Un itinerario alla scoperta delle isole del golfo di Napoli, incantevoli e famose in tutto il mondo: per rilassarsi alle terme di Ischia, già frequentate duemila anni fa dai Romani, o nell’esclusiva tranquillità di Procida. Per immergersi nell’invitante mondanità di Capri, meta del jet-set internazionale, e ammirare i suoi paesaggi, passeggiando fra parchi e ville mozzafiato. O per godersi la pace e la natura di Anacapri, tra baie e scogliere che si tuffano nel blu.
Procida e Ischia si trovano all’estremità nord-occidentale del Golfo di Napoli, posizionate di fronte al Monte di Procida. Di origine vulcanica, vengono considerate un’appendice dei Campi Flegrei. Questo però non ha impedito una diversa conformazione morfologica che ha favorito lo sviluppo, su entrambe le isole, di una vegetazione molto fitta e rigogliosa.
Pittoresca per le caratteristiche costruzioni in tufo dai diversi colori, verdissima – grazie anche ad un continuo susseguirsi di agrumeti e vigneti – circondata da acque di un blu intenso: così appare Procida a chi la avvicina via mare. L’isola presenta coste irregolari, a tratti sabbiose, a tratti rocciose e frastagliate. Rispetto alla vicina Ischia, sempre affollata e frequentata da turisti in arrivo da tutto il mondo, ha mantenuto una certa riservatezza – anche molto esclusiva – che la fa preferire da quanti apprezzano semplicità e tranquillità.
A Procida, scelta da Elsa Morante per ambientarvi il suo romanzo “L’Isola di Arturo”, si sono salvate tradizioni locali vecchie di secoli, come la processione dei Misteri del Venerdì Santo o l’estiva Sagra del Mare.
La visita comincia da Marina di Sancio Cattolico, principale approdo, particolarmente pittoresca grazie alle caratteristiche costruzioni con il tetto a volta e facciate “mosse” da archi. Da qui si raggiunge il castello – dalla pianta rettangolare e innalzato su quattro livelli a picco sul mare – eretto nel XVI secolo dagli Avalos, feudatari di Procida e Ischia per duecento anni.
Si sale sino al centro storico: la cittadella medievale di Terra Murata costruita sul promontorio più alto di tutta l’Isola (91 metri). Dal IX secolo, data la sua posizione strategica, vi si formò il primo nucleo abitativo rimasto tale sino al 1500. Qui, la principale attrattiva è costituita dall’abbazia di S. Michele Arcangelo – fondata nel XIII secolo, ma ricostruita nel 1500 – che conserva un San Michele di Luca Giordano, ma vale la pena soffermarsi ad ammirare palazzo De Iorio, unico esempio di architettura gentilizia del borgo.
Ai piedi di Terra Murata sorge un altro borgo, Marina della Corricella, che si è sviluppato intorno alla chiesa di Santa Maria delle Grazie, la cui cupola è visibile da ogni parte della marina. Originariamente abitato da pescatori, è completamente arroccato sulla costa. Una lunghissima scala scavata nella roccia lo collega al mare. Dal versante opposto – particolarmente verde e lussureggiante – si raggiunge Vivara, isola satellite collegata a Procida da un ponte, riserva naturale gestita dal WWF. Interamente ricoperta dalla macchia mediterranea, oasi di pace, Vivara conserva testimonianze dei suoi primi abitanti dell’età del Bronzo.
A Marina di Sancio Cattolico si prende il traghetto per Ischia, più grande e montagnosa e straordinariamente ricoperta di vegetazione mediterranea. L’isola è apprezzata per le terme, conseguenza dell’origine vulcanica di tutta la zona. Fanghi e acque ipertermali (fino a più di 90°) sono ancora una delle principali attrattive dell’isola – chiamata Pithecusa dai Greci che la abitarono prima dei Romani – a Casamicciola Terme, Lacco Ameno, Forio.
Ischia è il principale centro dell’isola, composto dalla parte che risale al ‘700 – Ischia Porto, che si è sviluppata intorno a un laghetto di origine vulcanica attiguo alla costa e collegato al mare – e quella più antica – un tempo detta Celsa, oggi Ischia Ponte – ricca di testimonianze dei secoli passati e famosa per la sua spiaggia di ciottoli neri detta “dei Pescatori”.
Molti i luoghi degni di una sosta: la chiesa di S. Antonio il cui convento ospita la Biblioteca Antoniana, il Vescovado, la chiesa dello Spirito Santo, e la barocca cattedrale dell’Assunta, fondata nel XII secolo e rifatta nel XVIII, con una cripta gotica.
Su un isolotto, collegato alla terraferma da un ponte, sorge il castello Aragonese che, nel Medioevo, difendeva il paese dalle aggressioni esterne. Tra le mura si trovano diverse costruzioni, compresa una cattedrale angioina del ‘300. Muovendo verso ponente si incontrano Casamicciola, centro termale frequentato da un pubblico internazionale, ma anche Lacco Ameno, la Pithecusa che i Greci fondarono nell’VIII sec.a.C. Le testimonianze di quella dominazione sono conservate nel Museo Archeologico di Pithecusa, ospitato nella settecentesca Villa Arbusto, circondata da un grande parco. In centro, il santuario di Santa Restituta è dedicato alla patrona dell’isola, una cartaginese sfuggita al martirio e approdata sull’isola nel IV sec. E’ composto da due edifici: il più antico, fondato nel 1036 ma ricostruito fra il XV e il XVIII secolo, dà accesso, attraverso una cripta, ai resti di una basilica paleocristiana del IV-V sec. costruita in una cisterna romana. Ogni anno, l’approdo di Santa Restituta viene evocato, il 16 e il 17 maggio, nella bellissima baia di San Montano, a pochi minuti da Lacco Ameno.
Si prosegue per Forio, affacciato sul mare aperto, caratterizzata da casette bianche vicoli e corti con alcune belle chiese – S. Maria di Loreto, S. Francesco, S. Maria Visitapoveri, S. Vito. L’abitato è sovrastato da un torrione del XV secolo, la più centrale delle dodici torri erette a difesa dagli attacchi dei pirati. Appena fuori dal paese, il santuario di S. Maria del Soccorso: anticamente i marinai deponevano qui gli ex voto.
Barano, a qualche km dalla costa sud, è da visitare soprattutto per il lunedì dell’Angelo e il 24 giugno, giorni in cui si ripete la “Ndrezzata”, tradizionale ballo in costume con canti popolari. Nel cuore dell’isola si risale il Monte Epomeo: dalla cima, a 788 metri, si ha un panorama completo sui dintorni dell’isola e del golfo di Napoli. Prima della vetta si incontrano la chiesa di S. Nicola (XV secolo) e un eremo un tempo meta di pellegrinaggi.
In poco più di un’ora di navigazione è possibile, da Ischia, raggiungere Capri, e trascorrere lì, sull’”Isola Azzurra“, una giornata indimenticabile. I collegamenti diretti tra le due perle del golfo di Napoli cominciano un paio di settimane prima di Pasqua. All’inizio con minor frequenza: una, massimo due volte la settimana; poi, nei mesi di alta stagione, quasi giornalmente.
Un paradiso terrestre apprezzato oggi come 2000 anni fa, soprattutto dagli imperatori romani Ottaviano Augusto e Tiberio. Il primo la acquistò dalla città di Napoli, il secondo la scelse come residenza definitiva. Ma la vera passione per Capri è letteralmente scoppiata nella prima metà del XIX secolo, in seguito alla scoperta della famosissima Grotta Azzurra. Schiere di personaggi illustri – soprattutto artisti e intellettuali – di nobili e di ricchi, la scelsero come residenza abituale o stagionale e vi costruirono le loro ville alimentandone il mito.
Raggiungendola via mare si approda a Marina Grande, il centro principale dell’isola. Nello stesso golfo si trova l’unica spiaggia sabbiosa e, oltre, i resti di Palazzo a Mare, residenza di Augusto, e quelli dei Bagni di Tiberio, una monumentale villa immersa in un parco. A Marina Grande, prima di prendere la funicolare che porta al paese di Capri, si visita la chiesa di S. Costanzo, che custodisce le spoglie del patrono dell’isola e da dove si imbocca la Scala Fenicia, antico sentiero di 881 scalini, per secoli unico collegamento con Anacapri, l’altro centro abitato.
Una volta in centro, si raggiunge la piazza Umberto I dalla quale si gode una bella visita sulla marina sottostante. Piccola e raccolta, vivacizzata da frequentatissimi locali e caffè, la cosiddetta piazzetta è il fulcro della vita mondana di Capri. Fra negozi e locali, “spuntano” la Torre dell’Orologio, palazzo Cerio (un tempo castello di Giovanna I d’Angiiò) e la chiesa di S. Stefano, insieme di arte barocca e araba. La piazzetta è al centro del pittoresco quartiere medievale percorso da vie strette e tortuose sulle quali si affacciano esclusive boutique.
Lasciando il paese alle spalle, si raggiunge la Certosa di S. Giacomo, il complesso più rappresentativo dell’architettura locale: edificato verso la fine del 1300, ha subito ripetute devastazioni e diverse destinazioni d’uso compresa quella di carcere. La Certosa oggi ospita una biblioteca ed è sede di attività culturali: nel refettorio ha trovato sistemazione il Museo Diefenbach con opere di questo pittore e statue romane provenienti dalla Grotta Azzurra. Scendendo sulla costa in direzione ovest, si incontrano il parco di Augusto, giardino pubblico dal quale si gode una bellissima vista sui Faraglioni – le tre famose formazioni geologiche la più alta della quali, chiamata “Scapolo”, raggiunge i 109 metri – e sulla sottostante Marina Piccola. Il parco ospita il monumento a Lenin, omaggio agli intellettuali russi che, esuli, visitarono Capri.
Fuori dal parco di Augusto, l’imbocco di via Krupp. Voluta dall’industriale tedesco, si ricollega a Marina Piccola seguendo un tracciato a picco e tutto tornanti, offrendo una vista mozzafiato. Spostandosi verso est si raggiunge il belvedere di Tragara, con una piacevole passeggiata tra parchi e ville: offre una spettacolare vista sui Faraglioni che si possono vedere da vicino scendendo ulteriormente sino al porto di Tragara. Solitario, un quarto faraglione, detto il Monacone, conserva resti di costruzioni romane.
Proseguendo lungo la passeggiata detta del Pizzolungo, si incontra la villa Malaparte, realizzata tra il ’38 e il ’39 su progetto dell’architetto Adalberto Libera secondo canoni modernissimi.
Una ripida scalinata porta all‘Arco naturale, altra meraviglia naturale di Capri – una roccia che si inarca a picco sulla costa incorniciando un panorama mozzafiato – e alla Grotta di Matermania, un tempo dedicata al culto della dea Cibele.
Proseguendo nel giro dell’isola in senso antiorario, una volta superata l’ex torre del faro, si raggiunge, a 350 metri d’altezza sul livello del mare, Villa Jovis: probabilmente il più grande degli edifici – si dice che fossero 12, dedicati agli dei pagani – voluti dall’Imperatore Tiberio sul suolo caprese. Del complesso originario restano il quartiere d’onore, quattro cisterne, il quartiere del bagno, le abitazioni dell’imperatore, la cucina e i servizi, la dimora imperiale.
Una volta ritornati al centro del paese, si imbocca la strada che, attraversando uliveti e vigne, lo collega con Anacapri, alle pendici del monte Solaro. Nel secondo centro dell’isola, decisamente meno mondano, ma altrettanto esclusivo, si visitano la settecentesca chiesa di S. Michele e la parrocchia di S. Sofia, oltre alla villa S. Michele, voluta dallo svedese Axel Munthe sulla pianta di una residenza romana. Al suo interno sono conservati arredi antichi, un bellissimo giardino e una cappella del X secolo. Notevole il panorama. Dalla villa si raggiunge a piedi la Chiesa ed Eremo di Santa Maria di Cetrella, posizionata sul versante di Monte Solaro rivolto verso Capri, a strapiombo sulla bai di Marina Piccola: anche qui la vista è impareggiabile. La chiesa – il cui nome viene da un’erba aromatica comune nella zona – è citata per la prima volta in documenti che risalgono al 1400 ed è stata ricostruita nel 1600. Recentemente, con i lavori di restauro, è stato recuperato il vicino Osservatorio Astronomico. Il percorso termina con una visita alla famosa Grotta Azzurra, sorta di icona dell’isola partenopea.
Da Anacapri ci si arriva facilmente scendendo sull’estremità nordoccidentale: accessibile attraverso una stretta entrata, offre uno spettacolo unico. Al suo interno, infatti, l’acqua assume riflessi turchini essendo illuminata da un’apertura sotto il livello del mare. Nota già agli antichi romani che al suo interno costruirono un approdo, ospita la cosiddetta galleria dei pilastri tutta punteggiata di stalattiti.