A sud di Siracusa, sulla statale 115, si trova Avola, famosa sia per il vino “nero” che per le gustose mandorle con cui si preparano biscotti, marzapane e un prelibato latte di mandorla. In origine, la città era situata sul Monte Aquilone, a pochi km dall’attuale abitato. Distrutta dal terremoto del 1693. fu ricostruita a pianta esagonale in prossimità della costa. All’epoca risale la Chiesa Madre di San Nicolò, caratterizzata dalla facciata a torre.
Prima di raggiungere la città di Noto, vale però la pena fare una sosta alla riserva naturale della Cava Grande presso il fiume Cassibile, raggiungibile scendendo un ripido sentiero dal Belvedere di Avola antica. Addentrandosi lungo le sponde del fiume si raggiunge infatti uno spettacolare canyon. Qui la lenta e continua erosione esercitata dall’acqua nel tenero calcare ha aperto una fenditura larga circa 10 km, che raggiunge in alcuni punti la profondità di 250 metri. Tutt’attorno, un’ampia valle incuneata tra superfici rocciose che convergono ripide verso il fondo.
In questo paesaggio molto vario, ricco di laghetti e cascate, sopravvivono rare specie di vegetali, come il platano orientale e l’orchidea, mentre nel fitto sottobosco proliferano le essenze di salvia, origano, timo e rosmarino. Le cavità che punteggiano le pareti sono le tracce del passato: nel corso dei millenni, la cava ha offerto rifugio a varie civiltà, che in questa fortezza naturale hanno lasciato una vasta necropoli.
A circa 7 km da Avola sorge Noto, la città barocca. Distrutta dal catastrofico sisma del 1693, la città, florida in età greca e romana, risorse più vicina al mare, dotandosi di un aspetto tipicamente settecentesco.
Elevata su una scenografica scalinata a tre ripiani, si innalza la chiesa di San Nicolò, cattedrale di Noto, ultimata nel 1776. L’edificio presenta una facciata barocca fiancheggiata da torri campanarie. Di fronte, il palazzo Ducezio del 1746, oggi sede del municipio, appare stretto in un porticato continuo a colonne. Da visitare, inoltre, la chiesa di S. Francesco all’Immacolata, anch’essa introdotta da una scalinata, la chiesa di S. Carlo Borromeo, dove è conservato un organo artigianale del ‘700, e la chiesa di S. Domenico, dalla dinamica facciata convessa.
Piacevole è inoltre la visita alla periferia: fra gli stretti vicoli delle case ad un solo piano si respira l’anima più autentica e popolare della città.
Seguendo la statale 115, l’itinerario si dirige verso Rosolini, centro agricolo circondato da una campagna ricca di agrumi, mandorli, olivi e carrubi. La settecentesca cittadina è nota soprattutto per il ritrovamento di un grande cimitero con catacombe presso la Contrada Stafenna. Anche Ispica, il paese che segue lungo la statale 115, è un’interessante stazione preistorica. Entrambi i centri, insieme a Modica, segnano infatti i vertici dell’area archeologica denominata Cava Ispica.
La macchia mediterranea della zona cela tombe preistoriche, chiese rupestri e villaggi, che si sono rivelati utili per lo studio dell’evoluzione dei primi insediamenti umani.
Particolarmente suggestivo, il “Parco Archeologico della Forza“, un’area rocciosa che cinge come una fortificazione tutta la Cava e che fu il nucleo urbano della città di Ispica. Al suo interno sono infatti presenti tutti i segni di quella quotidianità che lascia pensare a un insediamento organizzato. Sono, per esempio, ancora conservati un tunnel con più di duecento gradini che servivano per l’approvvigionamento idrico in caso di assedio, la “Spezieria”, forse una farmacia, il “Convento” e il “Castello”, due insediamenti rupestri a più piani con scale, camminamenti e corridoi, e infine tanti luoghi sacri. Tra questi, la chiesa dell’Annunziata, la chiesa di Santa Maria della Cava, dove è visitabile l’affresco di una Madonna con bambino, e una catacomba paleocristiana che contiene oltre duecento tombe distribuite su tre corridoi.
Seguendo la statale 155, si sale verso Modica. Il centro è noto per il suo tessuto edilizio settecentesco e per il ponte, tra i più alti d’Europa, che congiunge la vecchia e la nuova città. Ma anche perché ha dato i natali a Salvatore Quasimodo, scrittore ermetico e premio Nobel per la letteratura nel 1959. Tappa obbligata, dunque, per chi compie un giro turistico della città, è la casa natale dello scrittore, in Via Posterla, in cima a una rampa di scale. Al suo interno, è stato allestito uno spazio multimediale, la “Stanza della Poesia”, dedicato alla poesia e alla vita di Quasimodo: filmati, documentari d’epoca, diapositive, navigazione in rete e una mostra fotografica trascineranno i visitatori nel mondo del premio Nobel della letteratura.
Merita una visita anche il Museo Ibleo delle arti e tradizioni popolari. Nell’accurata ricostruzione degli ambienti, rivivono mestieri cari alla cultura contadina e popolare.