Con i suoi 118 abitanti, Drenchia è il comune meno popoloso del Friuli. Il motivo è da ricercare soprattutto nella sua particolare posizione geografica: adagiato a 663 m.s.l.m. sulle falde del Colovrat nella valle del torrente Rieca-Cosizza che qui ha le sue sorgenti, si trova all’estremo orientale della provincia di Udine, al confine con la valle dell’Isonzo, in Slovenia.
La sua conformazione lo rende appunto una perla naturalistica: numerosi sono i sentieri importanti che offrono panorami mozzafiato sulle Valli del Natisone.
L’unica evidenza di insediamenti preistorici nell’area del comune si riferisce alla scoperta effettuata in una caverna situata alla base del monte Colovrat. Nel corso delle esplorazioni eseguite da Ardito Desio nella Grotta del Cane di Paciuch, sono stati reperiti numerosi cocci, appartenenti ad un unico recipiente di grandi dimensioni, di controversa datazione. Dallo studio dei disegni eseguiti da Desio e dalla descrizione del vaso, andato perduto a seguito degli avvenimenti della prima guerra mondiale, gli studiosi hanno desunto che lo stesso può essere fatto risalire o al tardo neolitico-eneolitico o all’antica età del bronzo.
Nel secolo VII popolazioni slave entrarono in Italia, al seguito degli Avari, ed occuparono e colonizzarono le Valli del Natisone. Ebbero diversi scontri, con alterne fortune, con i Longobardi, che dopo il 568 avevano occupato quasi tutta la penisola. Le azioni bellicose terminarono dopo la stipula di un trattato che definiva i confini tra le due comunità e lasciava le terre della zona collinosa alle popolazioni slave. In seguito, le terre del comune, dal tempo del Patriarcato di Aquileia sino alla caduta della Repubblica di Venezia, fecero parte (con la contrada di Drenchia) della Banca di Merso, organizzazione che, assieme alla Banca di Antro, gestiva in modo autonomo l’amministrazione e la giustizia nell’area della Slavia veneta. Tali privilegi vennero concessi come riconoscenza dell’azione di controllo e difesa dei confini nord-orientali del Friuli svolta dalle milizie locali all’uopo costituite.
Dopo l’invasione delle truppe napoleoniche e la caduta della Repubblica di Venezia, la regione perse la sua autonomia e venne divisa in “Comuni”, previa la soppressione delle organizzazioni territoriali esistenti. Nel 1797, con il Trattato di Campoformio, la Benečija (Slavia veneta) venne assegnata in amministrazione all’Austria; successivamente, dopo la pace di Presburgo passò, per un breve periodo, al Regno d’Italia napoleonico. Nel 1815, dopo la stipula della convenzione di Schiarino Rizzino tornò all’Austria come parte integrante del Regno Lombardo Veneto. Infine nel 1866, a seguito della terza guerra d’indipendenza, dopo la pace di Vienna ed il plebiscito del Veneto del 1866, si staccò dai domini absburgici per passare sotto il Regno d’Italia sabaudo.
Le alture del comune sono ricordate anche per gli avvenimenti legati alla prima guerra mondiale. Sulla dorsale del Colovrat passava infatti l’estrema linea difensiva approntata dalla 2ª Armata per impedire l’avanzata del nemico nella pianura friulana in caso di ritirata delle truppe combattenti nelle linee avanzate. La mattina del 24 ottobre 1917, con l’inizio della battaglia di Caporetto, tutto il territorio comunale venne interessato da un violento bombardamento che provocò ingenti danni e perdite di vite umane sia militari che civili. Successivamente il tenente Erwin Rommel, con un attacco a sorpresa, riuscì ad annientare la resistenza delle truppe italiane e ad occupare le alture del Colovrat per poi dirigersi verso il Matajur e la pianura friulana. Nella zona del Na Gradu Klabuk è stato realizzato, con un programma di iniziativa comunitaria, un museo transfrontaliero all’aperto dove si possono ammirare trincee, gallerie, fortificazioni e bunker dell’epoca, opportunamente restaurati.
Nel comune di Drenchia sono presenti due chiese: la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta a Cras (costruita nel 1700, con all’interno una statua lignea della Madonna con Bambino risalente all’inizio del XVI secolo) e quella di San Volfango presso l’omonimo paese.
Architettura rurale
Nelle vicinanze delle frazioni di Cras, Oznebrida e Trusgne sono ancora osservabili le tipiche costruzioni dell’architettura rurale della Slavia veneta, localmente chiamate kasta e kozolec. Le prime sono edifici risalenti al XV secolo realizzati con basamento in pietra e piano superiore in legno, con tetto a forte inclinazione ed utilizzati quali fienili e magazzini per custodia degli attrezzi, mentre i secondi sono costruzioni in pietra e legno adibite all’essiccazione del foraggio e degli altri prodotti agricoli nonché quali deposito delle attrezzature impiegate nei lavori campestri.
Tra gli anni trenta del XIX secolo e la prima metà del XX, sul territorio comunale erano in funzione numerosi mulini costruiti in prossimità dei tanti corsi d’acqua esistenti. Di dieci fabbricati esiste ancora una storia documentata sulla realizzazione dei manufatti e sul lavoro di macina delle granaglie che ivi veniva effettuato. Oggigiorno quattro di questi impianti sono quasi totalmente scomparsi mentre degli altri sei rimangono visibili solo parti delle murature e tracce dei sistemi di convogliamento delle acque. Fa eccezione il mulino di Peternel che, edificato verso la metà del XVIII secolo e rimasto in attività fino agli anni cinquanta del XX, si trova ancora in buone condizioni nella parti in muratura e, all’interno, possiede ancora parti delle strutture del sistema molitorio.
Nella ex scuola elementare della frazione di Trinco è ospitata la Casa Rurale del Territorio, che è un museo della cultura locale dove sono esposte collezioni di oggetti domestici, di attrezzi agricoli ed utensili artigianali non più reperibili, nonché cimeli risalenti alla Prima guerra mondiale. Il Museo è stato realizzato ed è tuttora curato su iniziativa della locale Associazione “ Pro-Drenchia” che, a partire dagli anni novanta, attraverso i suoi soci, si è adoperata nella raccolta dei citati oggetti donati dalla popolazione del Comune. Come ricordato, oltre agli oggetti ci sono foto che ritraggono vari personaggi e luoghi di una volta. Altre foto riguardano le varie manifestazioni che annualmente vengono riproposte ed organizzate dalla stessa associazione. Da non dimenticare la presenza di vecchi documenti (pagelle, carte d’identità, atti notarili ecc.).
Drenchia ospita l’unica foiba della provincia di Udine in cui, secondo lo storico Diego de Castro, giacciono i corpi della Divisione Partigiana Osoppo.
Dalla località di Casoni Solarie si sale verso il monte Colovrat e, dopo due chilometri si giunge dinnanzi ad un altro cippo che ricorda l’alpino Giuseppe Zanuso, che, a seguito di una tremenda tempesta di neve, morì tra la notte del 4 e 5 gennaio 1929. Nei pressi del cippo nel 1992, dal gruppo Alpini di Drenchia, è stato eretto un Rifugio-Bivacco dedicato alla sua memoria. Anche qui la prima domenica di settembre si svolge una cerimonia in ricordo dello sfortunato alpino.
L’escursione proposta si snoda in Comune di Drenchia ed interessa il monte Colovrat/Kolovrat situato sul confine con la Repubblica di Slovenia. Il percorso ha inizio circa 100 metri prima del passo Solarie (rifugio Solarie) a quota 930 m. slm e si diparte a sinistra direttamente dalla strada provinciale turistica di Solarie – è presente una tabella indicante “bivacco”. Trattasi di una mulattiera in buone condizioni che attraversa a mezza costa il Monte Colovrat con orientamento est – ovest superando un modesto dislivello per un totale di circa 150 metri.
Il percorso si svolge in esposizione sud – sud ovest ed attraversa prati abbandonati, rimboschimenti di conifere e boschi di nocciolo in fase preparatoria al futuro bosco a foglie caduche.
La flora è caratteristica dell’ambiente prealpino cosi anche la fauna caratterizzata dalla presenza di ungulati nonché saltuariamente è segnalata anche la presenza dell’orso.
Il percorso si può suddividere in due parti:
– Solarie – Bivio Kras – bivacco Zanuso.
– Solarie – Bivio Kras – Drenchia Superiore.
Il tratto Solarie – Bivio Kras è comune ed ha una lunghezza pari a m.l. 1800.
Il tratto Bivio Kras – bivacco Zanuso ha una lunghezza di m.l. 300.
Il tratto Bivio Kras – Drenchia Superiore ha una lunghezza di m.l. 700.
Il percorso è facilmente individuabile ed è estremamente panoramico, la vista spazia dal monte Matajur ai monti del Trnovski gozd in Slovenia. Interessante la vista su tre santuari mariani (Sveta Gora – Marijino Celje e Castelmonte) e nelle giornate particolarmente limpide è visibile anche il mare.
Dal bivacco Zanuso (pressi) il panorama interessa le Alpi Giulie con viste sul monte Krn (monte Nero), Vogel, Kanin e Triglav.
L’area è estremamente interessante dal punto di vista ambientale-naturalistico.
Da ricordare anche l’importanza storica dell’area del Colovrat coinvolta in importanti operazioni belliche durante la prima guerra mondiale e delle quali sono ancora visibili numerose strutture come postazioni per cannoni e punti di avvistamento
Sul crinale del monte Colovrat è posizionato il confine tra Italia e Slovenia, fino al 1991 tra Italia e Jugoslavia, nel periodo estivo è aperto anche il valico confinario di Solarie attraversando il quale si può giungere a Livek o a Kambreško in Slovenia.
Notevoli anche gli interventi umani che caratterizzano la mulattiere ed i metodi di coltivazione in un ambiente particolarmente difficile dal punto di vista orografico.
Di interesse i residui di opere di trasporto del fieno via aerea ( si tratta di appositi cavi a sbalzo utilizzati per il trasporto a valle del fieno). La difficoltà del percorso è valutata in E (escursionistico).
I tempi di percorrenza per medi camminatori non supera le due ore senza calcolare le soste nei punti più panoramici.
Il percorso del Colovrat / Kolovrat si può schematizzare come segue:
Passo Solarie – mulattiera – bivio Kras – bivacco Zanuso – dorsale del Colovrat /Kolovrat – strada sterrata e parzialmente asfaltata (chiusa al traffico)Solarie.
Riferimento cartografico: carta Valli del Natisone – Cividale del Friuli
in scala 1: 25.000 (Editrice Tabacco).
Punti di appoggio : rifugio Solarie (sempre aperto)
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