Gaeta è una città da vivere e amare 365 giorni l’anno. Il territorio si mostra ai turisti da molteplici punti di vista.
Le origini del nome sono avvolte nel mito: dalle peripezie di Ulisse a Cajeta, la nutrice di Enea sepolta in questo luogo; a Kajatas, fenditura della roccia o porto sicuro dove approdare in caso di marosi, secondo i naviganti greci.
Anche in epoca romana, è il mare ad attrarre sulle coste di Gaeta molti personaggi, tra cui l’imperatrice Anna Galeria Faustina, alcuni parenti di Augusto, Marco Tullio Cicerone, Lucio Munazio Planco, Lucio Sempronio Atrantino, Scipione l’Africano: ognuno di loro aveva una sontuosa villa sulla costa.
Nel medioevo molte strutture romane diverranno cava di materiali per le nuove costruzioni: il più famoso è il campanile del Duomo.
I secoli maggiormente floridi risalgono all’epoca del ducato autonomo in cui la città coniava la propria moneta, il follaro, che aveva valore legare in tutto il Mediterraneo. Nel contempo Gaeta può essere ascritta all’elenco delle famose repubbliche marinare, essendo dotata di propri Statuti fin dal sec. XIV, avendo rotte commerciali con i principali mercati del mondo conosciuto, godendo di una propria flotta all’avanguardia.
Gaeta nel corso dei secoli è individuata come “chiave” del meridione d’Italia, da qui la necessità di proteggersi sempre meglio: così si originano le fortificazioni del periodo ducale (sec. X-XI), degli Svevi (sec. XIII), degli Aragonesi (sec. XV), degli Spagnoli (sec. XVI), dei Borbone (sec. XVIII) e quelle postunitarie. Tutte queste fortificazioni hanno subito oltre 10 assedi, lasciando indelebile quello del 1860- 61 durante il quale si concluse il processo di unità nazionale e si ebbe la nascita della Marina Militare Italiana, proprio nelle acque del Golfo.
Oggi la città proiettata sul mare, oltre al passato, guarda al futuro: custodisce straordinarie opere dei secoli passati, ospita mostre d’arte contemporanea di altissimo livello, promuove la diffusione della street art.
Fino all’inizio del Novecento, imponenti bastioni cingevano l’intero quartiere di S. Erasmo. Partendo da Porta Carlo II, si può ammirare la porta borbonica, dove il fossato e il ponte levatoio sono stati rimossi e la cinta muraria proseguiva fino al mare. Oltre la porta ci si imbatte sui resti di una villa romana. Poco più avanti si incontra la porta di Carlo V (sec. XVI), realizzata ad angolo retto, con all’interno la Madonna Solitaria (1661). Al bivio con via Annunziata sono visibili i resti della chiesa di S. Antonio Abate (poi S. Biagio, sec. XVIII).
Lasciamo il mare percorrendo la strada interna. Sulla destra, due scale a doppia rampa permettono l’accesso alla chiesa neoclassica della SS. Addolorata. Le costruzioni sulla sinistra accolgono il complesso della SS. Annunziata e il Santuario. Il luogo di culto, fondato nel 1320, mostra una veste barocca con pitture di Criscuolo, Brandi e Giordano, Conca. Attraverso il presbiterio si raggiunge la Cappella d’oro, così definita per il cassettonato ligneo della volta dipinto in oro. Alle pareti mostra un ciclo pittorico di Giovan Filippo Criscuolo (1531) con storie della vita della Madonna e di Gesù: un unicum nel panorama artistico e architettonico del centro Italia. La cappella è detta anche dell’Immacolata in quanto, proprio qui, il Papa Pio IX, esule a Gaeta (1848-49) ebbe l’idea del Dogma dell’Immacolata Concezione. Nel chiostro adiacente è visibile la pietra di fondazione dell’ospedale (1355) e attraverso la scalinata si raggiunge la ruota degli esposti.
Di fronte alla chiesa si trova il Palazzo della Cultura, dove ha sede il Museo Civico, la Biblioteca, l’Archivio Storico Comunale e il Centro Storico Culturale “Gaeta”.
Camminando sul lungomare si raggiunge la banchina Caboto: da qui ben si delinea la panoramica di Gaeta con due castelli e numerosi edifici religiosi. Ci muoviamo verso piazza Gelasio dove si erge maestoso lo straordinario campanile del Duomo (1148-1279). Attraverso la torre campanaria si accede alla Cattedrale intitolata ai Santi Erasmo e Marciano, dal sapore neoclassico, ma ricca di reperto romani e frammenti di arredo liturgico medievale: da segnalare il candelabro del cero pasquale (sec. XIII) e la cripta barocca. Adiacente al Duomo c’è il ricco Museo Diocesano.
Riprendendo la passeggiata sul mare si giunge a via Bausan e alla chiesa di San Giovanni Evangelista a mare (sec. XII).
IL centro corrisponde a piazza Traniello su cui si affaccia il vecchio palazzo comunale e l’edificio della Gran Guardia (sec. XVIII).
Alle spalle del comune c’è piazza Commestibili, dove si trova la torre del duca Giovanni. Continuando a salire lungo via Nardone, all’incrocio con via Angioina, c’è l’ingresso alla Pinacoteca di Arte Contemporanea.
Proseguendo si intravede la monumentale scala di San Francesco: raggiunto il sagrato la vista sul centro è ineguagliabile. La chiesa è in stile neogotico, ma decora un edificio della fine del Duecento, con annesso convento sorto a seguito della presenza del poverello di Assisi in città.
Imboccando via De Lieto si incontra una deviazione, solo pedonale, che permettere di raggiungere la sommità di Monte Orlando, ma proseguiamo attraverso la sede stradale per raggiungere il Castello. L’imponente struttura è divisa in due complessi: quello inferiore è stato carcere militare fino al 1990 (oggi sede universitaria); quello superiore nasce come reggia di Alfonso d’Aragona (oggi Scuola Nautica della Guardia di Finanza). Nel carcere vengono imprigionati personaggi del calibro di Kappler e Reder, nel castello superiore, nei due mesi precedenti l’apertura della breccia di Porta Pia, venne rinchiuso Giuseppe Mazzini.
Riprendendo il percorso su via Aragonese, giungiamo alla chiesa del Rosario (sec. XVIII-XIX); poco più avanti c’è la chiesa gotica di S. Domenico (sec. XV) con la sottostante Terra Santa, un suggestivo luogo di sepoltura per gli adepti della confraternita del Rosario.
Gaeta è ricchissima di chiese e di altri storici edifici, alcuni obliterati dalle costruzioni successive: basta proseguire il percorso attraverso i vicoli per rintracciarne i resti, tra cui le torri medievali che si intravedono nel tessuto urbano.
Il quartiere di Porto Salvo si sviluppa intorno a un incastellamento medievale e ai lati di una direttrice stradale romana, l’attuale via Indipendenza, detta anche “budello”. A monte e a valle della strada, l’abitato è organizzato attraverso vicoli paralleli: le abitazioni dei contadini e dei pescatori. Percorrere via Indipendenza significa immergersi nel sapore dell’antico, tra portali e finestrelle, scalette e balconcini, negozietti e bancarelle. Le edicole mariane sottolineano la tradizione cristiana del territorio, con diverse chiese lungo la via.
Nel budello, con le sue porticine addossate le une alle altre ed i vicoli stretti, la vita è fitta e ravvicinata, e gli occhi del camminatore percepiscono il senso del luogo, il senso – più avvertito nei piccoli centri – che hanno le persone di appartenere alla stessa comunità e di portare tutti lo stesso nome, in questo caso Gaetani. Qui ci si trova subito in un’altra dimensione, dove il tempo sembra essersi fermato.
Monte Orlando fa parte del parco Riviera di Ulisse. Con un’estensione di 89 ettari, di cui 30 a mare, è un polmone di macchia mediterranea al centro della città, delimitato da una falesia a picco sul mare. L’area è luogo di nidificazione dell’avifauna, tra cui il falco pellegrino.
Nel parco merita una visita il Santuario della Trinità della Montagna Spaccata.
La chiesa fu edificata nel l’XI secolo e aveva annesso un monastero benedettino. Nel XV secolo su un masso, staccatosi dalla roccia e adagiatosi sulla fenditura centrale, venne edificata la cappella dedicata al Crocefisso. Sotto Carlo V furono costruiti i nuovi bastioni della fortezza gaetana che ancor oggi lambiscono il santuario.La fisionomia attuale della chiesa è frutto del restauro del XIX secolo operato dei padri Alcantarini.
Il complesso della “Montagna spaccata” si incastona nel contesto di tre fenditure della roccia. A sinistra della chiesa vi è la discesa alla fenditura della Grotta del Turco. A lato si trovano le cisterne romane della villa di L. Munazio Planco, poco distanti dall’omonimo mausoleo. A destra della chiesa si percorre un corridoio scoperto con alle pareti le stazioni della Via Crucis in riquadri maiolicati,opera di R. Bruno (1849): sotto ogni quadro i versi del Metastasio. Al termine vi è la scalinata che giunge fino alla fenditura centrale in un ambiente particolarmente suggestivo: la tradizione vuole attribuire l’apertura della fenditura al tempo della morte del Cristo, allorché, secondo le Scritture, si squarciò il velo del tempio di Gerusalemme. Sulla parete di destra un distico latino, con a fianco un’impronta di mano, ricorda il miracoloso segno impresso da un marinaio turco miscredente, che irridendo la pia tradizione della nascita della fenditura, si appoggiò sulla roccia, che, subito, miracolosamente si rammollì. Numerosi pontefici (particolare venerazione per il santuario ebbe Pio IX), sovrani, vescovi, santi (Bernardino da Siena, Ignazio di Loyola, Leonardo da Porto Maurizio, Paolo della Croce, Gaspare del Bufalo, Filippo Neri) hanno visitato questo luogo di raccoglimento spirituale.
Oggi il santuario è sede dei missionari del P.I.M.E.
Monte Orlando è anche un sito archeologico che permette un percorso nella storia partendo dalla preistoria (attraverso i fossili affioranti), all’età romana con i resti della villa e il Mausoleo di Lucio Munazio Planco (22 a.C., straordinariamente conservato), le fortificazioni progettate da Carlo V (sec. XVI), le polveriere borboniche (sec. XVIIII), le batterie post unitarie (sec. XIX).
Monte Orlando è uno spazio da vivere ogni giorno attraverso passeggiate nel silenzio della natura, usufruendo del percorso fitness, godendo di panoramiche mozzafiato, a piedi, o in mountain bike, o a cavallo. Inoltre è possibile esplorare i fondali marini dell’oasi blu con itinerari per i principianti o i più esperti.
La frastagliata costa di Gaeta, al centro della Riviera di Ulisse, presenta innumerevoli sorprese: acque insignite dalla Bandiera Blu; falesie a strapiombo sul mare (Montagna Spaccata); calette isolate ed inaccessibili da terra; antri naturali (Grotta del Turco – Pozzo del Diavolo); porti turistici e cantieristica navale all’avanguardia; torri costiere come sentinelle di un antico passato. La balneazione si svolge lungo la riviera di Ponente, dove si adagiano sette spiagge di sabbia finissima, diverse per conformazione e ampiezza.
Partendo dal promontorio di monte Orlando, si incontra la centralissima spiaggia di Serapo, la più lunga e attrezzata. Adiacente a Serapo è Fontania, scelta dagli antichi romani per installare una sontuosa villa con annesso allevamento di pesce. A brevissima distanza dalla spiaggia si trova lo scoglio detto “Nave di Serapo”.
Ancora più avanti vi è una piccola caletta raggiungibile solo via mare detta Quaranta remi, forse per le 40 remate necessarie per raggiungerla da Serapo.
Superando il promontorio su cui sorge torre Viola, ci appare la spiaggia dell’Ariana, immersa nella vegetazione con tre piccoli faraglioni, ben più ampia degli ultimi due arenili e notevolmente attrezzata.
La spiaggia più selvaggia di Gaeta è l’Arenauta, dove la falesia si fonda con la duna sabbiosa. Da diversi decenni, l’arenile a margine di torre Scissura, è in parte utilizzato dai naturisti; dal lato opposto sono presenti villaggi turistici di eccezionale qualità.
La spiaggia di San Vito si sviluppa a margine di alcune strutture alberghiere ed è spesso utilizzata da piccole imbarcazioni per usufruire di acque cristalline al riparo dai circuiti turistici.
L’ultimo arenile è Sant’Agostino, con l’omonima torre: sulla piana sono presenti numerose attività balneari, di ristorazione e camping.
Il Golfo di Gaeta può essere definito stadio naturale della vela: non a caso negli ultimi decenni si sono svolte competizioni a carattere nazionale, europeo e mondiale.
I frastagliati fondali marini sono frequentati da sub esperti, ma anche da principianti.
Non mancano le possibilità di escursioni a cavallo o in mountain bike, soprattutto nel parco di Monte Orlando; sono molto diffusi gli sport amatoriali sulla sabbia nel periodo estivo.
Solo i più esperti possono cimentarsi nel free climbing sulle falesie.
La vocazione marinara di Gaeta si perde nella notte dei tempi, ecco che le ricette prevedono molto spesso prodotti ittici.
Il pesce fresco è una dominante della città che, attraverso una piccola flotta di pescherecci, assicura un pescato che raggiunge le attività commerciali di numerose piazze italiane. Il mare unisce i territori che divide: Gaeta è stata sempre presente nelle rotte commerciali marittime, oltre ad essere un crocevia di passaggi storici. I sapori e le ricette della tradizione si fondano su contaminazioni che parlano d’Europa continentale, di nord e sud Italia, ma anche di Mediterraneo occidentale e orientale, senza tralasciare i modelli arabi.
Tra i prodotti tipici citiamo soltanto l’oliva e l’olio di Gaeta; tra i piatti dobbiamo indicare la tiella.
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