Nell’angolo più settentrionale dell’isola, la Gallura è il cuore turistico della Sardegna. Tra Castelsardo e San Teodoro, e in particolar modo tra Santa Teresa, Palau e i centri della Costa Smeralda, le scogliere e le torri di granito lavorato dal mare e dal vento, il profumato intrico della macchia mediterranea, i profili della Maddalena, di Caprera e dei molti isolotti minori formano un quadro straordinario, solo in parte deturpato dalle opere non sempre attente dell’uomo.
E’ stato il mare, azzurro e straordinariamente limpido, a rendere quest’angolo di Sardegna celebre in tutta europa. Uno spettacolo che diventa particolarmente affascinante intorno alle piccole isole di Spargi, Razzoli e Budelli affacciate sulle Bocche di Bonifacio e la Corsica, come nel mare intorno alla Maddalena e Caprera.
Uno spettacolo apprezzato dai vip che dispongono di una casa a Porto Cervo o nei centri vicini, come da chi può permettersi di passare le vacanze negli esclusivi alberghi della Costa Smeralda.
Fuori dalla zona più cara, però, alberghi, villaggi turistici e campeggi alla portata dei comuni mortali permettono anche a chi non ha un conto in banca da sceicco di godere del mare, delle rocce, dell’eterno vento che fanno il fascino della Gallura.
E non c’è solo il mare. A terra, intorno ai massi e alle pareti di splendido granito rossastro, domina il paesaggio una fittissima macchia mediterranea che alterna l’erica e l’olivastro al ginepro, al lentisco, al corbezzolo, all’olivastro, al cisto. Lo spettacolo della natura non si esaurisce con la flora. Modellate nei millenni dell’erosione, incise dai caratteristici tafoni della vicina Corsica, le rocce danno spettacolo quasi ovunque, e creano celebri sculture naturali come l’orso di Palau e le mille forme bizzarre di Capo Testa e Caprera. Più in alto, tra i rimboschimento e gli altopiani della Gallura interna, lo spettacolo prosegue con le torri rocciose del Limbara, le vette caratteristiche dei Monti di Aggius e della punta di Senalonga, i solenni crinali rocciosi del Monte Lerno che domina Pattada e il suo lago.
Diverse per lingua e cultura dagli altri abitanti della Sardegna, i galluresi hanno lasciato evidenti tracce del loro insediamento nel paesaggio. Oltre ai nuraghe, alle rombe dei giganti e ai dolmen, il passato remoto ha qui il volto della nave romana di Spargi, naufragata nel II secolo avanti Cristo.
In tempi più recenti, un singolare personaggio si è perdutamente innamorato della macchia e delle rocce rossastre di Caprera: “Sulle tue cime di granito io sento / di libertade l’aura, e non nel fondo / corruttor delle reggie, o mia selvaggia / solitaria Caprera” ha scritto Giuseppe Garibaldi, che visse nell’isola da 1849 alla morte, avvenuta nel 1882.
Che si seguano le tracce del condottiero del Risorgimento o quelle degli uccelli migratori, che si vada alla ricerca del vento nelle vele o del più solido granito da scalare, la Gallura non delude. La mondanità e il mare sono solo una parte di quel quadro.
Porta della Sardegna per buona parte del traffico turistico e commerciale, collegata da traghetti con Civitavecchia, Livorno e Genova, Olbia è un centro dall’aspetto in gran parte moderno, ed è spesso stretta d’assedio da un traffico che non ha nulla da invidiare a quello delle metropoli “del continente”.
Nel centro della cittadina, il monumento più notevole è la chiesa di San Simplicio, eretta poco dopo il Mille e che fu a lungo cattedrale della Diocesi di Civita. Costruita con una scura pietra granitica che le dà un aspetto severo, la chiesa conserva una semplice facciata che ricorda quella di Santa Giusta, ed emoziona per la solennità dell’interno, dove spiccano cippi ed iscrizioni funerarie di età romana.
Usciti da Olbia, si imbocca e si segue brevemente la strada per Golfo Aranci, dove fanno scalo i traghetti delle Ferrovie dello Stato. A 5 km dal centro, una deviazione segnalata porta al bellissimo pozzo nuragico di Sa Testa, uno dei più suggestivi dell’intera Sardegna.
Tornati brevemente verso Olbia, si piega a destra sul raccordo che corre ai piedi del Monte sa Curi, di cui una deviazione solo in parte percorribile in auto consente di salire all’imponente santuario di Cabu Abbas, al cui interno sono state trovate tracce evidenti di sacrifici umani.
Scavalcata una sella, si scende poi verso le acque limpide del Porto di Cugnana, che dà il vero benvenuto sul litorale gallurese.
Tenendosi a destra a un primo bivio e a sinistra al successivo, si raggiunge Porto Rotondo, una delle più belle ed esclusive località balneari della Sardegna.
Qui, come a Cala di Volpe e a Porto Cervo, gli alberghi e le ville circondati da una profumata vegetazione creano un quadro di notevole suggestione, anche se creato artificialmente negli ultimi trent’anni. Al centro dell’abitato e a brevissima distanza dal porticciolo, può meritare una visita la moderna e interessante chiesa di San Paolo, i cui portali e il cui arredo sono opera dello scultore Mario Caroli.
Da Porto Rotondo si torna indietro per la via già seguita. Tenendosi a destra a due bivii successivi, ci si ritrova sulla scorrevole e panoramicissima strada che costeggia il vero e proprio fiordo di Cugnana. Lasciata a sinistra la diramazione per San Pantaleo e Arzachena, si continua lungo la costa entrando nella vera e propria Costa Smeralda.
Lasciata a destra la breve deviazione per Portisco, si sale a una sella che offre uno splendido colpo d’occhio sul litorale di Cala Razza di Giunco, Cala di Petra Ruia e Cala di Volpe e sulle isole di Mortorio, di Soffi e delle Camere. Al bivio successivo si piega verso destra, e si raggiunge in breve la splendida Cala di Volpe.
Costruita nell’angolo più bello della Costa Smerdalda, questa località ancora più esclusiva di Porto Cervo ospita due degli alberghi famosi (e cari) del mondo come il Romazzino e il Cala di Volpe, oltre alle ville blindate di personaggi notissimi. Al vostro arrivo sarete accolti da una meravigliosa baia dove l’uomo e la natura hanno creato un’unione perfetta di bellezza. Qui potrete visitare le cale di Capriccioli oppure la spiaggia del Principe a Romazzino e, per vedere l’arenile in tutta la sua ampiezza, basterà recarsi nella parte sud di Cala di Volpe, dove potrete passeggiare su Liscia Ruja.
A poca distanza da Cala di Volpe si trova il Pevero Golf Club, con il suo celebre green modellato dall’americano Robert Trent Jones che, al suo arrivo, definì quest’angolo di costa come “un pezzo di terra disegnato da Dio”. Le sue 18 buche offrono agli appassionati uno dei percorsi più difficili d’Europa. E’ senz’altro il più bello, affacciato com’è su un magnifico panorama di macchia mediterranea, di rocce e mare.
Chi vuole ammirare uno dei paesaggi interni più spettacolari della Gallura deve restare sulla strada per Arzachena, lungo la quale si raggiunge l’abitato di San Pantaleo. Qui inizia la bella e facile passeggiata ai piedi delle pareti granitiche delle Torri di San Pantaleo, per una vecchia mulattiera piuttosto ingombra di vegetazione. Si inizia a camminare dallo Stazzo Manzoni, a 1 km dal centro, si attraversa la gola compresa tra il Balbacanu, la Punta Muvrone e la Costa di Beddoro e si raggiunge la base della Punta Cugnana, che con i suoi 650 metri è la vetta più elevata della zona. Dalla sua cima è possibile ammirare gran parte della Gallura, l’arcipelago di La Maddalena fino alla Corsica. Occorrono un paio d’ore.
La strada principale, invece, continua per un tratto all’interno, e poi ridiscende alla costa subito prima di Porto Cervo. Prima a nascere, rimane ancora oggi la più celebre e apprezzata tra le località turistiche della Costa Smeralda.
Costruita sulle due sponde di un suggestivo fiordo naturale, divisa nei due abitati di Porto Cervo Villaggio e di Porto Cervo Marina (si passa dall’uno all’altro con un piccolo traghetto), ha al suo centro la caratteristica piazzetta su cui si affacciano bar, ristoranti e negozi di alto livello, e dai prezzi in proporzione.
Accanto alla piazzetta c’è il porticciolo più famoso della Costa Smeralda. Gran parte delle barche ormeggia però nel più ampio approdo della Marina. Proprio su questo, sia affaccia lo Yatch Club Costa Smeralda, organizzatore di importanti regate come la “Settimana delle Bocche” e la “Sardinia Cup” e promotore della sfida di Azzurra alla America’s Cup.
Unico monumento in senso stretto di Porto Cervo è la chiesa della Stella Maris, costruita in pietra granitica e ginepro, e che conserva all’interno antichi tappeti sardi, argenterie dell’Ottocento e un dipinto attribuito a El Greco.
Ville e giardini, architetture “di servizio” e materiali utilizzati, però, fanno di Porto Cervo un autentico monumento in sé. A visitarla, ogni stagione, sono architetti di grido che cercano ispirazione dalle costruzioni in pietra e legno di olivastro e ginepro, ma anche le folle dei viaggi organizzati che sperano di incontrare, tra una passeggiata e un aperitivo al Portico o a La Regata, volti noti della televisione, dello sport o dell’alta finanza.
Oltre il bivio per Porto Cervo, la strada costiera prosegue affacciandosi sulla splendida insatura di Liscia di Vacca, sulla quale si affaccia il magnifico Hotel Pitrizza, a sua volta tra i più cari, raffinati ed esclusivi dell’isola.
Poi il tracciato punta a ovest, esce dalla Costa Smeralda vera e propria, e continua con un bel panorama sulle alture rocciose di Caprera fino a raggiungere Baia Sardinia, l’ultimo dei grossi insediamenti turistici e balneari di questo settore della costa gallurese.
Più avanti occorre tornare per un buon tratto verso sud. La strada costeggia il profondo e suggestivo Golfo di Arzachena, e alla fine risbuca sulla statale 125, che si segue verso destra fino ad Arzachena, il vecchio borgo di contadini e pastori trasformato e arricchito dopo la nascita di Porto Cervo, Baia Sardinia, Cala di Volpe e Liscia di Vacca.
Nonostante l’aspetto completamente moderno del paese attuale, Arzachena sorge al centro di un territorio ricchissimo di testimonianze antiche, ed ha ospitato nella preistoria una civiltà originale, più simile a quella della Corsica che a quella del resto della Sardegna. Lungo la strada che conduce a Luogosanto, è possibile raggiungere le tombe a dolmen della Necropoli di Li Muri, il nuraghe Capichera e le tombe dei giganti di Li Lolghi e di Lu Coddu Vecchiu, con le loro stele alte più di quattro metri.
Da Arzachena, la statale prosegue verso nord in un paesaggio sempre spoglio, fiancheggiata dal tracciato della ferrovia Sassari-Palau. Alla fine, una breve discesa permette di raggiungere il porto di Palau, dal quale frequenti traghetti raggiungono La Maddalena. Anche Palau ha un aspetto quasi completamente moderno. Dal paese, una strada di grande interesse panoramico porta in cinque chilometri, verso est, alla penisola di Capo d’Orso, dominata dall’omonima roccia e citata già da Tolomeo. Con il traghetto, in circa 20 minuti, si raggiunge il porto de La Maddalena.
All’estremità meridionale dell’isola omonima, l’abitato de La Maddalena conserva l’aspetto ordinato della città costruita nel Sette e nell’Ottocento al servizio della vicina base navale. Cuore dell’abitato è la piacevole piazza Garibaldi (piazza Rossa per gli isolani), mentre sul porto si affaccia la vasta piazza Umberto I, nota ancora con il nome di piazza Comando. L’andirivieni di ufficiali di Marina nelle loro eleganti uniformi ricorda che il ruolo militare dell’isola è tutt’altro che scemato. Solo nelle affollate settimane di luglio e agosto le divise si perdono un po’ nella folla di visitatori e bagnanti.
Il monumento più interessante de La Maddalena è la chiesa parrocchiale, costruita nel 1779, che conserva alcuni cimeli di visita di Horatio Nelson. Alle sue spalle, sopravvive il piccolo nucleo antico della cittadina, con i suoi vicoli e le sue abitazioni di pescatori.
Di grande interesse, appena fuori dall’abitato, è il Museo Archeologico Navale che ospita i reperti della nave oneraria romana naufragata alla fine del II secolo a.C. al largo dell’isola di Spargi. Oltre alle cinque ancore, alle numerose anfore, agli strumenti e ai frammenti dello scafo, si possono osservare nel museo oggetti d’uso quotidiano di proprietà dei marinai, tra cui spiccano dei dadi da gioco e degli amuleti.
Dalla Maddalena a Caprera il tragitto è assai breve. Un comodo ponte permette infatti di raggiungere l’isola legata al nome di Giuseppe Garibaldi. L’eroe acquistò circa metà dell’isola nel 1855, e ricevette in dono il resto l’anno dopo da alcuni sui amici britannici. Iniziò subito la costruzione della sua residenza, la Casa Bianca, e continuò a tornare a Caprera negli intervalli tra le sue imprese che tanti segni hanno lasciato nella storia d’Italia.
Una strada ottimamente segnalata porta al Compendio Garibaldino, la proprietà dell’eroe dei due mondo. Passata allo stato all’inizio del Novecento e restaurato nel 1978, il complesso include un oliveto, un agrumeto, un alveare, un frantoio, un riparto per le imbarcazioni e la curiosa “casa di ferro”, un prefabbricato inglese qui installato nel 1861.
Particolare la Cala Cotticcio, raggiungibile solamente con un’escursione a piedi che vi porterà a scoprire l’insenatura più caratteristica dell’isola. Particolare anche Cala Brigantina, ma rispetto alle altre escursioni è più difficile da raggiungere a piedi.
Terminata la visita, conviene senz’altro proseguire sulla tortuosa stradina che raggiunge l’estremità settentrionale dell’isola, tra bizzarri torrioni granitici separati da profondi valloni rivestiti da una macchia rigogliosa. Dal termine della strada, un breve viottolo porta a un’imponente fortezza ottocentesca che merita senz’altro una visita.
Da qui, gli escursionisti di gusti sportivi possono inerpicarsi verso le rocce del Becco di Vela. Per tutti, invece, è la discesa lungo la sterrata che si abbassa a sinistra del forte e termina dopo aver attraversato una pineta. La discesa lungo la sterrata che si abbassa a sinistra del forte e termina dopo aver attraversato una pineta, permette di scendere al mare presso Cala Napoletana, una delle più belle dell’isola. Camminando sugli scogli si può proseguire fino a Punta Galera.
Dopo la sosta tra memorie storiche e bellezza naturali di Caprera, si torna per la stessa via a La Maddalena, ci si imbarca sul traghetto e si raggiunge nuovamente Palau. Sei km lungo la statale 133 portano al bivio per Santa Teresa di Gallura, dove sia va a sinistra puntando sul Luogosanto e Tempio Pausania.
E’ naturalmente possibile proseguire sulla strada di destra, che prosegue a saliscendi nella campagna, si affaccia sulle insenature di Porto Pozzo e Porto Liscia e raggiunge in 20 chilometri Santa Teresa di Gallura. Collegata da un traghetto alla vicina Corsica, Santa Teresa è il punto di partenza per la breve e suggestiva escursione verso Capo Testa e le sue bizzarre formazioni rocciose. Pochi km oltre il bivio, un’altra interessante deviazione su una strada sterrata porta a Porto Pozzo e Porto Liscia. Oltre l’istmo che separa le due insenature, è possibile inoltrarsi a piedi nella macchia della Penisola Coluccia.
Lasciata definitivamente alle spalle la costa, la statale 133 si dirige verso sud, prima accanto al torrente Liscia e poi su un desolato altopiano. Tra vigneti e frutteti si raggiunge Luogosanto, importante centro medievale nel quale spicca l’interessante santuario della Natività di Maria, costruito nel Duecento e poi più volte rimaneggiato, meta di pellegrinaggi da ogni parte della Gallura.
Nei dintorni di Luogosanto possono meritare una visita i resti di alcuni piccoli insediamenti medievali, tra cui spiccano l’Eremo di San Trano, il Castello di San Leonardo e il Castello di Baldu.
Un lungo tratto di statale in leggera salita permette di addentrarsi nel cuore dell’altopiano della Gallura, in vista del poderoso massiccio e delle dentellate guglie rocciose del Limbara. A 16 km da Luogosanto si lascia per un breve tratto la statale, e si devia a destra in direzione di Aggius, vecchio borgo noto per l’estrazione e la lavorazione del granito. In paese può meritare una visita la chiesa di Santa Croce, fondata nel 1709 e oggetto di un recente restauro. A nord ovest del paese, è possibile raggiungere in 5 km il desolato scenario roccioso della Valle della Luna, irta di torri e spuntoni granitici e oggetto di un’interminabile diatriba tra gli ambientalisti e i cavatori locali.
Una strada sterrata percorribile in auto per la prima parte, poi un guado e un viottolo permettono di raggiungere l’interessante nuraghe Izzana, costruito con enormi blocchi in granito.
Alle porte di Aggius, il sentiero che risale la valle del valletta del Riu Le Prugne permette di compiere escursioni di grande interesse panoramico, nella splendida macchia che riveste le pendici del monte Sozza, del monte Tronu e della Punta Vaddi Buiosa. Facili fino alla base delle vette, gli itinerari comportano alla fine dei brevi passaggi di arrampicata. I panorami, però, sono di grande interesse anche se ci si ferma più in basso.
Lasciata Aggius ci si dirige ancora verso sud, si sbuca sulla statale 127, e poi si raggiunge in breve Tempio Pausania, la città romana fortificata di Gemellae costruita per controllare le alture della Gallura e quindi le vie verso il porto di Olbia.
Nota per le vicine vette rocciose del Limbara e per le acque minerali della Fonte di Rinaggiu, Tempio conserva un interessante centro storico nel quale spicca l’imponente edificio della cattedrale, costruita alla fine del Quattrocento e notevolmente rimaneggiata nell’Ottocento. Interessante è anche il museo civico, in buona parte occupato dalle collezioni dedicate alla vita e all’opera del tenero Bernardo De Muro.
Poco a nord del paese, sulla statale 133 per Luogosanto, si affaccia l’imponente nuraghe Maiori, uno dei più suggestivi della Gallura.
Da Tempio, prima di riprendere la via della costa, conviene senz’altro salire verso il massiccio granitico del Limbara, che con i suoi 1362 metri è il “tetto” della Gallura. Occorre seguire la strada per Oschiri, deviare a sinistra a un bivio con evidenti indicazioni, e salire tra rocce e rimboschimenti di conifere, fino alla chiesetta della Madonna della Neve e al posteggio a poca distanza dalle antenne e dagli impianti militari che coronano la montagna.
Un facile sentiero permette di salire al Monte Limbara mentre una facile e divertente arrampicata su grossi blocchi di granito porta invece sul punto più alto del Giugantinu. Assolutamente inscalabile, ma particolarmente elegante se osservata dalla base, è infine la cuspide della Berritta, un torrione strapiombante da tutti i lati.
Ridiscesi a Tempio Pausania, si segue la strada per Olbia che raggiunge in 8 km Calangianus, grosso centro agricolo circondato da estesissimi boschi di querce e sughero. Nell’abitato merita senz’altro una visita la seicentesca parrocchiale di Santa Giusta, che conserva nel transetto destro un’interessante Assunzione dipinta da Andrea Lusso.
Oltrepassata Calangianus, la strada prosegue alla base dei rimboschimenti e delle rocce granitiche del versante settentrionale del Limbara, sale ai 598 metri del valico de La Scala, e scende al di là in vista del mare che compare in lontananza.
A sette km da Calangianus, accanto ad un casello della vecchia linea ferroviaria Tempio-Monti, ora smantellata, inizia a destra una strada sterrata che consente interessanti passeggiate a piedi o in mountain bike nella zona integra del massiccio del Limbara. Lungo il tracciato, che si svolge all’interno di una Riserva forestale, è possibile raggiungere la Funtana dell’Azzò, la base del granitico Monte Biancu e la valle del Riu Littaghesu. Qui, a 950 metri di quota, sono le caratteristiche Grotte, ricoveri di pastori costruiti sfruttando gli anfratti naturali di alcuni enormi blocchi di granito.
Lasciato alle spalle il Limbara, la strada tocca la borgata di Telti, scende con qualche svolta in direzione del Riu Santu, poi prosegue rettilinea fino a raggiungere nuovamente Olbia.
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