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I luoghi del sacro

Il Santuario della Madonna Nera sul Sacro Monte di Oropa

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alessia

Il Santuario di Oropa è uno dei santuari mariani più importanti d’Italia ed è inserito nello splendido anfiteatro naturale delle Prealpi biellesi. Uno scenario unico e incontaminato a 1200 m. di altezza, a soli 20 minuti dal centro di Biella.

Il santuario comprende oltre, ad un Sacro monte (il Sacro Monte di Oropa), la chiesa originaria sorta sulla base di un antico sacello ed il santuario attuale vero e proprio dotato di diverse strutture destinate all’ospitalità di fedeli e turisti. Dal santuario è possibile raggiungere il rifugio Savoia (quota 1900 m circa) e da qui, in pochi minuti, il Lago del Mucrone sul monte omonimo. Una cestovia arriva dal rifugio Savoia fino alla cima del monte Camino, a circa 2.400 metri di altitudine.

Secondo la tradizione l’origine del Santuario è da collocarsi nel IV secolo, ad opera di S. Eusebio, primo vescovo di Vercelli. I primi documenti scritti che parlano di Oropa, risalenti all’inizio del XIII secolo, riportano l’esistenza delle primitive Chiese di Santa Maria e di San Bartolomeo, di carattere eremitico, che costituivano un punto di riferimento fondamentale per i viatores (viaggiatori) che transitavano da est verso la Valle d’Aosta.

Lo sviluppo del Santuario subì diverse trasformazioni nel tempo, fino a raggiungere le monumentali dimensioni odierne tramutandosi da luogo di passaggio a luogo di destinazione per i pellegrini animati da un forte spirito devozionale. Il maestoso complesso è frutto dei disegni dei più grandi architetti sabaudi: Arduzzi, Gallo, Beltramo, Juvarra, Guarini, Galletti, Bonora hanno contribuito a progettare e a realizzare l’insieme degli edifici che si svilupparono tra la metà del XVII e del XVIII secolo.

Tutti i maestosi edifici del santuario sono stati edificati nel corso dei secoli partendo dal suo cuore: il Sacello della Basilica Antica. E’ qui che si trova il fulcro della venerazione dei fedeli: la statua della Madonna Nera. Molte credenze popolari sono sortite intorno a questo antico simulacro. Si racconta che la statua, nonostante il tempo, non presenti alcuna traccia di tarlatura e di logoramento; il piede, nonostante l’uso antico di far toccare oggetti ricordo destinati a fedeli e ammalati, non sarebbe consumato; sui volti della Vergine e del Bambino non si fermerebbe mai la polvere.

Ogni 100 anni, a partire dal 1620, si ripete il solenne gesto dell’Incoronazione della Madonna di Oropa. Non tutte le generazioni vivono e partecipano a questo appuntamento che nel 2020 si celebrerà per la quinta volta.

L’effigie della Madonna d’Oropa è talmente rinomata da venir riprodotta con affreschi sulle case e nei piloni votivi, statuette e immagini di ceramica si trovano in tutti i paesi attorno a Oropa per un raggio di cinquanta chilometri. Molte chiese ospitano copie del Simulacro oropense, fra cui celebre è la copia barocca della chiesa di San Giacomo al Piazzo di Biella.

LA CHIESA DELLA MADONNA NERA

Cuore spirituale del Santuario, la Basilica Antica è stata realizzata nel Seicento, in seguito al voto fatto dalla Città di Biella in occasione dell’epidemia di peste del 1599. Nel 1620, con il completamento della Chiesa, si tenne la prima delle solenni incoronazioni che ogni cento anni hanno scandito la storia del Santuario. La facciata, progettata dall’architetto Francesco Conti, semplice nell’eleganza delle venature verdastre della pietra d’Oropa, è nobilitata dal portale, più scuro, che riporta in alto lo stemma sabaudo del duca Carlo Emanuele II, sorretto da due angeli in pietra. Sull’architrave del portale si trova scolpita l’iscrizione “O quam beatus, o Beata, quem viderint oculi tui”, che dai primi decenni del sec. XVII è il saluto augurale che il pellegrino, raggiunta la meta, riceve varcando la soglia della Basilica.

Innalzata sul luogo dove sorgeva l’antica chiesa di Santa Maria, conserva al suo interno, come un prezioso scrigno, il Sacello eusebiano, edificato nel IX secolo. Nella calotta e nelle pareti interne del Sacello sono visibili preziosi affreschi risalenti al Trecento, opera di un ignoto pittore, detto il Maestro di Oropa. Il ciclo di affreschi, incentrato sulla Vergine e su alcuni santi che dovevano essere particolarmente venerati nell’antico romitorio, costituisce una preziosa testimonianza di iconografia sacra. All’interno del Sacello è custodita la statua della Madonna Nera, realizzata in legno di cirmolo dallo scalpello di uno scultore valdostano nel XIII secolo. Il manto blu, l’abito e i capelli color oro fanno da cornice al volto dipinto di nero, il cui sorriso dolce e austero ha accolto i pellegrini nei secoli. La statua lignea, alta mt 1,32, rappresenta la Madonna nel mistero della presentazione del Bambino al Tempio e della sua Purificazione. Infatti il Bambino reca la colomba e la Vergine stende il braccio destro con la palma della mano a racchiudere le monete dell’offerta. (Il prezioso pomo in oro, sormontato dalla croce tempestata di diamanti, che porta ora è un oggetto votivo posteriore).

Secondo la tradizione, la statua venne portata da Sant’Eusebio dalla Palestina nel IV secolo d.C. mentre fuggiva dalla furia della persecuzione ariana; adoperandosi per la diffusione della devozione mariana, Sant’Eusebio avrebbe nascosto la statua tra le rocce dove ora sorge la Cappella del Roc, costruita nella prima metà del Settecento dagli abitanti di Fontainemore, località valdostana ancora oggi fortemente legata al Santuario dall’antica processione che si snoda ogni cinque anni tra i monti che separano le due vallate. Durante i lavori di restauro eseguiti nei primi mesi del 2005, sono emerse sulla volta decorazioni risalenti al XVII secolo, caratterizzati da motivi floreali giallo ocra su campo di colore azzurro, recente scoperta di un passato che ha ancora misteri da svelare.

LA BASILICA SUPERIORE

Oltre l’imponente scalinata che si apre a monte del Piazzale Sacro, lo sguardo si apre verso la Basilica Superiore, costruzione dalle proporzioni monumentali che si trova allo stesso tempo in rapporto di armonia con le alte montagne circostanti e in lieve contrasto con la dimensione spirituale e raccolta dell’Antica Basilica.

La realizzazione di questa nuova chiesa si rese necessario nell’800 per rispondere all’incessante espansione del santuario e all’aumento dell’afflusso di fedeli. Questa chiesa ospitava anche un cimitero, i cui resti solo recentemente sono stati scoperti. Sul finire dell’Ottocento, venne scelto il progetto dell’architetto Ignazio Amedeo Galletti (1726-1791), elaborato un secolo prima, e, proseguendo lo sviluppo del Santuario verso Nord, venne deviato il torrente Oropa per disporre dello spazio necessario. Posata la prima pietra nel 1885, i lavori proseguirono con molta difficoltà attraverso le due guerre mondiali, coinvolgendo numerosi e qualificati consulenti tecnici. La cupola, che si eleva per oltre 80 m dal pavimento, fa da corona all’imponente monumento, che venne consacrato nel 1960.

Tre grandi portali in bronzo, preceduti da un ampio pronao, descrivono la storia del Santuario, dalle origini eusebiane fino alla costruzione della Chiesa Nuova, sulla quale aprono l’accesso. Un ampio spazio ottagonale, sovrastato dalla cupola sorretta da alte colonne tra le quali si aprono sei cappelle dedicate alla storia della vita della Vergine, accoglie i visitatori all’interno dell’ampia e grandiosa sala. L’altare maggiore, posto al centro della sala minore, è sormontato dall’aereo ciborio, moderna opera dell’artista milanese Gio Ponti. La Basilica Superiore è un’ opera grandiosa voluta dalle ultime generazioni di biellesi e da tanti devoti alla Vergine Bruna, la cui testimonianza è stata lasciata nella sottostante cripta del suffragio, che accoglie nei suoi rivestimenti marmorei i nomi scolpiti dei devoti; si può qui ammirare un’interessante e rara collezione di presepi provenienti da tutto il mondo, testimonianza di fede e di svariate culture che hanno attraversato i confini del tempo e dello spazio per giungere nelle braccia della Madonna Nera di Oropa.

IL CIMITERO MONUMENTALE

Successivamente un nuovo cimitero monumentale in sostituzione di quello antico era stato costruito a ovest del santuario poco distante dalla via del Sacro monte ove si realizzarono le tombe di famiglia delle principali famiglie nobili e notabili del biellese.

Inaugurato nel 1877 su progetto di Ernesto Camusso e ampliato nel 1888, 1934 (progetto di Quinto Grupallo) e 1967 (progetto di Alessandro Trompetto) – senza per nulla stravolgere l’impianto originario, anzi in piena armonia con esso – il camposanto oropense presenta motivi di interesse sia per i personaggi ivi sepolti, sia per le opere di scultura, pittura e architettura che contiene. Tra di esse diverse riportano simboli esoterici riferiti alla massoneria (la tomba di Quintino Sella è addirittura una piramide).

Le edicole funerarie sono sparse entro un bosco di grandi faggi – preesistente alla creazione del camposanto, e di esso assai più ampio – in forte pendenza. Ne risulta un ambiente di grande suggestione e originalità. L’insieme, costituito da un campo aperto delimitato da un porticato e dal soprastante bosco, ricorda l’assai più grande cimitero di Genova: non per nulla quello di Oropa è stato definito “la piccola Staglieno”.

I maggiori artisti biellesi hanno lasciato la loro firma sui progetti per le tombe di Oropa – conservati nell’archivio del Santuario e sovente costituiti da splendidi e curatissimi disegni, essi stessi opere d’arte – insieme a colleghi torinesi, milanesi e liguri. Questi monumenti funerari permettono, assai più di quanto non succeda negli altri cimiteri della provincia, di leggere il mutevole rapporto con la morte che la società biellese ebbe nell’ultimo scorcio dell’Ottocento e lungo tutto il Novecento: alla magniloquenza classicheggiante e allo sfoggio dei mezzi posseduti dalla famiglia (si veda l’enorme edicola Rivetti) fa seguito, nel secondo dopoguerra, la moda antimonumentale – suggerita dall’ambiente montano – delle ultime dimore in foggia di piccoli chalet, a indicare che la morte non è che la normale prosecuzione dell’ordinaria vita di tutti i giorni. Tale modello viene a sua volta superato e si ritorna, nelle ultime realizzazioni, a una sobria classicità.

Ultimo, ma non trascurabile, motivo di interesse che il cimitero di Oropa presenta sono le epigrafi. Soprattutto le lapidi ottocentesche e quelle del primo Novecento ne sono ricche: esse raccontano al visitatore innumerevoli storie, a volte drammatiche (come per chi cadde sulle soprastanti montagne o per chi combatté) e a volte quiete (come per chi lavorò come apprezzato cameriere fin quando passò a miglior vita), e gli permettono anch’esse a loro modo di gettare uno sguardo sulle abitudini e sulle idee di società che, quantunque precedano di poche generazioni quella attuale, ci paiono oggi lontanissime: chi riposa in pace a Oropa affrontò da vivo problemi quali l’angosciante scelta fra Francia e Italia cui furono obbligati coloro che erano nati in Savoia al momento della cessione di quest’ultima a Napoleone III!

IL SACRO MONTE DI OROPA

A sinistra del complesso monumentale del Santuario è situato il Sacro Monte, riconosciuto Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO e recentemente istituito Riserva Speciale della Regione Piemonte. L’intervento di diverse comunità del Biellese fu determinante per la realizzazione, fra il ‘600 e il ‘700, delle dodici cappelle dedicate alla vita della Vergine e popolate di statue in terracotta policroma a grandezza naturale.

Le prime pietre delle cappelle furono posate a partire dalla prima metà del 1600, e conobbero il proprio sviluppo architettonico nello stesso periodo in cui il Santuario era in massima espansione: i fratelli D’Enrico, Pietro Giuseppe e Carlo Francesco Auregio, i Galliari, furono tra i grandi artisti che lavorarono al Sacro Monte curandone gli aspetti scultorei e pittorici, contribuendo a fare di questo complesso architettonico un percorso di fede che si sviluppa attraverso un vero e proprio paesaggio sacralizzato.

La composizione, condotta secondo gli schemi desunti dal teatro popolare, segue i modelli delle sacre rappresentazioni di tradizione medioevale: il monte è il grande teatro naturale dove viene rappresentata questa grande esperienza di fede mediata dall’architettura, dalla pittura e dalla scultura.

IL MUSEO DEI TESORI

Testimone delle memorie storiche più preziose, il Museo dei Tesori conserva nelle sue quattro sale gli ori, i gioielli, i paramenti liturgici e i documenti che hanno scandito nei secoli la storia del Santuario.

Nelle prime due sale, insieme ai reperti archeologici risalenti al II secolo a.C. rinvenuti a Oropa, sono raccolte alcune delle più preziose testimonianze storico artistiche del Santuario: la pala eseguita dal pittore Bernardino Lanino (1522) raffigurante la Madonna in Trono col Bambino e quattro santi, dono votivo della città di Biella; i ritratti dei primi due miracolati oropensi riconosciuti con processo canonico, risalenti alla seconda metà del XVII secolo; alcuni dei più antichi dipinti votivi e documenti dell’ archivio storico, tra cui i “regi stabilimenti”; i disegni e i progetti degli architetti che legarono il loro nome a Oropa, tra cui Arduzzi, Gallo, Juvarra e Galletti.

Nella terza sala sono esposti alcuni dei capi più prestigiosi del guardaroba liturgico del Santuario: con la pianeta in velluto azzurro che secondo la tradizione è stata realizzata con il manto di Beato Amedeo IX duca di Savoia (1435-1472), ve ne sono altre in broccato e damasco che vanno dal secolo XVII al XIX donate dai sovrani sabaudi o da famiglie nobili.

Nella quarta sala, unitamente a corone, calici, ostensori e cuori votivi, sono presenti i gioielli che hanno adornato la statua in occasione delle incoronazioni centenarie che si sono susseguite a cominciare dal 1620: la tiara a due ordini, l’aureola di stelle, la pettorina, il nodo d’amore e il pendente realizzati in oro, diamanti e pietre preziose.

I legami tra il Santuario e la Real Casa di Savoia sono molto antichi e risulta che sin dal XVII secolo un dignitoso appartamento fosse a sua disposizione; quello attuale, visitabile accedendo dal museo, risale alla prima metà del secolo XVIII: lo attestano i ritratti del Re di Sardegna Carlo Emanuele III e Vittorio Amedeo III che furono i primi sovrani sabaudi ad utilizzarlo in occasione delle loro visite ad Oropa. In epoca barocca il santuario ha una grande espansione architettonica, grazie anche alla protezione della Casa di Savoia. Furono le infante reali Maria Apollonia e Francesca Caterina (sepolta nella navata centrale della Basilica antica) che fondarono le “Figlie di Maria”, un gruppo di donne che, pur senza proferire i voti in forma pubblica, si dedica ancora oggi all’assistenza dei pellegrini e alle necessità del santuario.

Il re la regina Maria Josè nel 1989 furono gli ultimi sovrani a fare visita al Santuario. Nell’anticamera, nel salone e nelle due camere da letto, arredate con mobili d’epoca, trovano spazio i ritratti di tutti i re di Sardegna e poi d’Italia, tra cui spicca un grande quadro della metà del secolo XIX con l’effigie della Madonna di Oropa, raffigurata con gli antichi gioielli che la adornavano.

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