Composta dalle Valli del Tagliamento, del But, Pesarina, Degano, del Lumiei, Valvalda e d’Incaroio, la Carnia è una delle zone alpine meglio preservate dal punto di vista dell’ambiente. Ma a rendere ancora più affascinante quest’angolo di Italia ci sono la gastronomia e l’artigianato. Gli amanti degli sport invernali non hanno che l’imbarazzo della scelta e chi cerca una vacanza all’insegna del relax è nel posto giusto. Qui il turismo è ancora a misura d’uomo.
Situato nella media valle del Tagliamento, nel punto dove vi confluisce il But, ai piedi del monte Strabut, Tolmezzo è considerata la capitale della Carnia. Le origini della cittadina risalgono probabilmente all’epoca romana, ma le prime notizie certe si trovano in alcuni documenti, databili intorno all’anno Mille, dove la località viene citata, tra i possedimenti dei patriarchi di Aquileia, con il nome di Tulmetium. Importante quanto antico snodo commerciale e industriale posto sulla strada per il passo di Monte Croce Carnico, Tolmezzo è oggi diventato un punto di riferimento per i centri situati nel suo comprensorio, grazie all’ampia offerta di servizi che interessano soprattutto il settore del turismo. Nel Trecento Tolmezzo diventa comune autonomo, imponendosi come il più importante centro della Carnia, e nel 1420 passa sotto il dominio della Repubblica di Venezia, mantenendo notevoli privilegi. Nel 1866 venne dichiarato città italiana, dopo essere appartenuto all’Austria a partire dalla fine del 1700. Nel 1976 il paese è stato gravemente danneggiato dal terremoto che aveva colpito il Friuli Venezia Giulia e, attualmente, il suo centro storico è stato quasi interamente ristrutturato.
Da non perdere, il Museo delle arti e tradizioni popolari, con sede nel settecentesco palazzo Campeis, che raccoglie preziosi oggetti, materiali e ricostruzioni che illustrano non solo le attività artigianali tipiche della zona, ma anche la storia e le tradizioni della regione. Il Museo è considerato uno dei più importanti d’Europa. Da visitare, nella piazza centrale, il Duomo di San Martino, edificato nel Settecento dall’architetto Schiavi. La chiesa presenta sculture del 1500, mentre sul campanile si trova un angelo che segnala velocità e direzione del vento.
Continuando a percorrere la strada verso nord, a circa 8 km da Tolmezzo, si raggiunge Arta Terme, località di villeggiatura, nonché rinomato centro termale fin dai tempi dei Romani, situato a fondovalle e interamente circondato da boschi. Presso il moderno stabilimento termale di Fonte Pudia si trova una sorgente di acqua solfato-calcica sulfurea usata per scopi curativi. Da visitare la chiesa parrocchiale di Santo Stefano, costruita nel 1782, che conserva al suo interno un pregevole battistero di legno del Seicento e alcuni altari barocchi di marmo.
A una quindicina di km da Arta Terme, in direzione nord-est, si incontra Paularo, una località situata nel cuore della Val d’Incaroio a un’altezza di 648 metri. Da vedere alcuni interessanti palazzi costruiti nel tipico stile carnico. Come il palazzo Fabiani Linussio, del 1700; il cinquecentesco palazzo Calice-Screm (che al suo interno presenta un soffitto a cassettoni dipinti), e palazzo Calice Valesio. Paularo è un ottimo punto di partenza per passeggiate, escursioni e gita. Tra le mete facilmente raggiungibili dal centro di Paularo, ci sono l’omonimo monte, alto 2.043 metri, e il rifugio Fabiani, a quota 1.539 metri, dove si arriva risalendo il corso del torrente Chiarsò.
Proseguendo verso ovest, si arriva a Paluzza. Il paese, dominato dalla Creta del Timau, si trova a 600 m. d’altitudine, in una conca punto di confluenza del torrente Pontaiba con il torrente But. Le origini del paese, oggi una località di villeggiatura, sono tuttora incerte ma si fanno comunque risalire intorno all’anno Mille. Oltre alle tipiche case carniche che caratterizzano l’abitato, a Paluzza sono da vedere la chiesa di San Daniele Profeta e la parrocchiale di Santa Maria. La prima ,decorata con affreschi di Antonio Schiavi, risale al 1700 e conserva al suo interno un organo del Settecento. La chiesa di Santa Maria incorpora invece, l’abside di un precedente sacrario quattrocentesco, demolito nel 1914, e contiene un organo di legno del 1500. Delle antiche fortificazioni resta la Torre Moscarda, fatta costruire nel XIII secolo dal patriarca Gregorio di Montelongo. Il villaggio è noto agli amanti dello sci per aver dato i natali alla campionessa olimpionica Manuela Di Centa.
Superata Paluzza, continuando verso nord, si arriva a Timau, ultimo centro abitato del Friuli Venezia Giulia, situato al confine con l’Austria ad un’altitudine di oltre 800 metri. I primi insediamenti sul territorio di Timau risalgono probabilmente all’anno Mille, grazie alle migrazioni delle popolazioni provenienti dalla Germania e dalla vicina Carinzia. Le prime citazioni ufficiali della località si trovano a partire dal XIV secolo su alcuni documenti che riportano il nome tedesco di Timau. In paese si trova un imponente e moderno Santuario, costruito nel 1961 mentre, appena fuori dal centro, si può visitare il Tempio Ossario dei Caduti, più volte incendiato durante la guerra e più volte ricostruito, che presenta all’esterno un interessante porticato. Al suo interno si trovano pregevoli mosaici degli anni ’50 e una Madonna della Neve di Pietro Fragiacomo. Nel Tempio Ossario sono custoditi i resti dei caduti sul fronte dell’Alta Valle del torrente But durante la Prima Guerra Mondiale.