Situata nella parte sud-orientale del Trasimeno, l’Isola Polvese è la più estesa del Trasimeno con i suoi 70 ettari.
L’ambiente, particolarmente suggestivo, è frutto di un’armoniosa integrazione tra paesaggio naturale spontaneo, sapienti coltivazioni ed interessanti memorie storico-architettoniche dagli antichi romani ai giorni nostri.
Non più solo meta turistica, l’Isola Polvese, dal 1995, viene considerata Aula Verde ed è Parco scientifico-didattico gestito dalla Provincia di Perugia nell’ambito del Parco Regionale del Trasimeno. Inoltre offre un esempio di gestione ambientale secondo criteri di sostenibilità e possiede tutte le strutture di ricezione e di studio per l’attività di ricerca scientifica, sperimentazione e didattica ambientale.
CENNI STORICI
L’Isola fu frequentata sicuramente dagli Etruschi e dai Romani.
Nel Medioevo gli abitanti dichiararono la sottomissione al potente comune di Perugia. In questo periodo vennero edificate varie chiese e si diede inizio alla costruzione del Castello a difesa e protezione del borgo.
Sull’isola fu presente l’ordine dei domenicani e quello benedettino degli olivetani.
Dal 1841 al 1973 divenne proprietà di privati che la utilizzarono prevalentemente come riserva di caccia. Nel 1973 fu acquistata dalla Provincia di Perugia.
COSA VEDERE
Pur essendo l’isola più grande del lago, le sue dimensioni sono piuttosto contenute, ed è facilmente visitabile in mezza giornata.
Il profilo merlato del Castello, posto lungo la costa a poca distanza dal molto, rende l’Isola Polvese facilmente riconoscibile anche da San Feliciano (da dove partono i traghetti). La rocca fu costruita, presumibilmente verso il 1431, con lo scopo di difendere gli abitanti dell’isola (nel 1300 ce ne erano quasi cinquecento) ed in special modo i monaci Olivetani di San Secondo. La rocca è formata da 5 torri unite tra loro dalle mura, che fungono anche da camminamento praticabile, ed ha la forma di un pentagono irregolare. A queste si aggiunge una sesta torre indipendente dalle altre. Il Castello divenne sede del governatore del lago e, nel 1643, durante la Guerra Barberina (unico evento militare nella storia della rocca) ospitò un grosso presidio militare al comando del capitano Martino Nini. Nel 1832 papa Gregorio XVI soppresse l’ordine degli Olivetani e i beni dell’isola passarono ai Camaldolesi, i quali li vendettero a loro volta al conte Vincenzo Pianciani di Spoleto. La Rocca è normalmente chiusa e la visita è permessa solo se accompagnati da una guida.
A fianco al Castello sorge la chiesa di S. Giuliano, anche chiusa e visitabile solo con una guida. La piccola chiesetta a navata unica, viene ricordata come giù esistente nel 1028 ed era una delle sei chiese presenti sull’isola nel medioevo. Di queste restano, oltre alla chiesa di San Giuliano, quella di Santa Maria della Cerqua e di San Secondo. All’interno, sulle pareti absidali, sono visibili affreschi di scuola umbra quattrocentesca rappresentanti figure di Santi quali San Giuliano, San Sebastiano, San Bernardino, San Rocco ed altre figure non identificate; sono ben leggibili vecchi interventi di restauro e i dipinti sono inseriti in riquadri non pertinenti all’originale. L’aspetto odierno della chiesa è’dato da un intervento di restauro del quale non si conosce l’esatta datazione; forse, a più riprese, fu effettuato nel secolo scorso o nei primi decenni del ‘900.
Poco distante di trova il Giardino delle Piante Acquatiche, realizzato grazie al recupero architettonico e funzionale della piscina progettata nel 1959 dall’architetto romano Pietro Porcinai, con la riambientazione di una vecchia cava di arenaria abbandonata. Intorno al grande invaso centrale sono scavati i “ninfei”, vasche poste a differenti altezze in cui sono sistemate diverse specie di piante acquatiche sia del luogo sia di altra provenienza. Un grande prato disseminato di alberi di ulivo circonda la piscina e i ninfei.
Sul lato opposto dell’isola, passando oltre l’ostello-fattoria e la casa merlata, si arriva al Monastero Olivetano e alla Chiesa di S. Secondo. Mentre quest’ultima sorge allo stato di rudere, il Monastero Olivetano è stato restaurato nel 2016 e oggi è sede del Centro di studi di didattica ambientale.
L’abbazia di S. Secondo, fondata nel 1014, nacque come abbazia benedettina, per poi passare agli Olivetani. Fino al ‘500 la vita della comunità monastica procedette in maniera tranquilla con l’acquisizione di nuove terre e possedimenti che si estendevano sulle rive del Trasimeno fino a nella pianura all’interno verso la Toscana. Intorno al 1620 iniziò la decadenza con l’abbandono dell’edificio per le insalubri condizioni del luogo dovute ad un abbassamento delle acque del lago e dell’impaludamento della zona, i monaci si trasferirono poco dopo nel monastero di Sant’Antonio di Porta Sole a Perugia tranne uno che rimase per la cura delle anime. Chiuso definitivamente nel 1708 e abbandonato, subì il saccheggio di quanto vi era conservato. Adibito ad abitazione di coloni, venne trasformato in una stalla per il bestiame e la sala capitolare in magazzino.
Dopo essere passato nelle mani di diversi proprietari nel corso degli anni, fu acquistato dalla Provincia di Perugia nel 1973 e recentemente recuperato.
Della Chiesa di S. Secondo restano ancora in piedi la facciata il campanile, brandelli di muri e la bellissima cripta. Costruita con materiali litici differenti (calcare, arenaria, pietra serena, marne, travertino), la facciata presenta una porta d’ingresso, sovrastata da un architrave e dal vano di una lunetta, da un rosone centrale e, ai lati, due coppie di finestre sovrapposte. L’interno appare come una basilica a tre navate, separate da due file di pilastri alternati a colonne, che sostengono archi a tutto sesto. Nella parte centrale dell’edificio, le cui mura perimetrali e l’abside sono andate buona parte distrutte, sono visibili i resti di alcune colonne (parte sono realizzate con piccole pietre di calcare, una è di travertino).
Tutt’oggi, dagli olivi coltivati dagli Olivetani, si ricava un olio extravergine di oliva particolarmente ricercato: il “Dolce Lago”. L’extravergine di oliva di Isola Polvese è il risultato dell’accurata raccolta di olive prodotte da piante secolari, coltivate biologicamente, di diverse varietà: ‘dolceagogia’, ‘moraiolo’, ‘frantoio’ e ‘leccino’. L’oliveto della Polvese conta ben 6.000 piante di olivo in un’estensione di 40 ha.
Tornando sul versante opposto, dove si trova il molo, lungo la strada che porta alla spiaggia, si trova quello che resta di una delle sei chiese dell’isola: Santa Maria della Cerqua (o Quercia). Di questa non rimane che un campanile ricoperto da edere difficilmente distinguibile dalla vegetazione spontanea se non da occhio esperto e avendone conoscenza dell’esistenza.
Percorrendo la stradina sterrata che parte dalla Villa e dal Centro di Esperienza Ambientale, si arriva alla spiaggia libera, una piccola oasi tranquilla ed incontaminata dalle acque limpide e cristalline.
Un’escursione sull’Isola Polvese è comunque consigliata anche solo per godere dei bellissimi scorci paesaggistici e del panorama offerto dall’isola. Passeggiare a piedi nudi sulla sabbia, prendere il sole sul bagnasciuga, sorseggiare una bibita rinfrescante al tramonto con lo spettacolo delle luci rosso-arancio del sole che si specchiano nei mille riflessi blu delle acque del lago.
L’AMBIENTE
Sul versante settentrionale, l’Isola si presenta coperta da una fitta lecceta ad alto fusto. Le specie vegetali prevalenti sono quelle tipiche degli ambienti mediterranei come lecci, roverelle, ornielli e alaterni. Nel sottobosco prevalgono viburno, alloro, pungitopo e ligustro.
Il versante meridionale è occupato da estesi oliveti con imponenti alberi secolari.
La zona umica è caratterizzata da un canneto che si presenta più esteso nella parte orientale e meridionale.
Alberi e arbusti ornamentali sono presenti in corrispondenza dei prati dell’approdo, mentre siepi di rosmarino e melograno caratterizzano i sentieri interni dell’isola.
Gli ambienti naturali ospitano una ricca fauna di invertebrati, soprattutto insetti. Tra i vertebrati è presente la volpe, la faina, la lepre, la nutria e una grande varietà di uccelli, soprattutto quelli legati all’ambiente umido e ripariale come svassi, folaghe, aironi e germani.
E’ possibile effettuare visite libere o guidate per osservare da vicino gli uccelli acquatici, per attraversare canneti e chiari a bordo del silenzioso battello elettrico, per scoprire le bellezze e i grandi valori ambientali, paesaggistici e culturali che hanno fatto di questo territorio da sfondo e da principio ispiratore alle straordinarie opere di artisti antichi e moderi.
ATTIVITA’ E SERVIZI
L’isola offre oggi un esempio di gestione ambientale secondo criteri di sostenibilità. Le attività sono quelle legate alla didattica e al turismo ambientale con percorsi di durata variabile che prevedono un’interazione diretta con l’ambiente circostante.
Presso l’Ostello Fattoria Il Poggio è possibile organizzare mini-crociere sul lago, escursioni di pescaturismo, corsi di vela, kitesurf, reiky e canoa, ma anche campiscuola e giornate di studio.
Unica struttura di ricezione turistica presente sull’isola, l’Ostello Fattoria Il Poggio, completamente restaurato dopo essere stato acquistato dal Conte Citterio, gode di una deliziosa veduta sul lago e, grazie ai progetti della Provincia di Perugia, è una delle prime strutture ecocompatibili in Italia. E’ infatti dotato di avanzati sistemi di fitodepurazione, risparmio energetico per mezzo di pannelli solari, ricircolo dell’acqua piovana, separazione e compostaggio dei rifiuti. Ambiente curato e familiare unito alla cucina tipica e genuina che utilizza alcuni prodotti biologici di produzione locale ed erbe officinali biologici e costituisce un luogo ideale per chi ama la tranquillità e la vita all’aria aperta nonché ottimo punto di partenza per visitare le città d’arte tra Umbria e Toscana.
Per raggiungere l’isola è in funzione un servizio traghetti ogni 40 minuti con partenza da S. Feliciano.