Connubio unico di storia, arte e natura, Gaeta stupisce il turista con le sue acque cristalline, con i suoi vicoli colorati e caratteristici, con i suoi paesaggi mozzafiato con la sua festa di odori e sapori genuini. Nel visitare la città costiera non dimenticate di includere nel vostro itinerario queste cinque cose:
E’ il lungomare che costeggia la città, che parte dall’ingresso di Gaeta per arrivare fino al molo. Caratteristica la passeggiata al porto, da cui si ha un bel colpo d’occhio sul mare da un lato, fin quasi alle isole ponziane nei giorni più limpidi, e sul paese dall’altro, con tutti i suoi locali e negozietti tipici in cui potrete fermarvi per prendere un gelato o un cartoccio di pesce fritto!
L’atmosfera che si respira da questo punto panoramico ha qualcosa di magico. Per giungervi bisogna attraversare una stradina in salita che si snoda a partire dal centro storico, e percorrere la scalinata d’accesso della chiesa, ma una volta raggiunta i vostri sforzi saranno ampiamente ripagati dal panorama mozzafiato che dà su tutto il golfo di Gaeta. Fermatevi un attimo ad ammirare lo splendido panorama sulla città medioevale con il golfo in lontananza. Questo belvedere renderà felici tutti gli appassionati di fotografia… è arrivato il momento di tirare fuori la vostra reflex!
Piatto tipico del comune costiero, la tiella è essenzialmente una torta salata composta da due dischi di pasta morbida, che vengono uniti schiacciandoli con le dita, che custodiscono un ripieno preparato con ingredienti di terra o di mare. Come tante ricette di antica tradizione, anche la Tiella gaetana nasce come un piatto unico e povero, gradito ai contadini perché si preparava con cose semplici e poco costose e si conservava per diversi giorni. Sembra che fosse apprezzata già ai tempi dei Borboni e che, successivamente, sia diventato uno degli alimenti più comuni che gli emigranti di Gaeta portavano con loro durante i lunghi viaggi in cerca di una vita migliore.
Praticamente in ogni angolo di Gaeta avrete modo di gustarla: dalla Pizzeria del Porto all’Antico Forno Giordano di via Indipendenza. Tielle di Alici, Tiella di Spinaci e olive, Tiella di Ricotta e Olive, Tiella di Polpi, Tiella di Cozze e Zucchine, Tiella di Calamaretti, Tiella di Scarola e Olive, Tiella di Cipolle e Marzolino, Tiella di Scarola e Baccalà, avrete solo l’imbarazzo della scelta!
Il fascino del quartiere di Porto Salvo ruota intorno ad un’ex direttrice stradale romana, l’attuale via Indipendenza, detta anche “budello”. A monte e a valle della strada, l’abitato è organizzato attraverso vicoli paralleli: le abitazioni dei contadini e dei pescatori. Percorrere via Indipendenza significa immergersi nel sapore dell’antico, tra portali e finestrelle, scalette e balconcini, negozietti e bancarelle. Le edicole mariane sottolineano la tradizione cristiana del territorio, con diverse chiese lungo la via.
Nel budello, con le sue porticine addossate le une alle altre ed i vicoli stretti, la vita è fitta e ravvicinata, e gli occhi del camminatore percepiscono il senso del luogo, il senso – più avvertito nei piccoli centri – che hanno le persone di appartenere alla stessa comunità e di portare tutti lo stesso nome, in questo caso Gaetani. Qui ci si trova subito in un’altra dimensione, dove il tempo sembra essersi fermato.
La Montagna Spaccata è un luogo magico che si trova a Gaeta e che ogni anno attrae migliaia di visitatori affascinati dalle tre fenditure che si trovano sul promontorio. Qui sorge il Santuario della S.S. Trinità costruito nel XI secolo e affacciato sul monte Orlando.
Questo santuario è passato alla storia perché qui hanno pregato numerosi pontefici, tra cui Pio IX ma anche sovrani, vescovi e santi come Bernardino da Siena, Ignazio di Loyola, Leonardo da Porto Maurizio e San Filippo Neri. La leggenda vuole che proprio San Filippo Neri avesse vissuto all’interno della Montagna Spaccata dove esiste un giaciglio in pietra nota ancora oggi come “Il letto di San Filippo Neri”.
Lungo le pareti della roccia poi, ci sono dei riquadri in maiolica che riproducono le postazioni della Via Crucis, in parte restaurate, risalenti al 1849 e attribuite a S.Bernardino da Siena, contenenti i versi del Metastasio.
Il percorso prevede anche la visita della suggestiva “Grotta del Turco”, collegata sia ad un’antica tradizione religiosa secondo cui venne alla luce al tempo della morte di Cristo, quando si squarciò il velo del tempio di Gerusalemme, sia a diverse credenze popolari. Fra queste, ci sarebbe l’impronta della mano di un marinaio turco su una roccia.
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