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Borghi

Vernazza, il borgo proteso nel blu

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alessia

E’ forse il più caratteristico dei borghi delle Cinque Terre.

Nel mare sembra affondare le sue radici, dal mare il suo respiro, verso il mare il suo destino. La chiesa lambita dall’acqua, l’insenatura protetta dal molo, le case accalcate sulle rocce e lungo la sinuosità del canale, la vecchia torre che domina, il castello sul promontorio che si protende in direzione di punta Mesco: il tutto visto nel rosso cupo di un tramonto invernale, tra un’agave e il balzo di un vigneto, richiamano tempi lontani, il primo medioevo, la fede negli avi, le scorribande saracene, la vita avventurosa dei naviganti, la tenace laboriosità dei contadini.

I segni del passato sono tuttora vivi: alcuni fortilizi, ruderi di castelli, mura di cinta. Il paese si adagia sulle sponde di un torrente, il Vernazzola, che scende pigro e talvolta impetuoso dall’ombrosa vallata di pini, lecci e castagni, per inserirsi a zig-zag ai piedi delle terrazze coltivate a vite e finire poi in mare, passando sotto una coltre di cemento e lastroni che è la strada principale.

Vernazza può essere diviso in tre settori: lato castello a mare; lato castello a monte; “isolotto”. Quest’ultimo è un copro unico, format o da un insieme di abitazioni più recenti di quelle delle altre zone. Le case invece delle zone più antiche sono state “appiccicate” dagli abitanti l’una all’altra e costituiscono quasi un unico raggruppamento: solo ogni tanto qualche “carrugio” sembra sorto per dar loro un po’ di respiro. I “carrugi” e le ripide scalinate di arenaria formano un simpatico e difficile labirinto. Ogni stradina, ogni scaletta o contrada hanno sempre, oltre al nome ufficiale, un buffo ma significativo nome locale, quasi sempre il solo conosciuto dagli abitanti.

In queste zone quasi nulla è stato cambiato. Queste case, divise solo tra loro dal diverso colore, con le persiane in legno tipo genovese, agggrappate sulla roccia e tra loro, sembrano allungare il collo finestra su finestra, come gli spettatori “popolari” che nulla vogliono perdere della rappresentazione.

CENNI STORICI

Di origine preromana, su sotto i discendenti di Romolo piccolo approdo e importante centro di produzione della Vernaccia, come testimoniato anche da Plinio il Giovane.

Intorno all’anno Mille la sua popolazione si ingrossò grazie alla migrazione degli abitanti della vicina Reggio; governata dagli Obertenghi, che costruirono il castello, si dedicò al commercio e alla pirateria, fino all’ingresso nell’orbita della Repubblica genovese. Durante la secolare lotta contro Pisa, i marinai di Vernazza si distinsero a tal punto da ottenere per la loro città un posto nel Parlamento della Repubblica e l’insediamento di un arsenale.

Con il declino di Genova cominciarono i secoli bui dell’isolamento fino all’Ottocento quando, con la ferrovia, arrivarono nuove possibilità di sviluppo e il turismo.

COSA VEDERE

Il primo monumento è certamente il borgo stesso, con le alte e strette case-torri dai colori pastello addossate le une alle altre e collegate da arcate, vicoli e ripide scalinate chiamate arpaie.

La piazza principale, aperta sul piccolo porto, è un po’ il centro, il “salotto” di Vernazza. Chiusa dalle antiche case, si prolunga da una parte a formare il sagrato della chiesa, ha davanti un bel tratto di arena che le fa da “tappeto” e poi il mare e sullo sfondo il promontorio del Mesco, che sembra messo lì a riparare Monterosso dai venti di Libeccio. Sul lato opposto un caratteristico porticato col pavimento in lastroni di sasso ed il soffitto in legno, sotto la casa di fronte al mare, ripara nelle giornate piovose gli uomini che vi si radunano in attesa del buon tempo. Questa piazza, muta nelle ore in cui i bambini sono tra i banchi di scuola e le donne sono affaccendate nei lavori di casa o dei campi diventa d’un tratto festosa nel tardo pomeriggio, quando il vociare dei ragazzi si intreccia con quello dei pescatori che rientrano o con quello dei turisti, che nelle serate estive si godono la brezza di ponente, seduti lungo gli scogli o fuori dei tipici ristoranti, intenti a gustare le prelibate cenette a base di pesce fresco e innaffiate dal generoso vino del luogo.

Su questa piazza si trova la chiesa parrocchiale, dedicata a S. Margherita di Antiochia che, poggiando sullo scoglio con imponenti fondamenta, pare emergere direttamente dalle acque. Costruita nel 1318 in stile gotico ligure su un precedente edificio romanico dell’XI secolo, impreziosita da bifore e monofore sul fianco sud, venne poi ampliata tra XVI e XVII secolo e poi ancora nel 1750 con la costruzione della possente arcata sulla riva. Sopra l’edificio svetta dall’alto dei suoi 40 metri l’elegante campanile.

Aggrappato come un falco sullo sperone roccioso, il castello Doria veglia l’abitato. Edificato dagli Obertenghi intorno al Mille e ampliato dai genovesi, era composto da due torri di difesa munite di feritoie e collegate tra loro da camminamenti, formanti un blocco simmetrico. Sopra un grande terrazzo fu costruita in un secondo tempo una torre di vedetta a forma cilindrica. Nel 1896 la torre fu tagliata diametralmente da un fulmine, che uccise una persona e ne scaraventò un’altra nel campo sottostante (un quadro votivo al Santuario di Reggio ricorda l’episodio). In parte demolita dai tedeschi, fu ricostruita del tutto dopo la guerra.

Dell’originario complesso difensivo rimangono anche il massiccio Belloforte a protezione dell’imboccatura del porto, il Torrione quadrangolare, oggi all’interno del convento di San Francesco, dei Padri Riformati, e un’altra torre circolare sul sentiero per Corniglia.

Tra le case costruite a ridosso del castello si notano ancora, nei vuoti d’aria interni, dei grossi muri; le fondamenta sono costruite con la stessa tecnica e le stesse pietre del castello. Sotto queste case vi sono grandi cisterne che servivano da serbatoi d’acqua nei momenti di assedio; vi sono dei camminamenti che terminavano nei fortilizi soprastanti.

NEI DINTORNI

Come gli altri quattro borghi delle Cinque Terre, anche Vernazza è protetta dall’alto da un santuario mariano, anche questo meta di pellegrinaggi.

Quello di N.S. di Reggio, posto a 317 metri d’altezza e raggiungibile attraverso un sentiero, oltre che per la Via dei Santuari, ha origini molto antiche: su una lapide murata in chiesa è inciso l’anno 1293, ma in questa zona doveva esistere un insediamento precedente l’anno Mille, quando gli abitanti di Reggio scesero al mare per dare vita alla Vernazza moderna. All’interno è conservata l’immagine miracolosa della Madonna di Reggio: secondo la tradizione fu dipinta dall’evangelista San Luca e condotta qui dai crociati. Sotto la chiesa vi è una cripta sulla quale, verso il Mille, venne eretta la chiesa nello stile basilicale e trasformata poi, nel secolo XIV, a croce latina. E’ probabile che la cripta servisse da rifugio e da luogo di preghiera per sfuggire alle scorribande dei barbari, che venivano da settentrione. Alcune tombe antiche, di cui rimangono notevoli vestigia, sono state scoperte in questo secolo.

Un po’ più in alto, su una radura del monte di Santa Croce, una chiesetta in pietra del XVI secolo è meta di assidui pellegrinaggi.

Con la barca si arriva invece alla cascatella di Acquapendente, tra Vernazza e Monterosso, dove ci si può tuffare in mare dagli scogli insieme all’acqua della cascata.

EVENTI E MANIFESTAZIONI

A Vernazza la manifestazione più importante è la Festa Patronale di Santa Maria di Antiochia prevista il 20 luglio, processione, banchetti nella via principale e alla sera fuochi d’artificio.

La prima domenica di agosto a Vernazza la Festa di Nostra Signora di Reggio.

Il 25 dicembre durante il Natale Subacqueo i sub riportano la statua del Bambin Gesù in superficie sino alla Chiesa parrocchiale dove si svolge la Santa Messa di Natale.

alessia

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