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Itinerari al Mare

Nelle foreste dei cervi da Cagliari al Sarrabus

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alessia

Sulla foresta dei Sette Fratelli veglia la Perd’asub ‘e Pari. Formata da grossi blocchi di granito decorati in maniera bizzarra dai licheni, questa montagna in miniatura (il cui nome significa “una pietra dopo l’altra”) si alza all’improvviso dal manto compatto della macchia che circonda la valle del Maidopis, tocca i 791 metri sul mare e sorveglia una delle zone più interessanti e meno note dell’isola.

A portata di mano da Cagliari, le boscose e selvagge alture del Sarrabus offrono a chi le visita una serie di belle emozioni di natura. L’impenetrabile foresta di lecci, i profumi del ginepro e del mirto, le cascatelle che scrosciano nei valloni, le tracce del cinghiale e del cervo, i rapaci sempre presenti nel cielo danno alle foreste a oriente del capoluogo un indubbio fascino, e meritano senz’altro una visita anche da parte di chi arriva dal Continente.

Altrettanto accessibile dalla città, e senz’altro più noto a chi arriva da lontano, è il magnifico litorale dell’angolo sud-orientale della Sardegna, che alterna spiagge bianchissime e spettacolari promontori rocciosi.

Cuore di questo litorale è Villasimius, la località balneare più apprezzata dell’interno mezzogiorno dell’isola. L’azzurro intenso del mare intorno a Capo Carbonara non ha nulla da invidiare a quello delle più celebri località della Gallura, l’entroterra è ricco di attrattive naturali.

Come in altre zone dell’isola, è la continua crescita edilizia a mettere in pericolo il fascino del litorale del Sarrabus.

E non c’è solo Villasimius. Tra il centro balneare più noto e Cagliari, le insenature di Cala Regina, Cala Fenugu e Solanas offrono acque limpide e sole a volontà a mezz’ora di viaggio dal capoluogo. Se ci si dirige verso nord, la solitaria e rocciosa Cala Sinzias, il litorale della Costa Rei e gli stagni litoranei di Colostrai, popolati da fenicotteri e aironi, offrono a chi li frequenta un’immagine più autentica e tranquilla del litorale sardo.

Dopo un’indigestione di sole e mare, il ritorno attraverso le montagne del Sarrabus permette una sosta nel cuore della macchia mediterranea dominata da Perd’asub ‘e Pari.

Prima di tornare al capoluogo, il santuario a pozzo di Kukkuru Nuraxi e i fenicotteri degli stagni di Molentargius e di Quartu offrono incontri di prim’ordine con la storia e la natura dell’isola.

Prima o dopo il viaggio tra mare e rocce del Sarrabus, vale senz’altro la pena di dedicare qualche ora alla visita di Cagliari, la Karalis fenicia ancora sorvegliata dalle sue severe mura medievali. E’ vero, gli ingorghi dei viali moderni possono scoraggiare il visitatore. Ma la necropoli punica di Tuxiveddu e lo splendido Museo Archeologico, la bella spiaggia del Poetto e l’elegante Santa Maria di Castello impongono una sosta anche al viaggiatore più frettoloso.

DA CAGLIARI A VILLASIMIUS (47 KM)

Capoluogo dell’isola fin dal tempo dei Fenici, Cagliari non accoglie con il suo volto migliore chi arriva dal “Continente” in traghetto, e si trova di fronte agli anonimi palazzoni e ai porticati del centro. Altrettanto deludente è l’avvicinamento stradale da nord. Lasciata la Carlo Felice, infatti, si attraversa a lungo una squallida periferia industriale e commerciale prima di arrivare nella città.

Fondata nell’VIII sec. a. C. e rapidamente diventata il più importante approdo sulle rotte tra Tiro, Cartagine e la Spagna, Cagliari è rimasta il capoluogo della Sardegna romana, importante per la metropoli al di là del Tirreno soprattutto come serbatoio di grano.

Sede episcopale fin dal 314, fu centro amministrativo bizantino, e venne dotata dai Pisani della poderosa cerchia di mura che si può osservare ancora oggi. Anche sotto gli Spagnoli, i Savoia e l’Unità d’Italia, la città è rimasta il capoluogo politico, amministrativo ed economico dell’isola.

Il porto di Cagliari (Credits: WIkipedia)

Cuore di Cagliari è il quartiere del Castello, il centro medievale sistemato dai Pisani dove si allineano alcuni dei monumenti più interessanti della città. Attraversate le mura per la porta medievale che si apre ai piedi della severa Torre dell’Elefante, si raggiunge in breve la Cattedrale di Santa Maria. Costruita nel Duecento e pesantemente rimaneggiata in forme barocche nel Seicento ad opera dell’architetto genovese Domenico Spotorno, la chiesa conserva forme romano-gotiche nel portale, nel campanile e nelle architetture dell’interno, dove sorge il fastoso mausoleo barocco di Martino II d’Aragona (1676).

Lungo i vicoli della città medievale si raggiungono anche i numerosi palazzi del Sei e Settecento e l’elegante chiesa della Purissima, edificata nel 1554 in stile gotico-catalano. Da non perdere, all’estremità settentrionale del Castello, è il Museo Archeologico Nazionale. Con le sue raccolte di materiali preistorici, statue puniche, bronzetti nuragici e sculture romane, il Museo offre al visitatore un’utilissima panoramica sulla storia e le civiltà della Sardegna.

All’esterno della città murata, il monumento più emozionante di Cagliari è senz’altro la necropoli punica di Tuvixeddu che conserva centinaia di sepolture di tutte le dimensioni, alcune della quali sono decorate da rilievi e pitture.

Meritano una sosta anche i resti dell’Anfiteatro romano, il Santuario della Madonna di Bonario che sorge sull’omonimo colle, la chiesa gotica di San Domenico e quella paleocristiana di San Saturno eretta nel VI secolo e circondata da una necropoli della stessa epoca.

Lasciato alle spalle il centro, ci si dirige verso le alture del Sarrabus, ben visibili in lontananza, per la strada che tocca la spiaggia del Poetto, frequentatissima nella bella stagione dai cagliaritani. Dall’autunno alla primavera, tralasciati gli ombrelloni ancora chiusi, conviene deviare verso le rive dello Stagno di Quartu e dello Stagno di Molentargius, popolati per gran parte dell’anno da una ricchissima avifauna che include fenicotteri, aironi e numerose specie rare di limicoli come il piro piro e il cavaliere d’Italia.

Oltre gli stagni e la lunga Spiaggia di Quartu, la strada si collega con la circonvallazione orientale del capoluogo, traversa una breve piena bonificata e prosegue con decisi saliscendi e panorami via via più vasti lungo la costa rocciosa del Sarrabus, interrotta dalle candide spiagge e dagli insediamenti balneari di Cala Regina, Torre delle Stelle e Su Fenugu.

Oltrepassata anche Solanas, una stradina sterrata che si stacca sulla destra consente una breve e piacevole passeggiata a piedi in direzione di Capo Boi, panoramico promontorio roccioso sorvegliato da una torre cinquecentesca. Poi una discesa porta al Golfo di Carbonara, sul quale si affacciano alberghi, ville e ristoranti, e al piacevole centro di Villasimius, il centro balneare più importante del sud-est della Sardegna.

In paese, oltre alle consuete botteghe di souvenir, meritano una visita gli atelier di alcuni artigiani. Per un bagno, oltre che verso il Golfo di Carbonara, è possibile puntare alla lunga Spiaggia di Simius, a sud est del centro, sulla quale si affacciano alberghi, residence e stabilimenti balneari.

Capo Carbonara Diritto d’autore: alkanc / 123RF Archivio Fotografico

La strada più interessante di tutte, però, è quella che si dirige a sud, passa accanto alla torre saracena e al nuovo approdo turistico e termina ai piedi del faro di Capo Carbonara. Da qui, un breve sentierino tra rocce e macchia consente di raggiungere l’estremità del promontorio, con i suoi massi granitici in vista dell’isola di Cavoli. Per fare il bagno, invece, conviene deviare a sinistra a un bivio, e raggiungere la costa a breve distanza da un grosso edificio in abbandono.

DA VILLASIMIUS ALLA TORRE DELLE SALINE (48 KM)

Lasciata alle spalle Villasimius, la strada inizia a prendere quota, per poi affacciarsi dall’alto sul magnifico litorale roccioso tra Cala Sinzias e Punta Molentis.

Punta Molentis (Diritto d’autore: elitravo / 123RF Archivio Fotografico)

Tra i più spettacolari e selvaggi dell’isola, questo tratto di costa può essere raggiunto soltanto a piedi o in barca. Al largo, rocciosa e allungata, spicca l’isola di Serpentara. Una discesa riporta al mare a poca distanza da Cala Sinzias, piccola e piacevole insenatura rocciosa cui si affiancano estesi rimboschimenti.

Dal bivio per Cala Sinzias, una deviazione all’interno attraverso una fertile zona agricola porta al penitenziario in abbandono di Castiadas, centro di soggiorni agrituristici e di escursioni a piedi. Alle sue spalle, imponenti e rocciose, si alzano la Punta Sa Ceraxa e la Punta Su Baccu Malu.

Poco più avanti, la strada costiera si biforca. Chi vuol proseguire rapidamente verso la statale 125 e le montagne del Sarrabus può restare sul tracciato interno che continua nella campagna fino al bivio di Olla SPeciosa. Poco più avanti, superati i bivii per alcune piacevoli strutture agrituristiche, si raggiungono San Priamo e l’Orientale Sarda.

Più interessante, però, è tenersi sulla strada più vicina alla costa, che costeggia gli stagni e le belle dune della Costa Rei, attraversa una serie di piccoli insediamenti balneari e raggiunge la base del Capo Ferrato, un solitario promontorio roccioso alla cui base vi sono cale e spiaggette (la più bella è Portu Pirastu) di sicuro interesse.

Dan San Priamo, pochi km in direzione di Arbatx portano al bivio per la Torre delle Saline, fortilizio costiero che sorge su un piccolo promontorio roccioso. Ai suoi piedi, verso sud, si distendono gli Stagni di Colostrai, bacini di acqua salmastra dove è facile avvistare piccoli gruppi di fenicotteri. La strada che prosegue a sud della torre attraversa una zona residenziale, percorre la lingua di terra che separa gli Stagni dalla spiaggia, e termina accanto a un porticciolo di pescatori.

DALLA TORRE DELLE SALINE A CAGLIARI (72 KM)

Dalla Torre delle Saline e dai laghi costieri di Colostrai, la strada interna che riporta verso Cagliari offre paesaggi completamente diversi da quelli dell’andata, e s’inoltra in un selvaggio paesaggio di rocce, boschi e macchia.

Oltrepassata San Priamo, merita una sosta l’imponente costruzione del nuraghe Asoru, i cui blocchi di granito si alzano proprio accanto alla strada. Poi la statale entra nella tortuosa valle del Riu Sa Picocca, si affaccia sullo spettacolare anfiteatro roccioso dell’Arco dell’Angelo, tocca la cantoniera di Campuomu e sale al valico di Arcu ‘e Tidu.

Da Arcu ‘e Tidu, di fronte al bivio per Burcei e accanto alla caserma del Corpo Forestale Regionale inizia la strada sterrata che si addentra nella suggestiva Foresta dei Sette Fratelli, solcata dalla valle del Riu Maidopis e dominata dalla Perd ‘asub’e Pari e dalle vette granitiche dei Sette Fratelli.

Istituite nel 1896 e oggi estese su 8.868 ettari, le foreste demaniali del Sarrabus si estendono anche a nord della statale 125, e ospitano una delle due popolazioni sopravvissute di cervo sardo, il mammifero più raro e significativo dell’isola. Salvato grazie alla collaborazione tra il WWF e l’Azienda Regionale delle Foreste, questo animale è presente ai piedi dei Sette Fratelli con oltre 200 esemplari. Oltre al cervo, la zona consente di avvistare il cinghiale, il falco pellegrino, la poiana sarda, l’astore e l’aquila reale che nidificano nelle zone più impervie.

Superata la caserma, la strada raggiunge un bivio dove si va a sinistra, supera un cancello, e continua per altri 4 km nella valle del Riu Maidopis. Dove il tracciato è chiuso alle auto da una sbarra si continua a piedi, raggiungendo in pochi minuti il Vivaio Forestale di Maidopis e il recinto faunistico che ospita alcuni esemplari di cervo. Qui iniziano i sentieri più interessanti del Sarrabus, tutti segnati dal Corpo Forestale.

Per chi si interessa alla fauna, il sentiero migliore è il numero 1, segnato in rosso, che costeggia il recinto dei cervi e poi sale accanto al Riu Su Pressu. Raggiunto un altopiano si continua con un bel panorama sulle vette dei Sette Fratelli, per poi tornare alla base su una carrareccia. Ci vuole un’ora e mezza. Nonostante la macchia sia fitta, il percorso offre buone possibilità di avvistare i cervi. Più spettacolare e un po’ più lungo, il sentiero numero 2 sale nella macchia verso la Perd’a sub ‘e Pari, traversa l’altopiano di Tuppe Ludu, e scende per un valloncello roccioso fino a sbucare sulla strada di accesso 1 km a valle della sbarra. La Perd’a sub ‘e Pari è anche frequentata dagli arrampicatori. La via più facile include un passaggio di quinto grado, quelle più difficili arrivano al 6c.

Tornati alla statale 125, si inizia a scendere in direzione di Cagliari con un percorso meno tortuoso di quello appena affrontato in salita, lungo il quale i boschi di leccio e la macchia mediterranea iniziano a lasciare il posto ai campi coltivati.

Dopo 13 km, superata la Cantoniera Corongiu, si lascia la statale e si devia a destra in direzione di Maracalagonis, centro agricolo fondato quasi duemila anni fa con il nome di Tidora da una comunità ebraica esiliata dall’imperatore Tiberio.

Al centro del paese spicca la bella parrocchiale della Vergine degli Angeli, fondata nel 1225 e che conserva evidenti tracce dell’impianto originario. Belle anche le pitture su legno e tela conservate nella sagrestia, interessante la chiesa romanica della Madonna d’Itria che sorge a poca distanza dalla parrocchiale. Due belle chiese attendono il visitatore nella vicina Sinnai, nota soprattutto per il suo olio e le sue coltivazioni. Al centro del paese si trova la parrocchiale di Santa Barbara, che conserva all’interno parte delle originarie architetture gotico-aragonesi. Un tempo in aperta campagna è la semplice ma interessante chiesa di Santa Vittoria.

Da Sinnai, altri 3 km portano a Settimo San Pietro, altro borgo agricolo privo d’interesse architettonico. Assolutamente straordinario, però, è il tempio a pozzo di Kukkuru Nuraxi, costruito più di tremila anni fa sulla collina omonima, oggi poco a sud della stazione ferroviaria di Settimo. Annunciato in superficie da una modesta struttura di pietra, il tempio prosegue sottoterra con un edificio a cupola di sei metri d’altezza, cui si scende per una ripida scalinata. Al centro del primo locale, un pertugio dà accesso al vero e proprio pozzo, che prosegue per altri venti metri verso una falda di acqua sorgiva nelle viscere della collina. Tornati in superficie, si prosegue lungo la strada asfaltata che riporta alla tangenziale e a Cagliari.

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