelli, torri e fortilizi che narrano la piccola e grande storia di queste contrade.
Castello Brancaleoni sorge su una dolce collina che domina il piccolo borgo medievale di Piobbico. Questa fortezza venne progressivamente realizzata a partire dal Duecento dalla famiglia Brancaleoni, che qui si insediò dopo aver abbandonato il primitivo castello sul Monte Nerone. Il castrum originario col tempo venne ampliato e trasformato in dimora gentilizia dai conti Guido e Roberto, ma soprattutto nel Cinquecento furono avviati importanti lavori che lo portarono alla forma forma elegante di un palazzo rinascimentale.
Le 135 stanze sono ricche di stucchi dorati, affreschi aventi per tema episodi mitologici e l’esaltazione dei Brancaleoni, scritte in latino, greco e volgare, date e nomi che hanno permesso di ricostruire la storia di questo maestoso palazzo.
All’interno si trova l’esposizione delle ceramiche ritrovate nel castello, reperti archeologici, una raccolta di numismatica e la sezione ornitologica con esemplari della fauna tipica del Monte Nerone. La parte più antica vanta una ricca collezione geopaleontologica di oltre 10.000 fossili provenienti dai giacimenti del massiccio del Monte Nerone.
Il castello è aperto al pubblico, ed è possibile visitarlo gratuitamente nelle aree esterne e con visite guidate su prenotazione nei locali interno. In estate inoltre sono previste delle aperture straordinarie in notturna.
Il Castello dei Pecorari domina il lato sinistro del corso superiore del Candigliano, sulle pendici sud-ovest del M. della Croce. Così chiamato dal nome di un’antica famiglia del posto, i Pecorari, la sua esistenza è attestata nelle fonti a partire dal 1216, periodo in cui faceva parte del dominio dei Brancaleoni. Sappiamo però la sua esistenza è antecedente la data fornita da questa fonte visto che la torre di guardia risale all’XI sec.
Nel 1446 passò in mano ai loro rivali Ubaldini, per volontà di Federico di Montefeltro, signore di Urbino, e restò di loro proprietà fino all’Ottocento, anno in cui il castello venne venduto. Verso il 1930 venne in parte smantellato per la realizzazione di una casa colonica a poca distanza.
I ruderi del castello spiccano su una cima coperta di boschi, ben visibile a chi percorre la strada lungo la valle del Candigliano. Per arrivarvi bisogna seguire la la strada che collega Piobbico a Urbania. Dopo 2 km si raggiunge località Piano, svoltare a destra sulla strada in salita. Continuare per 1 km su strada prima asfaltata, poi bianca, mantenendo sempre la sinistra. Giunti a un bivio svoltare a destra, parcheggiare l’auto e continuare a piedi seguendo la strada sterrata, salire per circa 0,3 km sino ai ruderi del castello.
Resta ancora intatta la struttura del poderoso mastio. E’ possibile riconoscere la porta d’ingresso con corpo di guardia, la torre cilindrica ed una a cinque piani aderente al palazzo della residenza. Nei piani più bassi le stalle, le cantine ed i magazzini. Più isolata la chiesa di S. Maria Maddalena, anticamente collegata al corpo principale attraverso un percorso sotterraneo.
Piccola curiosità: il castello risulta attualmente in vendita e la concessione edilizia è stata concessa per un albergo di lusso e centro benessere. Qui troverete la brochure con ulteriori cenni storici.
Sempre su una cima del monte Nerone, sorgono i ruderi, detti Muracci, del Castello di Mondelacasa (o Monte della Casa), la prima dimora dei Brancaleoni. Verso la metà del Trecento venne abbandonato a causa dell’asperità del luogo, che lo rendeva difficilmente raggiungibile in inverno. Fu allora che i Brancaleoni si trasferirono nel castrum di Piobbico, dove già sorgeva un insediamento abitativo, e dove si svilupperà e prenderà forma nel tempo il Castello-Palazzo Brancaleoni.
Il sentiero per arrivarvi si estende per circa 3 km è facilmente percorribile ed individuabile, essendo necessario semplicemente imboccare la strada che parte dall’abitato di Piobbico, nei pressi del parco pubblico, e seguirla per alcuni chilometri nella sua lenta e costante risalita.
Immersi nel verde incontaminato, a ridosso del torrente (ancor oggi detto Fosso dell’Eremo), sono ancora visibili i ruderi dell’Eremo di Morimondo, fondato probabilmente già nell’anno Mille da benedettini che si rifacevano alla regola di San Pier Damiani. Fra Trecento e Quattrocento si ha un periodo di grande fioritura per quest’eremo, anche grazie all’influenza della potente famiglia dei Brancaleoni, che sceglierà proprio l’attiguo cimitero ormai scomparso come luogo di sepoltura.
Venne abbandonato probabilmente a causa del devastante terremoto del 1781, che fece grandi danni in tutta la zona e da lì iniziò il suo lungo declino che portò alla sconsacrazione all’inizio dell’Ottocento.
A parte l’arcata che spicca in questa rigogliosa vegetazione, pochi sono i resti di quest’eremo, che probabilmente era un edificio a pianta rettangolare di non ampie dimensioni e probabilmente composto da due piani, di cui l’inferiore con volte a botte.
Nei dintorni ci sono grotte forse usate dai monaci eremiti.
Quest’ambiente suggestivo ha contribuito alla nascita di numerose leggende popolari, la più famosa delle quali è quella della giovane e bella Taddea, che si suicidò, gettandosi nel burrone, per amore del conte Muzio Brancaleoni di Piobbico. Da allora le sue sembianze sarebbero rimaste impresse nella rupe che strapiomba nell’eremo mentre il suo fantasma sarebbe costretto a vagare per l’eternità in questi luoghi.
Molte sono le escursioni praticabili in zona, tra cui la risalita del fosso dell’eremo attraverso il sentiero n.8 del CAI.
Non fa parte del territorio di Piobbico, ma sulla strada che porta ad Acqualagna si incontra il Castello di Naro, ubicato su un’aspra altura che domina la vallata del fiume Candigliano a 417 m. s. l. m. La prima edificazione risale addirittura al VI secolo, quando faceva parte dei possedimenti della famiglia guelfa dei Siccardi, che scelsero questa zona impervia ma strategica dal punto di vista militare e collegata ad importanti vie di comunicazione.
Durante il periodo medievale la proprietà passò di mano diverse volte, transitando sotto la dominazione delle famiglie Mastini, Berardi e Moscardi, giungendo ai giorni odierni in stato di totale abbandono.
Fortunatamente, dopo secoli di abbandono, il castello è stato portato all’antico splendore da un imprenditore privato che nel 2007 ne ha finanziato un lungo restauro durato cinque anni, trasformandolo in un lussuoso complesso da destinare a matrimoni, cerimonie, meeting ed eventi privati. Per questo motivo è chiuso al pubblico ma l’accesso attualmente è consentito una volta al mese.
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