Perugia è un ottimo punto di partenza per visitare i castelli, le pievi e le abbazie disseminate in un’area ristretta nell’Alta Valle del Tevere ma ricca di profonde trasformazioni sociali e di un’intensa vita religiosa e artistica.
L’arte e la storia sono ancora immerse in un paesaggio vario e ben conservato, tenuto vivo con cura e passione anche grazie alla nascita di nuovi progetti regionali atti a valorizzarne l’immenso patrimonio architettonico, naturalistico e gastronomico.
Disseminati nel tratto di terra che unisce Perugia a Città di Castello e che corre lungo l’antica strada commerciale che collega l’Umbria con le Marche e la Romagna, autentici splendori si offrono agli occhi del viaggiatore.
A cominciare dal Castello dell’Oscano, antico scrigno immerso nei grandi silenzi umbri a 7 minuti da Perugia, sulla SP 170. Il viale lungo e sinuoso che conduce al castello attraverso colline ricoperte da fitti boschi; la maestosità dell’edificio; la solenne eleganza dei mobili; l’atmosfera raccolta e regale dell’ottimo ristorante; la biblioteca interna con testi antichi e l’imponente scalinata illuminata da finestre ad arco restituiscono al visitatore il fascino di un vero fortilizio, segnato dalle vicissitudini che si consumarono in questo lembo da Umbria settentrionale.
Sul finire del Trecento, le milizie della Compagnia Bianca dello Stato Pontificio, provenienti dalla Toscana, devastarono il territorio perugino, compresa Cenerente, località che trae il proprio nome dalla cenere delle eruzioni vulcaniche del vicino Monte Tezio e che custodisce il castello, oggi incluso nelle sedici residenze d’epoca dell’Umbria. A salvarlo da rovina certa fu un austriaco che lo scoprì alla fine del Settecento e lo fece ricostruire con parte del patrimonio accumulato nel Nuovo Mondo, trasformandolo in una splendida residenza privata. E tale è rimasto fino al 1990, anno in cui venne adibito a magnifico albergo immerso in un grande parco abitato da cedri del Libano, sequoie e faggi rossi secolari.
Il fortilizio è circondato da una vivace azienda agricola che produce vino, ottimi formaggi, olio d’oliva e miele, con una farm house (La Macina dell’Oscano) e una country house adiacenti al castello (Villa Ada).
Ma “la prima cura del visitatore“, annotava nel 1872 Henry James nei suoi taccuini di viaggio, “sarà quella di non avere fretta, di camminare dappertutto senza meta e osservare quel che i suoi occhi incontreranno” per scoprire, ad esempio, che solo cinque minuti di macchina separano il Castello dell’Oscano dal più notevole esempio umbro di residenza suburbana cinquecentesca con impianto originario. Villa del Colle del Cardinale si erge sulla cima dell’altura che domina la piana del torrente Caina, Colle Umberto, e che divide Perugia, Corciano e Umbertide. Proseguendo lungo la SP 170 si incontra un’imponente cancellata stretta tra due leoni di marmo; è l’inizio dell’immensa proprietà, solcata dal viale in salita che conduce alla residenza che fu della famiglia Della Corgna. L’ingresso introduce a questo vero e proprio “luogo di delizie” con un ricco ciclo pittorico firmato e datato dal manierista Salvio Savini nel 1581.
Malgrado la vastità della superficie trattata, dà inizialmente la sensazione di una compresenza discreta, da scoprire adagio, nelle grafie sottili di fantasmagoriche allusioni simboliche. Da non perdere il seminterrato, con gli spazi per le cucine, le dispense, le lavanderie e una particolare “salle à manger” decorata a trompe-l’oeil da Carlo Labruzzi.
I colori del paesaggio, giallo-girasole d’estate, verde-tabacco e rosso-papavero in primavera, invitano all’aperto e alla scoperta di nuovi tesori.
Il percorso continua verso il complesso di Antognolla, magnifico fortilizio trecentesco incastonato tra rocce e boschi sulle pendici a nord del Monte Tezio, lungo la strada Perugia-Pierantonio. Recenti scoperte nella cripta di Sant’Ercolano hanno portato alla luce resti di affreschi di epoca precedente al X secolo. La posizione arroccata del castello, a nido d’aquila, evidenzia ed esaspera la funzione difensiva che ebbe nel passato. Successivamente la contea passò, grazie all’assenso di papa Urbano VIII, al nobile Cornelio Oddi e, fino al 1921, al marchese Giovanni Battista Guglielmi, che curò importanti interventi di restauro al castello e alle corti annesse.
Oggi Antognolla è in fase di cambiamento. Oltre al valore storico e architettonico del fortilizio, lo splendido panorama che si gode da quassù e il campo da golf a 18 buche che la circonda la rendono la cornice ideale per un complesso alberghiero di lusso, con piscina, maneggio, beauty farm e unità abitative residenziali.
Preferito da Papa Leone XIII è il vicino complesso delle Torri di Bagnara a Pieve di San Quirico: abbazia dell’XI secolo trasformata in un piccolo relais di lusso con sette camere, ristorante e chiesa per concerti e cerimonie e una torre del XII secolo che oggi ospita quattro appartamenti.
L’abbazia, vincolata dalla Soprintendenza alle Belle Arti dell’Umbria, è interamente realizzata in pietra e si trova all’interno di una tenuta di 600 ettari, di proprietà della famiglia nobile Tremi-Giunta sin dal 1901. In questo antichissimo sito splendidamente ristrutturato è possibile arrivare con l’elicottero, imparare i segreti della cucina umbra, scoprire l’arte della decorazione delle uova e avventurarsi in bicicletta tra i venti sentieri ciclabili attorno alla tenuta.
Altro indirizzo imperdibile è il ristorante Villa Taticchi (con farm house annessa), tradizionale meta gourmand immersa nella campagna di Ponte Pattoli, a sud delle Torri di Bagnara. Da Pieve San Quirico è necessario proseguire lungo la SS 3 bis e imboccare, dopo circa 3 km, la strada dei Bracceschi che conduce direttamente alla villa di fine Ottocento.
Un ponte alla fine del paese, dove anticamente era posta una torre a salvaguardia di un mulino precede l’ingresso alla residenza: statue liberty in giardino, grande camino all’ingresso e camere con letti in ferro battuto e mobili antichi. Tutti gli ambienti conservano il loro secolare sapore e l’impressione, man mano che si procede alla scoperta delle sale interne, è quella di aprire una scatola piena di ricordi di famiglia. Ma la storia della famiglia Taticchi si festeggia soprattutto a tavola con i piatti dell’antica tradizione regionale: ravioli di carne con pecorino di Fassa e tartufo, imbrecciata di farro e legumi e arrosto di maiale con salsa di mele.
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