Umbria, regione situata nel cuore dell’Italia, ricca di storia e tradizioni. I suoi borghi sono tra le mete più gettonate dagli amanti del turismo fuori dal caos delle grandi città. Tranquillità, paesaggi idilliaci ed una gastronomia eccellente, fanno dei borghi umbri uno dei gioielli della penisola. Non a caso molti di questi figurano nel circuito dei Borghi più belli d’Italia. Todi e Gubbio non fanno eccezione. Ma scopriamoli insieme in un itinerario ricco di spunti culturali, spirituali e naturalistici.
L’ITINERARIO
- Giorno 1
- Giorno 2
- Giorno 3
TODI
Al confine tra territori umbri ed etruschi, subì le influenze di entrambe queste popolazioni e numerose sono le vestigia di tali presenze. Passò sotto il dominio romano nel 340 a.C. e partecipò con i propri contingenti di uomini alle guerre puniche, tanto da meritare la denominazione di “Marzia”. Durante l’epoca romana la città si sviluppò enormemente sino ad arricchirsi di numerosi edifici civili e religiosi e sino a battere autonomamente la propria moneta. Caduto l’Impero, Todi subì solo lievemente i saccheggi e le distruzioni dei barbari. All’inizio del Duecento ebbe il suo periodo migliore in quanto riuscì a sottomettere i centri vicini compresi Terni ed Amelia. Nella seconda metà del secolo successivo la città passò ai Malatesta, poi al Re di Napoli, quindi subì le conquiste di Braccio Fortebraccio e di Francesco Sforza per cadere poi sotto lo Stato della Chiesa. Tra i suoi figli più insigni ricordiamo Iacopone da Todi (1230-1306), uno dei maggiori poeti del tempo.
Sulla parte più alta della città si apre la Piazza del Popolo, tra le più interessanti sotto il profilo architettonico. E’ a forma quadrata ed anticamente era il luogo del Foro Romano (tracce sono ancora esistenti sotto la pavimentazione). Su di essa si affacciano il Palazzo dei Priori, quello del Popolo, quello del Capitano e il Duomo.
Il Palazzo dei Priori è subito riconoscibile per la torre a base trapezoidale con tre finestroni. Venne costruito a cominciare dalla fine del Duecento, terminato nel 1337 e modificato in seguito. E’ stato la residenza dei Priori, del Podestà e dei vari governatori. All’interno vi sono numerose sale affrescate
Alla sinistra del Palazzo dei Priori si trova il Palazzo del Popolo, in stile gotico, edificato nel XIII sec. La facciata che guarda la piazza è impreziosita da trifore e quadrifore di elegante fattezza. Culmina anch’esso con una merlatura. E’ collegato, tramite un’ampia scalinata, al Palazzo del Capitano in stile gotico-italiano, innalzato alla fine del Duecento. Anch’esso ha un portico al pian terreno e la faccata abbellita da trifore e stemmi. Vi si può ammirare la Sala del Capitano del Popolo con residui di affreschi. Il Palazzo del Popolo ospita invece la Pinacoteca, che conserva tele, sculture, tavole, bronzi, affreschi, arredi sacri e armi e il Museo Etrusco-Romano che contiene statuette, monete, iscrizioni, lapidi, ceramiche, suppellettili, lucerne ed altro rinvenuto nei dintorni di Todi.
In fondo alla Piazza, al culmine di una larga scalinata si erge il Duomo, edificato a più riprese dal XII al XIV secolo. La facciata è del Duecento con rimaneggiamenti postumi nel portale e nel rosone. E’ ripartita in tre parti: quella inferiore con tre portali, quella mediana composta dalla sola fascia di pietra e da uno stemma, quella superiore è riservata al bellissimo rosone con colonnine a doppio giro e decorazioni. La torre campanaria è del Duecento. L’interno è a tre navate in cui si alternano pilastri e colonnine con capitelli di incomparabile bellezza. Di particolare interesse è anche l’abside in stile gotico ed il coro cinquecentesco. Il tempio custodisce numerose opere d’arte: innanzitutto il Giudizio universale, un grande affresco del Faenzone della fine del XVI sec., un Crocifisso di Scuola umbra (XIII sec.), la Trinità dello Spagna, una pala d’altare di Giannicola di Paolo, il fonte battesimale del Quattrocento, alcune statue opere di autori della scuola di Giovanni Pisano e tombe di numerosi vescovi tuderti. Nel piano inferiori si trova una cripta assai suggestiva. Anche l’esterno si presenta interessanti con i fianchi contrassegnati da bifore e monofore.
Dalla Piazza del Popolo, percorrendo Via Mazzini, si giunge alla Chiesa di San Fortunato che sorge in cima ad una modesta elevazione. Vi si accede tramite alcune scalinate. Il tempio è stato costruito dalla fine del Duecento in poi. La facciata si presenta incompleta. La parte inferiore è divisa in cinque scomparti e vi si stagliano tre portali: quello centrale è maestoso e presenta numerose colonnine tortili. Il campanile è della metà del ‘400 e si eleva per ben settanta metri. L’interno è solenne, uno dei pochi esempi di gotico in Umbria: le tre navate sono divise da pilastri che forniscono notevole slancio all’insieme. Nella Cripta, ricavata alla fine del ‘500, trovano riposo le spoglie di Iacopone da Todi, il poeta francescano. Il tempio conserva grandi opere d’arte, soprattutto nelle cappelle laterali: nella quarta di destra è la Madonna con Bambino e due Angeli di Masolino da Panicale; nella sesta di destra frammenti di affreschi della scuola giottesca. Ai piedi dell’abside si apre il prezioso coro ligneo di Antonio Maggei da Gubbio.
Dalla Chiesa di San Fortunato si raggiunge in pochi minuti la Rocca, edificata nel 1373 e distrutta nel 1503. Dell’antica fortezza rimane solo il cilindrico Mastio. Nei pressi del monumento si gode un magnifico panorama sulla Valle del Tevere.
Ora si può tornare indietro sino a Porta Marzia, costruita con pietre romane. Nelle vicinanze è la Piazza del Mercato Vecchio con i caratteristici nicchioni, resti di un edificio romano, forse un tempio. Nei pressi c’è la Chiesa di San Carlo del ‘200, forse la prima cattedrale di Todi, con un suggestivo campanile a vela. Poco avanti troviamo la Fonte Scarnabecco con portico sorretto da sette colonne. Da Porta Marzia, seguendo Via Matteotti, si arriva nei pressi di Porta Romana, nei cui dintorni ci sono la Chiesa di San Filippo con un bell’affresco raffigurante la Madonna delle Grazie e la Chiesa di San Nicolò, trecentesca, in stile gotico.
Lungo la Statale 79 bis, alle porte della città, si eleva il Tempio di Santa Maria della Consolazione. La chiesa, in puro stile rinascimentale, è state edificata a partire dal 1508. Appare quasi certo che il disegno sia da accreditare al Bramante. Il tempio, a croce greca, consta di un corpo centrale sul quale si aprono quattro absidi di cui tre poligonali ed una semicircolare sulle quali si trovano due ordini di pilastri e fini capitelli. Anche l’interno appare imponente ed elegante. Dentro le nicchie trovano sistemazione le statue dei dodici apostoli mentre la Madonna della Consolazione si trova, quale affresco, sull’altare maggiore.
COLLEVALENZA
A 9 km da Todi si trova Collevalenza, rinomata sorattutto per ospitare il famoso Santuario dell’Amore misericordioso creato da Madre Speranza. L’opera è stata realizzata da Giulio Lafuente, architetto spagnolo.
Il luogo rappresenta uno dei più importanti centri della fede nella regione. Per questo è meta di un gran numero di pellegrini. Nel 1981 è stato visitato da Papa Giovanni Paolo II.
MASSA MARTANA
Il paese è al centro di un territorio ricco di monumenti. In centro è la Chiesa di San Felice mentre nei dintorni si trovano le chiese di Santa Maria in Pantano, Santa Maria della Pace, di Sant’Illuminata, le Abbazie di San Faustino e dei Santi Fidenzo e Terenzio con cripta, torre ed alcune tombe romane nelle vicinanze.
A qualche centinaio di metri dalla stazione ferroviaria c’è Ponte Fonnaia, un vecchio ponte romano del I sec. facente parte dell’antica Via Flaminia.
GUBBIO
Tra le città umbre cariche di passato forse quella di Gubbio riserva suggestioni maggiori. Il centro storico, non alterato da secoli, è avvolto in un’atmosfera quasi lontana, dove il medioevo appare palpabile quasi nella sua interezza. E’ proprio questa una delle ragioni di un notevole afflusso turistico che non ha incontrato periodi di crisi. Ma Gubbio non è solo medioevo. Essa conserva anche resti del periodo romano e interessanti reperti precedenti quali, ad esempio, le importantissime “Tavole Eugubine”, di età umbra, sette lastre in bronzo che richiamano l’ordinamento della città nei tre secoli prima di Cristo. La Iguvio romana gode di una propria autonomia e vi fioriscono numerose attività: si arricchisce di monumenti e la popolazione aumenta, soprattutto in età imperiale. Quando Roma capitola le vicende italiane si uniformano nella tragica sorte di chi si vede costretto a dover arginare i danni delle invasioni barbariche. Sino al Mille la città viene più volte recuperata dai bizantini e dalla Chiesa. Nell’XI secolo si respira aria nuova e le istituzioni comunale interessano anche Gubbio che comincia ad allargare il suo territorio e ad entrare in rivalità con Perugia. Nel 1163 ai Consoli eugubini viene riconosciuta una certa autonomia dall’imperatore Federico I di Svevia; nel frattempo l’espansione del Comune non si arresta e altri centri cadono sotto la sua giurisdizione. Sorge intanto il Comune del Popolo, accanto a quello del Podestà, per dare alla classe degli artigiani e degli operai più giusti riconoscimenti. I contrasti tra guelfi e ghibellini sono anche qui latenti e la città finisce per incorrere in un’altalena di poteri. Sopo questa alternanza di vicende, durante le quali si intervallano numerosi personaggi, giunge il dominio dei Duchi di Urbino che viene esercitato per più di due secoli sino all’avvento del potere della Chiesa.
Oggi la città ha poco più di 30.000 abitanti, ma nel periodo storico di maggiore splendore ne contava molti di più. Accanto al turismo, molto sviluppato è il settore artigianale e quello dell’arte della ceramica che ha qui antiche e ricche tradizioni. Come tradizionale è la famosa Corsa dei Ceri che si tiene ogni anno, il 15 maggio, per celebrare il patrono Sant’Ubaldo. La manifestazione ha origini molto antiche; qualcuno pensa persino che derivi da alcune feste pagane in onore della dea Cerere. Altri la collegano ad episodi meno remoti, riallacciabili all’XI secolo o proprio attinenti alla figura di Sant’Ubaldo. I Ceri sono tre alti steli lignei composti da due prismi sulla cui sommità sono le statue riproducenti S. Ubaldo, S. Giorgio e Sant’Antonio Abate. Essi vengono sostenuti a spalla tramite un’intelaiatura dai ceraioli e fatti correre su un itinerario cittadino sino a giungere, sempre di corsa, alla chiesa di Sant’Ubaldo, posta su un colle che guarda la città a 827 metri di altezza. Tutto questo in sintesi, perché a vederla e viverla la Corsa dei Ceri è spettacolo vivace e suggestivo, soprattutto partecipato da parte di una popolazione che si riversa sulle strade e si infiamma la passaggio di queste macchine lanciate in uno sfrenato rincorrersi. Al termine i Ceri verranno custoditi nella chiesa del Patrono sino all’anno successivo.
Altra tradizionale manifestazione è il Palio della Balestra, la cui origine risale al XII secolo. Si tiene nella Piazza Grande ed è unita ad un’esibizione di sbandieratori e ad un corteo storico in costume Viene effettuata nell’ultima domenica di maggio.
Per la visita della città seguiremo un itinerario che partendo dalla Piazza dei 40 Martiri si snoda per i principale monumenti del centro storico ed un altro che tiene conto dei luoghi interessanti fuori le mura.
Sulla Piazza dei 40 Martiri sorgono la Chiesa ed il Convento di San Francesco. La chiesa risale alla seconda metà del Duecento e fu opera di fra’ Bevignate di Perugia. Ad una facciata piuttosto spoglia si antepone il fianco con un bel portale, il rosone ed alcune monofore. Notevoli le tre absidi ed il campanile a pianta poligonale. L’interno è a tre navate sorrette da pilastri ottagonali e c onserva numerose opere d’arte tra cui affreschi di Ottaviano Nelli con riquadri raffiguranti la Vita della Madonna (dei primi del ‘400); annesso alla chiesa vi è il chiostro.
Sulla stessa Piazza dei 40 Martiri, dedicata all’eccidio di quaranta cittadini eugubini vittime della repressione nazista, si apre la Loggia dei Tiratori, con un lungo portico che sorregge la tettoia. Essa fa corpo con la chiesa delle Confraternita dei Bianchi.
Si percorre ora Via Cavour, a metà della quale si incontra Palazzo Beni, del XV secolo, che ospitò alcuni papi. Si giunge così alla Chiesa di San Domenico, trecentesca. Via Gabrielli conduce al Palazzo del Capitano del Popolo (sec. XIII) da cui si scorge anche una delle porte della città, quella Metauro.
Si torna in Piazza Giordano Bruno e si attraversa il ponte. Inizia Via dei Consoli che si apre presto a Piazza del Bargello dov’è l’omonimo palazzo, innalzato nel ‘300 e la fontana detta “dei pazzi”. Ruotando tre volte attorno ad essa e bagnandosi si può aspirare al titolo di “pazzo onorario di Gubbio”.
Via dei Consoli è la più importante del centro storico: vi si affacciano numerosi palazzi, alcuni dei quali hanno la caratteristica “porta del morto” dalla quale un tempo si diceva si facessero uscire i defunti.
Si arriva così alla Piazza Grande, che è il centro della vita cittadina; su di essa si fronteggiano il Palazzo dei Consoli e quello Pretorio. Il Palazzo dei Consoli, gioiello della città, venne innalzato nella prima metà del ‘300 dal Gattapone e da Angelo da Orvieto. E’ senz’altro una delle costruzioni meglio congegnate d’Italia, un edificio che per forma e struttura prelude vagamente al Rinascimento. Sulla sezione inferiore si aprono due bifore ed alcune finestrelle; quella superiore è contrassegnata da sei finestre ad arco tondo che anticipano l’elegante merlatura. In esso vi trovano degna sistemazione la Pinacoteca e il Museo Archeologico. Appena si entra si apre un ampio salone, un tempo luogo di adunanze. Sono conservati alcuni reperti romanici e bizantini. In fondo a sinistra si accede al Museo che custodisce le famose Tavole Eugubine ed altri importanti reperti. Al piano superiore è invece la Pinacoteca, suddivisa in cinque sale. Di fronte al Palazzo dei Consoli c’è quello dei Priori, ora sede del Comune.
Dalla Piazza Grande ci si indirizza nella parte alta della città sino a raggiungere un’altra mirabile costruzione: il Palazzo Ducale che, sorto sulle strutture di un edificio longobardo, venne portato a compimento alla fine del ‘400 da parte dei Signori di Montefeltro che governavano la città. Dal giardino interno si gode uno splendido panorama sulle case sottostanti.
Si arriva al Duomo (XIII sec.) con facciata abbastanza semplice, sulla quale si apre il portale d’ingresso al culmine di una scala, e il finestrone circolare contornato dai simboli degli Evangelisti e dell’Agnello mistico. La sola navata interna è resa suggestiva dai grandi archi di sostegno. Molte le opere d’arte, alcune delle quali conservate nell’annesso Museo Diocesano.
Si inizia così la discesa attraverso Via Ducale e Via XX Settembre sino a Monastero di S. Marziale in stile romanico (XIV sec.). Breve sortita fuori le mura e si è alla Chiesa di S. Agostino del XIII sec., con facciata rifatta nel ‘700.
Si rientra attraverso Porta Romana, si risale Via Nelli sino alla Chiesa di S. Maria Nuova e si torna indietro per Via Armanni sino alla Chiesa di S. Pietro con annesso convento. Numerose tracce fanno risalire la primitiva costruzione intorno al Mille, ma numerosi rifacimenti l’hanno completamente trasformata. L’interno, ad una sola nave, ristrutturato nel Cinquecento, conserva pregevoli dipinti.
Si percorrono ora le Vie Mazzini, Cairoli e Gioia sino alla Chiesa di San Giovanni (XIII sec.) in stile romanico con interessanti campanile. Siamo così tornati nelle adiacenze di Piazza dei 40 Martiri, punto di raccordo dell’itinerario entro le mura.
Al di fuori del centro storico meritano di essere visitate la Chiesetta della Vittorina nelle cui adiacenze era il bosco, ove la tradizione vuole che S. Francesco incontrasse il Lupo; la Chiesa della Madonna del Prato, in stile barocco; il Mausoleo dei 40 Martiri di Gubbio; il Mausoleo Romano; il Teatro Romano, ben conservato, risalente al I sec., ora sede di frequenti rappresentazioni liriche e teatrali; la Chiesa di S. Secondo di antica origine con bella abside in stile gotico.
In ultimo merita una visita la Basilica di S. Ubaldo sul Monte Ingino. Ha origini antiche ma venne restaurata nel XVI sec. Si presenta con un’interessante portale del ‘500 ed un sobrio chiostro che dà l’accesso alla chiesa che si compone di cinque navate. Sopra l’altare maggiore è l’urna che ricovera le spoglie del Santo Patrono della città. All’interno si trovano i Ceri. Sul Monte Ingino si può salire anche con una funivia la cui stazione di partenza è nei pressi di Porta Romana.