Soprannominata dalla stampa come la “Capalbio” o il “Chianti” del nord, questa terra in cui l’Emilia si appoggia al Po e ammicca alla Lombardia, ha molte similitudini con la sua vicina: panorami variegati, silenzio, buona cucina e tanta discrezione, la rendono una delle mete predilette da un numero crescente di personalità del mondo economico, culturale e dell’informazione.
Se Piacenza è dietro l’angolo, a venti km, Milano non è lontana e per i pendolari del weekend lo stress della settimana lavorativa si diluisce via via lungo i settanta km della storica Statale 412 “della val Tidone”, ora strada Provinciale.
Affiancata in questo tratto all’Oltrepò pavese, la provincia di Piacenza si apre con Castel San Giovanni e Borgonovo, un frammento di piana agricola ordinata che accompagna ai rilievi di Ziano e Vicobarone, dove il sole delizia i filari di Barbera e Bonarda, padri del vanto enologico locale, il rosso Gutturnio, accompagnati da Malvasia e Ortrugo.
Poco oltre, la strada lambisce il torrente Tidone, affluente del grande fiume, piega e raggiunge Pianello Val Tidone, porta dell’alta valle. Qui si può ancora incontrare la quintessenza del paesaggio italiano affinato nei secoli dall’uomo, fatto di colline vitate che guardano a sud, rilievi spruzzati di campi e di boschi rivolti a nord, borghi rurali ancora non assediati da schiere di villette, crinali punteggiati da castelli e rocche.
Non c’è il pathos toscano o umbro, i contrasti sfumano con garbo e amabilità, da una parte verso le impennate dell’Appennino, dall’altra verso la grande pianura.
Pianello conta duemila anime e vanta una bella piazza capace di contenerle tutte, con l’aggiunta dei villeggianti delle seconde case e dei turisti. Qui, attorno alla rocca dal Verme, antico presidio feudale che oggi ospita il municipio, si concentrano molte delle iniziative che animano l’estate in valle: mercatini, feste e sagre all’insegna della tipicità, con i salumi piacentini dop e i vini doc protagonisti assoluti.
Per ripercorrere il filo della ricca storia locale, dall’età del Bronzo al dominio pontificio, dalla signoria viscontea al ducato di Parma e Piacenza, occorre percorrere la breve strada panoramica che sale alla rocca d’Olgisio, straordinario complesso fortificato posto a dominio dei torrenti Tidone e Chiarone.
La leggenda vuole che qui, nel VI secolo, siano nate le sante Liberata e Faustina, fuggite da un padre che contrastava la loro vocazione; la storia invece racconta di assedi e conquiste a partire dall’XI secolo, giustificati dalla posizione davvero strategica del presidio che, da soli 570 metri d’altezza, sorveglia le valli circostanti e guarda all’intera Pianura Padana. Il punto di vista delle antiche sentinelle è a disposizione di tutti grazie agli attuali proprietari, che aprono alle visite la rocca recuperata e restaurata in trent’anni di impegno assiduo. Occorre avere fortuna, ma dalla terrazza panoramica le giornate più terse regalano un’immensa cartolina con il profilo di Pavia, Milano, delle Prealpi bresciane e bergamasche, della cerchia alpina fino al Monte Rosa.
Verso est la rocca strapiomba sulla piccola val Chiarone, gentile intarsio bucolico tra le colline da cui partono alcuni dei sentieri più interessanti segnalati dal Cai per conoscere da vicino la natura della zona.
Oltre il crinale, si intuisce invece la piega più poderosa della valle disegnata dal torrente Luretta, gemella della val Tidone, alla quale si unisce poco prima dell’approccio al Po.
Il borgo di riferimento qui è Agazzano, simile per dimensioni a Pianello ma con la rocca, non in piazza ma accanto. Il possente castello quadrangolare ha l’aspetto conferitogli nel rinascimento dalla famiglia Scotti, che ancora lo possiede, ed è affiancato da un sontuoso palazzo residenziale eretto alla fine del Settecento sulle antiche dipendenze del complesso fortificato. Anche in questo caso, le visite guidate permettono di conoscere la realtà del ricco sistema feudale che ha governato per secoli queste terre.
I colli nei dintorni sono il regno dei cercatori di funghi e degli escursionisti. Da Monteventano, un sentiero sale al monte Bogo, si affaccia sulla val Trebbia e scollina al passo di Caldarola, collegandosi con il tracciato che sale dalla rocca d’Olgisio.
Altri boschi punteggiano la piana tra i due torrenti, alternati ai campi ordinati e ai green del Golf club La Bastardina, nove buche collinari con scorci scenografici che si sviluppa accanto al quattrocentesco castello della famiglia Trissino.
Ancora torri: poco distante, quelle quadrangolari del grande castello di Boffalora che spiccano su una delle prime colline della val Luretta, rivaleggiando con il campanile dell’antica pieve di Verdeto. La chiesa e la manciata di case che la circondano offrono un altro panorama da non perdere.