E’ uno degli itinerari più classici per chi vuole visitare i dintorni di Roma.
La denominazione di “Castelli“, per questi paesi sparsi sui colli, deriva dal fatto che nel Medioevo, in ognuna delle località appartenenti alle grandi famiglie feudali dell’epoca, sovente ostili fra loro, furono innalzate rocche per difendere l’abitato dalle incursioni degli avversari.
L’itinerario ha interesse non solo turistico, ma anche gastronomico: qui si possono gustare le famose “fettuccine” e “polli alla diavola” e gli squisiti vini locali. E’ una gita relativamente breve, che consente soste sulle rive dei due laghi vulcanici di Nemi e Albano e sulla vetta di Monte Cavo, a quasi mille metri d’altezza.
Usciamo da Roma seguendo la via Appia Nuova, che per molti km è sempre fiancheggiata da un interminabile susseguirsi di nuclei abitati, che vanno rapidamente saldandosi tra loro ed allargano sempre più la cinta periferica cittadina. Per un lungo tratto non si riesce ad avere la sensazione della campagna, soffocata ormai dalla monotonia delle moderne costruzioni, che solo fugacemente le alte arcate dell’acquedotto Claudio riescono ad interrompere.
Un’oasi di verde è offerta dai campi di golf dell’Acqua Santa e a malapena si intravede qualche imponente resto dei monumentali edifici della via Appia Antica che corre quasi parallela. Superiamo l’ippodromo delle Capannelle, l’Aeroporto di Ciampino, l’abitato di Frattocchie, da dove inizia, tra vigneti ed orti, la salita che porta ad Albano. Percorsa la galleria, eccoci sulle rive del lago. Lo si può costeggiare interamente, parte in macchina e parte a piedi, inoltrandosi nei sentieri che tagliano la fitta vegetazione. Sulle sue rive si trovano stabilimenti balneari e trattorie.
Da qui si può salire al borgo di Castel Gandolfo (426 metri). Sorto dove era Albalonga, prende nome dalla famiglia genovese che vi stabilì il suo dominio nel Medioevo, e deve la sua fama, oltre che alla sua ridente posizione, al fatto di essere la residenza estiva dei pontefici i quali soggiornano nel palazzo papale (voluto da Urbano VIII) il cui ingresso è sulla piazza principale del paese. Annesse al Palazzo Papale e anch’esse di proprietà della Santa Sede, sono la Villa Cybo e la Villa Barberini, nel cui giardino sono visibili notevoli resti della sontuosa villa dell’imperatore Domiziano. Da qui, scendendo per una viuzza, ci si affaccia sul lago sottostante con un magnifico belvedere. Sulla piazza, la chiesa di S. Tommaso di Villanova del Bernini, che disegnò anche la bella fontana.
Lasciamo Castello, come lo chiamano brevemente i romani, e percorrendo i due km. della galleria di sotto, così detta per la volta che formano i rami dei lecci secolari ai lati della strada che costeggia la villa papale, siamo ad Albano, che deve il suo nome all’antica Albalonga. E’ uno dei castelli più frequentati per la sua bellissima posizione e per la rinomanza del suo vino. Visitiamo la villa Comunale con il suo bel panorama, la chiesa di San Pietro con il pittoresco campanile romanico, i resti dell’anfiteatro di Settimio Severo, la così detta Tomba degli Orazi e Curiazi e l’antichissima chiesa di S. Maria della Rotonda. Famose le pesche (un cesto ne viene offerto ogni anno al pontefice). Caratteristico è il fritto di latterini del lago così come, tra i dolci, il pan giallo e il pan pepato.
Sempre lungo la via Appia a poco più di 1 km ecco Ariccia. E’ una città di origine latina. Celebre per il monumentale viadotto detto il “ponte di Ariccia” che ne costituisce l’ingresso, è abbellita dall’armonioso Palazzo Chigi, a suo tempo rimodernato dal Bernini, a cui si devono anche la chiese e le due fontane della piazza.
A pochissima distanza eccoci a Genzano, situato sulle alture del cratere vulcanico che ha dato origine al lago di Meni, al quale si può scendere percorrendo una panoramica strada di circa 2 km. Dalla piazza, dove si trova la caratteristica fontana sormontata dalla colonna che ricorda la dominazione dei Colonna, si gode un bel panorama. Dei Cesarini, che furono anch’essi signori del luogo, rimane il Palazzo Sforza Cesarini, trasformazione dell’antico castello. Tradizionale di Genzano, è l’Infiorata, che si svolge per il Corpus Domini, allorché la via che sale alla chiesa di S. Maria della Cima viene coperta da un tappeto di fiori sul quale passa la processione.
Usciamo da Genzano seguendo l’Appia, che abbandoneremo poco dopo per dirigerci sulla destra. A Lanuvio nacquero illustri personaggi, quali Antonino Pio e Marcantonio Colonna. Basterebbe ciò a dar fama ad un paese, ma vi possiamo ammirare il Borgo Medievale con la torre del Castello trecentesco, la Collegiata romanica, il Palazzo Colonna e ila bizzarra fontana degli scogli costruita da Carlo Fontana nel 1675.
Per recarsi a Velletri possiamo seguire due strade: discesi al bivio si imbocca a destra la via panoramica; prendendo a sinistra si ritorna sull’Appia, che proseguendo ci conduce direttamente a Velletri. La città sorge su uno sperone del Monte Artemisio, al centro di una zona che produce molte qualità di vini pregiati. Della origine Volsca, non rimangono vestigia. Il suo più bel monumento è la romanico-ogivale Torre del Trivio, alta 50 metri. Notevoli sono anche la Cattedrale, con i suoi tesori, ed il restaurato palazzo del Municipio, di Giovanni della Porta, su disegno del Vignola. Merita attenzione la cappella dedicata a Santa Maria delle Grazie, nella Cattedrale, oggetto di grande vocazione da parte dei velletrini.
Usciamo da Velletri percorrendo l’Appia, che lasceremo subito dopo per deviare a destra sulla bellissima e panoramica Via dei Laghi, che sale con ampie curve fra boschi e vigneti sino al Valico di Monte Spino. Con un alternarsi di salite e discese fra i boschi, giungiamo ai pratoni di Nemi, l’altopiano dove crescono le fragole, e quindi prendiamo a sinistra la via Nemorense che, con un tratto di galleria, ci fa scendere a Nemi, città di antichissime memorie. Sorge a picco sul lago, le cui acque riflettono il verde cupo della vegetazione circostante, ed al quale si può scendere con una carrozzabile. Sulla riva si trova il Museo che ospita i resti delle navi di Caligola recuperate mediante un’imponente opera di parziale prosciugamento del lago. I romani lo chiamarono “Specchio di Diana“, poiché sulle sue rive sorgeva un tempio dedicato alla dea, di cui sono ancora visibili i resti.
Ammiriamo inoltre il poderoso Palazzo Ruspoli. Nemi è famosa per le sue fragole di cui si celebra la sagra nel mese di maggio. Risaliamo la via dei Laghi e poco oltre pieghiamo a destra per salire a Rocca di Papa. Si stende sul fianco di Monte Cavo, è salubre stazione climatica ed ha una caratteristica parte alta, detta Quartiere dei Bavaresi. Il venerato Santuario della Madonna del Tufo ricorda una suggestiva leggenda: proprio in quel punto un masso di tufo si sarebbe prodigiosamente arrestato per l’invocazione alla Madonna di un passante, che stava per esserne travolto.
Una piacevole passeggiata porta ai Campi di Annibale, a 760 metri di altitudine. A 949 metri si raggiunge la cima di Monte Cavo, da dove si ha la magnifica visione della pianura sino al mare e dei laghi di Nemi, di Albano, dei Monti della Tolfa, del Terminillo, dei Monti Simbruini e Lepini. Qui si ergeva il tempio a Giove Laziale; nel 1783 vi fu costruito un convento di passionisti trasformato successivamente in osservatorio e quindi in albergo.
Ritornando sulla Via dei Laghi, scendiamo sino al bivio e, prendendo a destra, giungiamo a Marino. Il paese sorge su uno sperone di peperino ed è famoso per la ottobrina Sagra dell’Uva, in occasione della quale dalle fontane della piazza zampilla il rinomato vino locale. Vediamo i tre medievali torrioni cilindrici, la chiesa di S. Barnaba (XVII sec.), la fontana dei 4 Mori, che ricorda la vittoria di Lepanto, il Palazzo Colonna e la chiesetta gotica di S. Lucia.
Da Marino ritorniamo a Roma per una strada in discesa fra i vigneti che si immette poi sull’Appia.