Negli ultimi anni si è andata rapidamente affermando in tutto il mondo l’abitudine da parte dei subacquei più motivati di visitare le località prescelte utilizzando spaziose ed affidabili barche da crociera, veri e propri panfili in grado di raggiungere siti particolarmente isolati e altrimenti difficilmente raggiungibili, consentendo inoltre di permanervi in tutta comodità per periodi più o meno lunghi, senza dover effettuare lunghe e faticose navigazioni da e per la terraferma.
Inoltre taluni siti, di particolare interesse ma raggiungibili anche da terra, possono venire esplorati dai subacquei in crociera con tutta calma e in orari particolarmente favorevoli, evitando agevolmente l’affollamento delle “ore di punta” quando la località viene raggiunta dalle day boats provenienti dalla costa.
La soluzione della permanenza a bordo di un motoryacht, tra l’altro più economica di quanto non sia sospettabile, si dimostra particolarmente valida proprio nelle acque del Mar Rosso, le cui coste desertiche e quanto mai inospitali possono in realtà vantare ben poche località turistiche degne di questo nome ed adeguatamente attrezzate per le attività subacquee: a parte infatti frequentatissime cittadine come l’israeliana Eilat, la giordana Aqaba e le egiziane Sharm El Sheikh e Hurgahda, le coste africane e del Sinai si stendono per migliaia di km in assoluta solitudine sotto un sole ferocemente martellante: aspre, disabitate e selvagge.
Navigando a bordo di un elegante motoryacht, piccoli gruppi di subacquei possono invece agevolmente raggiungere le virginali barriere coralline situate a centinaia di km dalla costa, piccoli e perfetti paradisi di intatta bellezza forse appena sfiorati, una o due volte l’anno, da qualche sambuco di pescatori egiziani, sudanesi od eritrei.
Qui, immacolate spiagge di accecante candore, nidificano le grandi tartarughe venute dal mare; qui, su pochi e stentati cespugli o addirittura tra i grandi blocchi di corallo sbiancato e calcinato dal sole, nidificano coppie di maestosi falchi pescatori; qui le formazioni coralline crescono intoccate da sempre, al riparo dall’ingombrante e goffa pinnata del subacqueo dilettante e facilone, e nell’ombra cobalto gettata dai dirupi rocciosi delle poche isolette scivolano squali, mante, barracuda e delfini. Numerose barche, più o meno lussuriose, salpano settimanalmente da Sharm e Hurghada; spesso, formando magari un gruppo autonomo è possibile organizzare anche crociere di due o addirittura tre settimane, magari finalizzate al raggiungimento di particolari e più remote destinazioni.
Le barche sono in gran parte di fabbricazione recente, il più delle volte costruite nei cantieri navali di Alessandria, e spesso vantano finiture di pregio e attrezzature di prim’ordine; i passeggeri vengono sistemati in piccole ma confortevoli cabine doppie o triple e trascorrono il tempo libero tra un’immersione e l’altra o prendendo il sole sugli ampi sundeck oppure leggendo nei saloncini con aria condizionata; molti yatch vantano inoltre appositi spazi per fotografi e videoamatori, permettendo un’agevole manutenzione delle attrezzature e la visione dei filmati appena girati. L’area poppiera è in genere invece delegata all’attività subacquea: qui i subacquei si preparano per le immersioni e qui vengono assicurate e ricaricate le bombole, che in questo modo si trovano ad essere sempre disponibili e pronte all’uso.
Normalmente le immersioni si svolgono direttamente dalla barca, ma particolari condizioni atmosferiche o del fondale possono occasionalmente suggerire l’utilizzo degli Zodiac di appoggio. La crociera sub è alla portata di qualsiasi discreto subacqueo, anche se naturalmente la vita di bordo richiede molta responsabilità, una certa propensione alla vita in comune, un poco di disponibilità di fronte agli imprevisti e, soprattutto, molta buona educazione.
Per quanto sia possibile scegliere la barca e prenotare direttamente dall’Italia, in Mar Rosso più che altrove è forse consigliabile affidarsi ad un’agenzia di fiducia, specializzata in viaggi subacquei: in ragione del gran numero di yatch tra cui scegliere, per l’impossibilità oggettiva di verificare in loco l’affidabilità della barca prescelta e perché mai come preparandosi ad affrontare una crociera sub è importante scegliere in maniera corretta e secondo le proprie esigenze di subacqueo e viaggiatore.
Come già detto più sopra, la grande maggioranza delle crociere ha luogo nelle acque territoriali egiziane, con i porti d’imbarco a Sharm El Sheikh o Hurghada; alcune si svolgono – compatibilmente con le bizze della imprevedibile politica locale – in quelle sudanesi, davvero di straordinaria bellezza, ed altre ancora, riservate forse ai subacquei più evoluti o più viziati (considerando anche il loro costo, tutt’altro che indifferente) in quelle eritree o di Gibuti, all’estremo meridione del Mar Rosso e ormai alle porte dell’Oceano Indiano. In ogni caso le destinazioni a disposizione sono innumerevoli, e tutte davvero strepitosamente belle.
- Beacon Rock e il Dunraven
- Alternatives
- Sha’ab Ali e il Thistlegorm
- Bluff Point
- Sha’ab Abu Nuhas e il Carnatic
- Le isole Brothers
- Dolphin reef
- Sha’ab Mahsur
- Zabargad
- Rocky Island
BEACON ROCK E IL DUNRAVEN
Situato a circa un’ora di navigazione verso occidente da Ras Mohammed, il grande reef affiorante di Beacon Rock può venire raggiunto anche dalle da boat operanti dalla costa, ma è sicuramente preferibile esplorare la barriera ed il relitto del piroscafo Dunraven facendo base su uno yatch da crociera, ormeggiato all’apposito ancoraggio previsto sulla punta del reef.
Il fondale è abbastanza povero di colori, ma sono frequenti incontri squali pinna bianca, tartarughe marine, grandi cernie tropicali, aquile di mare e, nei pressi del relitto o tra le formazioni madreporiche, affascinanti pesci coccodrillo, grandi scorfani tropicali e simpatici polpi.
Il Dunraven era uno steamer inglese a propulsione mista, costruito a Newcastle nel 1870 e qui affondato nel 1876, durante un viaggio di ritorno dalle Indie con un carico di cotone e lana. Nel 1978 il relitto è stato scoperto da subacquei israeliani, ed oggi viene visitato pressoché quotidianamente. A 28 metri di profondità si possono ammirare la poppa con l’enorme timone e l’altrettanto gigantesca elica, mentre ciò che resta dell’alberatura giace sparso tutt’intorno, ormai ricoperto dai coralli. Risalendo verso la prua, a 16 metri di profondità, si nota la grande catena dell’ancora: attenzione, esplorando l’interno della chiglia ormai depredato e dilapidato, a non cozzare contro ciò che rimane delle ordinate e del fasciame e a non intorbidare l’acqua sollevando incautamente lo strato di sedimenti accumulatosi all’interno. E’ un’immersione romantica e suggestiva, soprattutto per chi sente il fascino dei vecchi relitti.
ALTERNATIVES
Con una profondità massima di 18 metri e acque quasi sempre tranquille, il complesso di torrioni corallini denominato Alternatives, situato a circa tre miglia ad ovest di Ras Mohammed, rappresenta il sito ideale per una o più immersioni in completo relax, anche notturne. La torre più ricca di specie e colori è, a detta di molti, la penultima ad oriente, ricoperta di coralli, gorgonie, alcionari e fruste di mare tra i quali nuotano in quantità i variopinti rappresentanti della fauna di barriera. Con un po’ di fortuna è anche possibile avvistare i rari squali chitarra e i grandi trigoni leopardo mentre riposano sui fondali sabbiosi circostanti.
Uno splendido e ricchissimo sito di immersione – soprattutto per chi ama le notturne e la macrofotografia – è rappresentato anche dalla torricella immediatamente adiacente, particolarmente ricca di vita stanziale.
Nei pressi di Alternatives si può anche visitare Stingray Station, un basso fondale sabbioso sul quale, in certi periodi dell’anno, si riuniscono grandi quantità di razze del genere Taeniura e Himantura, evidentemente per ragioni riproduttive.
SHA’AB ALI E IL THISTLEGORM
A poche miglia a nord-est di Shag Rock (“la roccia dei cormorani”), all’estremità meridionale del reef di Sha’ab Ali, nel Golfo di Suez, riposa su un fondale di circa 30 metri il relitto spettacolare e pressoché integro del cargo armato britannico Thistlegorm, affondato dai bombardieri della Luftwaffe tedesca il 6 ottobre del 1941 mentre attendeva di poter raggiungere Alessandria dopo aver circumnavigato l’Africa. Scoperto nel 1956 dal comandante Jacques-Yves Cousteau durante una della prime esplorazioni della Calypso, il Thistlegorm affondò con la poppa squarciata dalle bombe degli Heinkel 111 e dalla deflagrazione di parte degli esplosivi stivati.
Nonostante le forti correnti e l’acqua spesso torbida, nonché le depredazioni operate da troppi subacquei, il relitto del bastimento da 9.000 tonnellate offre ancora oggi uno spettacolo struggente e indimenticabile: la nave giace quasi diritta, ancora in posizione di navigazione, con un carico di quattro vagoni ferroviari incatenati sul ponte – l’intera locomotiva giace sul fondale sabbioso poco distante – ancora perfettamente conservati, due corpi morti cacciamine, un complemento di batterie antiaeree da quattro pollici a poppa, due cingolati Bren Carrier capovolti in mezzo alla devastazione operata dalle esplosioni, e soprattutto un carico pressoché integro e perfettamente osservabile di autocarri Bedford, motociclette BSA e Norton, pneumatici, cingoli di ricambio per mezzi corazzati, divise, ali di ricambio per Hurricane, stivali di gomma Wellington, fucili e una quantità onestamente terrificante di munizionamenti di ogni calibro, dalle cartucce per gli Enfield britannici, ancora avvolte nelle confezioni di carta oleata, a proiettili d’artiglieria di calibro ben più pesante, sparsi tutt’intorno o ancora ordinatamente impilati nelle loro casse.
Per apprezzare il relitto nella sua completezza sono necessarie almeno quattro immersioni, correnti permettendo. Attenzioni comunque a non asportare assolutamente nulla dal relitto: salatissime multe, immediato sequestro e buona educazione a parte, gli esplosivi sono ormai divenuti altamente instabili con l’acqua salata, e il rischio dell’inattesa e disastrosa esplosione di una vecchia pallottola-souvenir è sempre presente.
BLUFF POINT
Le due isole di Gubal Kebira e Gubal Seghira, all’imboccatura dello Stretto di Gubal, sono unite da una sottile lingua di sabbia. A poche centinaia di metri, su Gubal Seghira si erge il capo di Bluff Point, segnalato da un faro automatico.
L’immersione si svolge lungo il lato sud della scogliera, protetto dal vento di maestrale, ad una profondità che non supera i 35 metri, lungo una barriera eccezionalmente ricca di coralli, madrepore ed alcionari. Qui è frequente avvistare squali grigi, aquile di mare e tartarughe verdi. I più fortunati potranno anche incontrare un branco di delfini tursiopi che spesso incrocia questa zona.
Al tramonto conviene invece condurre una gradevole “notturna” al centro della baia, dove, ad una profondità di circa 15 metri, probabilmente una motovedetta egiziana.
L’immersione è particolarmente facile e consigliata soprattutto agli amanti della macrofotografia: in mezzo a ciò che resta del fasciame si possono facilmente avvicinare e ritrarre numerosi pesci scorpione, grossi e variopinti scorfani tropicali, nudibranchi e crinoidi di diverse specie e vistosissimi esemplari di “riccio di fuoco”, dalle perlacee e cangianti vescicole ripiene di liquido ferocemente urticante.
SHA’AB ABU NUHAS E IL CARNATIC
Il relitto del Carnatic – con quello più moderno e meglio conservato Ghiannis D – si trova sui fondali del reef di Sha’ab Abu Nuhas, da sempre pericoloso per la navigazione, a due miglia a nord dell’isola di Shadwan. In realtà i relitti sono come minimo sette, ma quelli normalmente visitati sono soltanto i due sopracitati.
Come già il Dunrave, anche il Carnatic era uno steamer a propulsione mista, varato nel 1862 e partito da Suez come meta Bombay e Calcutta in data 12 settembre 1869 con un carico di vino e London Soda Water. Affondato due giorni dopo in seguito in seguito alla collisione con il reef, giace oggi tra i 16 e i 24 metri, con il ponte rivolto verso il mare aperto.
Particolarmente spettacolari appaiono ancor oggi il grande castello di poppa, il timone e la grande elica, la prua con l’anello e i sostegni per il bompresso: del fasciame rimane invece ben poco, anche se la struttura della chiglia è ancora pressoché integra. Se effettuata con l’acqua limpida, con la luce a favore e in assenza di corrente, l’immersione sul Carnatic può regalare sensazioni ed inquadrature davvero indimenticabili.
Ad una sessantina di metri dal relitto giace anche il moderno Ghiannis D, noto anche come Dana o Markos: un mercantile di 3.500 tonnellate di stazza, del quale rimangono, in perfetto stato, i tronconi di poppa e di prua; la parte centrale, con le stive ed il carico, è invece pressoché irriconoscibile. Meno romantico ma meglio conservato e un pizzico più spettrale del precedente, il relitto del Ghiannis D può venire agevolmente visitato anche all’interno regalando ai più fortunati l’opportunità di incontrare qualche grossa cernia o barracuda, in agguato tra le lamiere contorte e incrostate di madrepore.
LE ISOLE BROTHERS
Localmente note come Al-Akhawein (i due fratelli), le isole Brothers sono situate al lago di Al Quseir, quasi nel mezzo del Mar Rosso. Distano circa cento miglia marittime dal promontorio di Ras Mohammed, sono di origine vulcanica e si trovano al di fuori dei normali itinerari turistici proprio per la loro posizione particolarmente isolata ed esposta al vento di maestrale. La loro posizione è segnalata da un vecchio faro, eretto dagli inglesi intorno al 1880, tuttora in attività: le due isole sono territorio militare.
Big Brother è lunga 400 metri e larga non più di 100; Little Brother è in realtà poco più di uno scoglio affiorante. Ambedue le isole sono circondate da un reef affiorante largo anche cinquanta metri.
Sia l’ancoraggio che le immersioni qui sono problematici, a causa delle forti correnti e del moto ondoso: è molto importante cercare di raggiungere la località soltanto con condizioni di tempo favorevole, generalmente tra giugno e luglio, ed in genere è addirittura sconsigliabile passarvi la notte data l’imprevedibilità delle correnti. Le ricchissime pareti delle Brothers, autentiche guglie policromatiche in mezzo all’oceano, precipitano verticalmente per oltre trecento metri: data la particolare conformazione del luogo sono frequenti incontri assolutamente spettacolari e altrove rarissimi. qui sono stati avvistati e fotografati grandi squali martello, quali oceanici dalle punte bianche, quali balena e tanti altri esemplari di grandissimo interesse.
Le immersioni si svolgono “in parete” e in corrente, in genere lungo il muro di nord-ovest dell’isola maggiore, e lungo la parete est dell’isola minore. Inutile scendere al di sotto dei trentacinque metri di profondità: la trasparenza dell’acqua e le stupefacenti cromie di coralli ed alcionari, qui spesso di dimensioni impressionanti, regaleranno emozioni indimenticabili anche a pochi metri.
Data però la presenza pressoché certa e potenzialmente pericolosa di grandi squali e forti correnti, le immersioni alle isole Brothers sono consigliabili soltanto a subacquei esperti.
DOLPHIN REEF
La barriera è nota anche col nome indigeno di Sataya reef, e rappresenta la parte affiorante più estesa del sistema di Fury Shoal, a poche miglia a sud del capo di Ras Banas. Il sito d’immersione può regalare emozioni ed opportunità rarissime altrove: nella laguna sabbiosa all’interno, infatti, profonda una decina di metri, è abbastanza frequente imbattersi, durante il periodo estivo, in un branco stanziale di un centinaio di delfini tursiopi, alcuni dei quali di grandi dimensioni: avvicinarli da presso non è semplice, ma l’immersione può essere indimenticabile.
Immergendosi invece sulle ripide pareti esterne, è possibile invece imbattersi con una certa frequenza in grandi squali martello, squali dalle punte argentee o squali grigi di barriera, qui piuttosto curiosi se non addirittura sfacciati: negli ultimi tempi i dive master di alcune barche da crociera hanno approfittato della vivacità degli squali di Dolphin reef per organizzare spettacolari shark feeding, inconsueti “circhi” per la giai dei fotografi, durante i quali ai grandi predatori vengono offerti pezzi di pesce.
Nonostante la posizione esposta ed il nome minaccioso (“la secca della furia”), la barriera di Sataya è raramente battuta da forti correnti, e le formazioni madreporiche ne soffrono in conseguenza.
SHA’AB MAHSUR
A poca distanza da Sataya è situata la barriera di Sha’ab Mahsur, caratterizzata dalle barriere precipiti nel blu e dalla presenza di due o tre reef minori e satelliti.
Ricchissimo di coralli, alcionari e gorgonie, verone ideale per godere dell’estemporaneo passaggio della grande fauna pelagica, l’intero reef può venire circumnavigato in un’immersione di meno di un’ora: anche qui, come nella quasi totalità del Mar Rosso, la maggio concentrazione di vita e colori si trova tra la superficie e i trenta metri di profondità: conviene puntare a quote maggiori solo quando si è alla ricerca di quali.
Considerata la posizione molto esposta delle pareti e la presenza nottetempo in queste acque di squali tigre, le “notturne” a Sha’ab Mahsur sarebbero tutto sommato da sconsigliare: meglio dedicare invece una seconda immersione alla macrofotografia, specialità per la quale i soggetti sono qui abbondantissimi ed entusiasmanti.
ZABARGAD
L’Egitto meridionale comprende una collana di autentici gioielli, le cui barriere sono straordinariamente ricche di vita e colore, e sui cui fondali non è infrequente l’osservazione anche di grandi animali ornai divenuti rari più a settentrione.
Il complesso sistema delle aree meridionali egiziane comprende tra gli altri l’esteso labirinto corallino di Fury Shoal, il maestoso promontorio di Ras Banas ed infine, più a sud, Rocky Island e Zabargad. Qui le crociere fanno vela il più delle volte dal piccolo porto di Ras Qulan, raggiungibile dopo circa 400 km di strada costiera da Hurghada.
Le acque di questa zona possono raggiungere temperature molto elevate durante il periodo estivo, con una notevole proliferazione planctonica che può occasionalmente ridurre la visibilità in immersione: converrà tenerne conto quando si programma la crociera, e privilegiare il periodo di aprile-maggio.
Tra tutti i siti di questa zona spicca l’isola di Zabargad, l’antica Topazos di Plinio il Vecchio, situata a circa 40 miglia dalla cittadina costiera di Port Berenice. I giacimenti di olivina (un silicato di ferro e magnesio i cui cristalli sono di un gradevole colore giallo-verde) di Zabargad erano già noti ai Faraoni prima e ai Romani poi: oggi l’attività mineraria è cessata, ma è ancora possibile esplorare ciò che rimane dei cunicoli utilizzati in passato per l’estrazione.
L’isola, arida, aspra e di struggente, romantica spettacolarità, è attualmente disabitata e mantenuta sotto stretto controllo militare data la sua vicinanza con il confine sudanese.
Le immersioni si svolgono generalmente sui fondali antistanti il vecchio molo, sul versante orientale, dove il fondale scende verso i 20 metri di profondità: qui le grandi colonne coralline di Acropora, Favites e Goniopora hanno creato, indisturbate ed intatte, un fantastico labirinto subacqueo, riparato da delicati terrazzamenti corallini spesso uniti gli uni agli altri appena sotto il livello dell’acqua. In questi incantevoli giardini sommersi, attraversati da percorsi naturali e intersecantisi, i subacquei possono aggirarsi in tutta tranquillità, ammirando lo splendore delle scenografie naturali e una moltitudine di cernie tropicali, che in questo ambiente trovano le tane e le penombre ideali.
La stessa località si presta anche a tranquille ed entusiasmanti immersioni notturne, quando la fauna di barriera cambia completamente: è il momento ideale per osservare i crostacei, i molluschi, i crinoidi, i nudibranchi di mille colori, durante le ore di luce altrimenti accuratamente nascosti. Di tutt’altra atmosfera, invece, le puntate verso profondità più elevate o nel blu: qui gli squali sono signori e padroni del fondale, e non è infrequente che qualche squali grigio di barriera, una specie con attitudini spiccatamente territoriali, si scagli senza troppe conseguenze in direzione dei subacquei un po’ troppo intraprendenti.
ROCKY ISLAND
Un altro piccolo ed irresistibile paradiso riservato ai fotografi e ai subacquei più esperti, simile nella conformazione e nell’esposizione a Little Brother: a soli venti minuti di navigazione da Zabargad, in direzione sud-est, si trova il vertiginoso torrione corallino di Rocky Island, minuscola isoletta le cui pareti pressoché verticali precipitano in un’acqua cristallina per oltre 1.000 metri.
Investita da correnti che possono rendere le immersioni piuttosto impegnative – le barche possono ormeggiare solo in rare occasioni, e il mare è spesso mosso – l’isola regala emozioni indimenticabili proprio grazie alla sua posizione esposta ed isolata; le sue pareti sono ornate a enormi ventagli di gorgonie e coloratissime colonie di alcionari di dimensioni inusitate, tra le quali fluttuano ritmicamente nubi composte da milioni di Anthias arancio vivo, mentre dal blu cobalto del mare aperto possono inopinatamente apparire, bellissimi ed inquietanti, grandi esemplari di tonni, squali grigi, squali martello, branchi di aquile di mare, carangidi e barracuda, mante e giganteschi squali balena.
Qui, come in numerose altre località, visibili soltanto in crociera, il Mar Rosso egiziano regala davvero il meglio di sé, raggiungendo livelli cromatici e spettacolari senza pari al mondo. E’ consigliabile concentrare qui almeno tre o quattro immersioni in una singola giornata, considerando la difficoltà con la quale il sito può venire raggiunto.