L’ Isola Madre, situata nel cuore del Golfo Borromeo, è la più grande, come superficie, delle Isole del Lago Maggiore.
Come l’Isola Bella, l’Isolino S. Giovanni ed i Castelli di Cannero, appartiene alla Casa Borromeo, nobile famiglia milanese originaria di Padova. E’ indubbiamente più suggestiva delle altre tre ed il solo suo giardino costituisce un richiamo mondiale ancor più dei celebrati giardini all’italiana dell’Isola Bella.
E’ una meravigliosa isola posta nel cuore del Verbano, un luogo unico al mondo per la sua posizione naturale, per la bellezza dei suoi giardini, ma nessun luogo s’ammanta di così sottile fascino come l’Isola Madre.
Qui, a poca distanza dal movimentato mondo moderno, si può ancora passeggiare ascoltando il cinguettio degli uccelli, lo stormire delle foglie e il frusciare dell’acqua sulla sponda. Acqua che va dai riflessi verdi al turchese, dal grigio lilla al blu intenso. Il giardino è una festa di colori ineguagliabile, arricchito dalle più svariate specie vegetali che coprono il mondo.
Dall’isola si offrono stupende vedute verso Pallanza mentre, nel pomeriggio, è uno spettacolo meraviglioso godersi, all’ombra delle verdi arcate del suo giardino, il panorama di tutta la riviera che da Stresa si stende fino a Pallanza e Laveno.
L’Isola Madre fu la prima a far parte dei beni posseduti dalla Casa Borromeo, il famoso arcivescovo di Milano che legò il suo nome a riforme cattoliche e alle tragiche giornate della peste, vi soggiornò lasciando un ricordo di carità e di bene.
Fin dall’anno 1846, secondo quanto attestano i documenti del tempo, esisteva nell’isola una chiesa dedicata a San Vittore, nella quale pare che sette secoli dopo vi abbia predicato il grande santo della Casa Borromeo.
Circa sessant’anni dopo che i Borromeo erano divenuti feudatari di alcune terre del Verbano, il 2 ottobre 1501 l’isola di San Vittore veniva acquistata, contro pagamento di cento scudi e dopo formale autorizzazione rilasciata dal Re al Rettore di quella chiesa, dal Conte Lancellotto Borromeo, vissuto tra il 1473 e il 1513.
L’isola non fu acquistata subito in blocco, ma ad appezzamenti successivi. Il rettore della chiesa di San Vittore investì il Conte Lancellotto Borromeo dell’isola a titolo livellario. L’isola venne poi tramandata ai suoi eredi.
Fin dal 1502 erano state iniziate sull’isola grandi opere di costruzione perché i Conti Borromeo la tenevano come luogo di villeggiatura e di riposo. Questo fu anche dopo l’acquisto delle altre isole e tutti i membri della Casa Borromeo, attraverso le cui mani passò l’isola che nel frattempo aveva cambiato le denominazioni in Renata (1704) e poi in quello definitivo di Isola Madre (1713), ebbero per essa particolari cure. Su queste poche migliaia di metri quadrati ancorati quasi in mezzo al Lago Maggiore, rivivono ancor oggi idealmente i fasti e le glorie dei Borromeo, una delle più antiche e famose nobili case della Lombardia e dell’Italia.
Nel 1769 il Conte Federico Borromeo veniva tacciato, dalla credenza popolare, di aver scoperto un misterioso ed inestimabile tesoro tante erano le spese che egli faceva per dar lustro e fama all’Isola Madre. Le sue “stranezze” gli fecero persino subire una specie di confino nell’isola stessa: e quel periodo egli lo sfruttò per attirare artisti ed architetti famosi presso di sé.
Dal 1858 esiste nell’Isola una cappella sepolcrale di famiglia, fattavi costruire dal Conte Vitalino Borromeo, la cui salma riposa però sull’Isola Bella. Nel 1864 sono stati compiuti i lavori per il collocamento di un nuovo altare e nella cappella la famiglia Borromeo ha il diritto di sepoltura, così come lo possiede per il sepolcreto di Arona.
La famiglia Borromeo dedicò sempre le sue migliori energie ed ingenti mezzi finanziari per abbellire quest’isola lombarda che costituiva, nel cuore dell’alta Italia, un richiamo universale.
Sovrani, Duchi e Marchesi, Capi di Governo, Condottiero e Principi della Chiesa, poeti, artisti, scienziati si alternarono nei secoli in deliziosi soggiorni, generosamente accolti dai membri della Casa Borromeo, che aprivano loro il principesco palazzo.
Durante il XIX secolo, tutti i sovrani d’Europa convennero, successivamente o in occasione di particolari manifestazioni, all’Isola Madre. Anche la principessa di Galles vi soggiornò nel 1817 e nel 1850; fu poi la volta del Conte di Cavour, dell’abate Rosmini, dei Conti Orloff, del Principe Carlo Colonna. L’anno 1856 vide lunghi soggiorni di parecchi principi di casa Savoia, mentre nel 1860 e nel 1862 vi si fermarono, in brevi periodi di riposo, rispettivamente lo storico Cesare Cantù e il generale Giuseppe Garibaldi.
Umberto I re d’Italia l’onorò di una visita nel 1879, poco tempo dopo che vi era venuta la regina Vittoria. E così fino ai nostri giorni è sempre stato un succedersi di personalità in questo vero lembo di paradiso come volle definire l’isola Gustave Flaubert in una delle sue pagine migliori.
Pagine entusiaste hanno ispirato le bellezze dell’isola a Stendhal e a Gabriel Faure.
Giunti sul piazzale chiamato “Loggia del Kashimir”, si trova il Palazzo dei principi Borromeo. E’ una decorosa costruzione con un avancorpo aperto da due sovrapposte finestre serliane. Il palazzo divenne ufficialmente proprietà della famiglia sul finire del 1400; la prima parte, costruita su una vecchia fortezza romana, fu terminata nel 1503. La seconda parte abbellita con loggia in stile rinascimentale, venne ultimata sotto la guida del principe Renato Borromeo. Fu una delle prime residenze dei principi sul lago: una costruzione lineare ingentilita dal portico. E’ stata restaurata ed aperta al pubblico sul finire del 1978. Nelle vari salette-museo sono esposte livree della servitù collezioni di porcellane, marionette e bambole e sono state arricchite con mobili e quadri provenienti da altre dimore e possedimenti Borromeo. Saltuariamente vengono allestite mostre floreali.
Il torrione che si intravede alla destra del palazzo, si presume possa essere stato punto di segnalazione per i vari passaggi di transito sulla costa.
Molto interessante è il salone per i ricevimenti, arredato con mobili del 1600-1700, al cui centro si trova un tavolo rettangolare dove si giocava un tipo di biliardo denominato “Cavaliere matto”.
Non mancheranno di incuriosire la sala delle bambole, con la collezione di bambole francesi e tedesche dell’800 della Contessa B. Borromeo, e la sala della marionette, dove si possono ammirare molte marionette che rappresentano costumi dell’epoca (1700-1800). In un’altra vetrinetta si trovano complicati marchingegni e trucchi che potevano dare delle trasformazioni alle marionette stesse durante la rappresentazione. Sotto vetro, nel tavolo, si trovano gli spartiti, i copioni e i documenti inerenti al teatrino. Un primo teatrino fu inaugurato nel 1778 dal principe Amedeo di Savoia, con magnifici fondali disegnati dal Sanquirico e due stelle sovrapposte che, azionate con manovella, davano degli effetti di luce. Un secondo teatrino, detto “degli orrori”, raffigurava l’inferno con i suoi demoni, orchi, streghe, ecc…Lo spettacolo veniva accompagnato da un lugubre suono che proveniva da un piccolo organo posto nel teatrino. Non mancava il fumo ottenuto con pece greca, sciolta nelle lunghe pipe. La testa di demonio, montata su carrello, cambiava espressione per un congegno posto sulle ruote. Esclusivamente per bambini il terzo ed ultimo teatrino che si trova nel corridoio con scene di paladini e cavalieri.
Nella Galleria degli Antenati sono riuniti i ritratti dei Borromeo che vanno dalle origini fino al XIX secolo.
La sala della biblioteca raccoglie i libri appartenuti alla Contessa Clelia Borromeo Del Grillo (1600), donna famosa per i suoi studi scientifici e matematici, e suo è il ritratto sul camino.
La sala da pranzo, arredata con mobili dell’inizio dell’800, presenta porcellane che fanno parte di un numeroso servizio di Vienna (1800) di casa Borromeo, mentre i piatti nella vetrina sono della fabbrica di Angarano. La tovaglia è in filato siciliano, i bicchieri in cristallo soffiato di Murano.
L’unico ritratto del Conte Federico Borromeo, che visse e morì all’Isola Madre, è conservato nella Sala delle Battaglie. Egli si adoperò per migliorare la casa ed i giardini dell’Isola Madre, costruì tutti gli imbarcaderi ora esistenti e fu sepolto nella Cappella di famiglia della stessa isola. I grandi quadri alle pareti sono delle battaglie cui prese parte il Generale Federico Borromeo.
Altri esponenti illustri della casata si trovano nella Sala dei Papi, con i quattro quadri che raffigurano i Papi imparentati con i Borromeo.
Il salotto di famiglia contiene i ritratti di vari personaggi e fanciulli di casa Borromeo, ed è il vano più caro ai principi attuali. Nell’angolo, un salottino stile rococò, lavorazione veneziana: il lampadario, a diverse fiamme, è di cristallo soffiato di Murano. I due quadri sono del Beccarizzo, pittore veneto allievo del Tiziano; il mobiletto porta-gioie è in ferro battuto e velluto; il pavimento a “terrazzo veneziano” con inserimento di pietre è di vari colori così da formare un disegno. Un terzo salotto, quello d’attesa, è arredato con mobili e poltroncine rivestite in pelle provenienti da Cordova.
Accanto al palazzo, la cappella di famiglia, realizzata nel 1858, conserva alcune tombe dei Borromeo. Dedicata al culto di S. Carlo, si affaccia su di una fontana circolare con tante piccole piante lacustri al suo interno come fiori di loto e ninfee e che ospitano anche qualche rana. Dietro si trova una scalinata avvolta nel verde che permette di ammirare questa piccola piazzetta da una prospettiva rialzata.
Il giardino dell’Isola Madre è uno fra i più suggestivi per la sua lussureggiante vegetazione e la varietà delle sue piante ed è uno dei giardini più antichi d’Italia.
E’ dotato di condizioni climatiche essenzialmente favorevoli per la presenza del lago, che gli consentono un clima mite e soleggiato d’inverno e ricco di umidità e di precipitazioni d’estate. Proprio per questo motivo, già da lungo tempo, sono state coltivate all’aperto svariate specie botaniche di origine subtropicale.
L’attuale aspetto “all’inglese”, con un variegato vivaio di piante e fiori, si sviluppò gradualmente nel corso dell’Ottocento quando, al posto dei gelsi e delle viti estirpate, si vennero a sostituire piante ornamentali.
Nel corso degli anni, ad arricchire la favolosa vegetazione, hanno contribuito i giardini di tutto il mondo con l’invio di semi preziosi e piante rare. Da ogni paese sono accorsi botanici per ammirare e studiare questa ricchissima varietà di piante che cure amorose di secoli sono riuscite a far crescere sull’Isola Madre.
Attualmente il giardino è disposto a terrazze nella parte sud e est-ovest, mentre la restante parte è all’inglese o naturale. Piante botaniche rare e delicate vivono senza difficoltà in piena terra. Sull’isola ce ne sono quasi centocinquanta varietà diverse.
A completare un quadro di così armoniosa bellezza centinaia di uccelli che vivono in perfetta libertà nel parco. Fagiani argentati e dorati, pavoni bianche e azzurri passeggiano tranquillamente nei prati e fra i cespugli. Importante è la colonia dei pappagalli “monacus” che vive e nidifica sugli alberi più alti.
Il visitatore non avrà occhi sufficienti per vedere e gustare, come meriterebbe, uno spettacolo così unico al mondo e dirà il suo arrivederci all’Isola con le parole entusiaste di Flaubert: “Paradiso terrestre. E’ il luogo del golfo più voluttuoso che io abbia visto, la natura ivi ci affascina di mille seduzioni…“.
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