La città dell’Aquila è situata 721 m. s.l.m., lungo il declivio di un colle alla sinistra del fiume Aterno, in mezzo ad un’ampia conca compresa tra la catena del Sirente e il lato occidentale del Gran Sasso.
L’aspro massiccio del Gran Sasso pare segnare il limite tra le due tipologie di paesaggio presenti in Abruzzo: l’Abruzzo marittimo verso oriente e quello montano dell’alto Appennino ad occidente. Ma la sua importanza non si limita al solo aspetto geomorfologico ma anche alla naturale vocazione di stazione sciistica e alla sua memoria storica: infatti in località Campo Imperatore (raggiungibile da L’Aquila in pochi minuti con una moderna funivia) fu tenuto prigioniero Mussolini nel 1943. L’albergo che lo ospitò conserva ancora intatta la stanza dove il duce visse ore difficili.
Non lontano dall’albergo si trova il prestigioso osservatorio astronomico ed una piccola chiesetta. Suggestivo è il panorama sulle montagne innevate che d’estate si colorano di un verde brillante, interrotto qua e là dal bianco delle greggi pascolanti che ancora fanno parte integrante dell’economica e della tradizione dei piccoli centri abitati del Gran Sasso.
Il versante appenninico che da L’Aquila porta verso l’alto Lazio e l’Umbria si presenta articolato e ricco di vegetazione sino ad incontrare le acque del lago artificiale di Campotosto, il lago più grande d’Abruzzo, ambita meta del turismo estivo grazie alla sua piacevole e tranquilla navigabilità
Segnaliamo, inoltre, proprio alla periferia del centro abitato, la magnifica pineta di Roio, un magnifico polmone verde dove rinfrescarsi nelle calde giornate estive che, anche in questa zona tipicamente montana raggiungono temperature canicolari.
Stando alla cronaca di Buccio di Ranallo, la storia dell’Aquila ha inizio nel 1254, quando la città venne fondata, per volere di re Corrado IV di Svevia, figlio dell’imperatore Federico II, dai leggendari 99 castelli che in realtà erano circa 60. Tuttavia, il numero è rimasto nella tradizione a tal punto che, a ricordo della fondazione, la campana della Torre Civica fino al sisma del 2009 batteva ancora 99 rintocchi e il monumento più antico della città è la Fontana delle 99 Cannelle.
Ma il territorio aquilano è denso di testimonianze storiche e archeologiche di molto anteriori al Medioevo. Lo stesso nome della città deriverebbe dal villaggio di Acculi, preesistente alla città o, più verosimilmente, dall’emblema imperiale degli Svevi. Distrutta da Manfredi fu ricostruita da Carlo d’Angiò, che la fece cingere di mura.
La storia dell’Aquila è legata alla figura dell’eremita Pietro da Morrone, che nel 1288 fece costruire la basilica di Santa Maria di Collemaggio, capolavoro dell’arte romanica. In essa, l’eremita venne incoronato papa con il nome di Celestino V, il 29 agosto 1294.
Nel corso dei secoli, L’Aquila ha vissuto tragici terremoti, di cui i monumenti mostrano le traccia. Gravi sismi furono quelli che colpirono la città nel 1646, nel 1672 e infine nel 1703, quando L’Aquila viene completamente rasa al suolo. La città viene ricostruita ancora, questa volta nelle forme del barocco.
Sotto gli aragonesi divenne la seconda città del regno dopo Napoli. Decadde nel XV sec. in seguito alle guerre tra Francia e Spagna.
Nel ventennio fascista, invece, verrà sistemata l’area settentrionale della città, con l’installazione della Fontana Luminosa e la realizzazione della zona degli impianti sportivi. Nel 1943, dopo l’armistizio, nell’albergo di Campo Imperatore venne imprigionato Benito Mussolini, poi liberato dai tedeschi che occuparono la città e diedero inizio ad un periodo di violenza e terrore conclusosi solo con la loro ritirata, il 13 giugno 1944. Il 23 settembre 1943 dieci giovani aquilani vennero catturati nelle montagne sopra Collebrincioni: nove di loro (i Nove Martiri Aquilani) vennero fucilati. Il 2 giugno 1944, in seguito all’uccisione di un ufficiale tedesco, ad Onna venne compiuta una tremenda rappresaglia che portò all’uccisione immediata di una ragazza e, qualche giorno più tardi, al sequestro di 24 persone di cui 16 vennero mitragliate e fatte saltare in aria. Il 7 giugno 1944 l’ennesimo assalto ai tedeschi causò l’uccisione di 17 innocenti a Filetto, vicino Paganica.
Nel dopoguerra, L’Aquila ha vissuto un momento di crescita demografica che ha portato all’espansione edilizia al di fuori del circuito murario. Gli anni ’70 furono caratterizzati dalle battaglie politico-amministrative con Pescara che tuttavia non è riuscita a ottenere il Capoluogo di Regione. Il 6 aprile 2009, alle ore 3:32, la città è stata colpita da un terremoto di magnitudo 6,3 della Scala Richter che ha scandito nuovamente una storia in continua trasformazione.
Sin dalla sua prima fondazione, la città dell’Aquila si organizza in locali: una sorta di lotti (tanti quanti i castelli che edificarono la città), per ognuno dei quali è prevista una piazza, una chiesa ed una fontana, secondo una tipologia urbana ripetuta, ancora oggi riconoscibile.
All’età angioina risale invece la divisione in quarti denominati: S. Giorgio (oggi S. Giusta), S. Maria Paganica, S. Pietro in Cappito, S. Giorgio (oggi S. Marciano).
La piazza del Duomo non appartiene a nessun quarto. Esse rappresenta da sempre il cuore della città e nasce, sin dall’inizio, come spazio progettato tanto nel disegno quanto nella destinazione funzionale: luogo di incontro e spazio del mercato giornaliero. Ha forma rettangolare molto allungata ed è adornata da due fontane gemelle, poste ai due esterni della stessa.
Sul fondo della piazza si erge il Duomo, dedicato a S. Massimo, eretto nel XIII sec., fu distrutto dal terremoto del 1703 e riedificato poco tempo dopo; restaurato in seguito a terremoto del 1915 fu gravemente danneggiata dal terremoto del 2009, ed è attualmente inagibile. Le funzioni di cattedrale sono state temporaneamente svolte, fino all’agosto 2013, dalla basilica di Santa Maria di Collemaggio − poi anch’essa chiusa al pubblico per lavori di ristrutturazione − e successivamente dalla basilica minore di San Giuseppe Artigiano, a pochi passi dal Duomo e riaperta al culto nel 2012. Prima del crollo presentava una facciata neoclassica disegnata da Giovanni Battista Benedetti con semicolonne di ordine ionico e, sulla parte superiore, due torri campanarie. L’interno era a croce latina ad una sola navata, con cappelle laterali; come gli interni di molte chiese aquilane ha forme barocche.
Sulla sinistra, adiacente al Duomo, si trova il Palazzo Arcivescovile, seguito dal Palazzo delle Poste e Telegrafo, il sui sito era occupato precedentemente dalle Cancelle, quattro antichi fondachi del XV sec. che conservano ancora le tipiche aperture: quella più stretta e alta che immetteva alle abitazioni e l’altra ad uso delle esposizioni e vendita delle merci.
Segue la Chiesa del Suffragio del XVIII sec., opera di Lorenzo Bucci da Pescocostanzo, la cui facciata, concava nel mezzo, presenta due ordini di lesene ed in alto un nicchione ornato da cassettoni con rosoni; la singolare cupola è di Giuseppe Valadier. L’interno, ad una sola navata, ha forme barocche. La ristrutturazione, ancora in corso nel 2018, è finanziata dal governo francese.
Lasciata la piazza, percorrendo Corso V. Emanuele, sotto i cui portici ci si incontra e passeggia, si arriva al crocevia dei Quattro Cantoni, seguendo a sinistra via Bafile si arriva a piazza Palazzo dove ha sede il Comune. Qui si trova anche la Torre civica del Palazzo di Giustizia, l’unico elemento rimasto del Palazzo, un orologio pubblico che si riconosce essere come il terzo in Italia dopo quelli di Firenze e Ferrara. Attualmente è in fase di ristrutturazione. Sulla sommità è inoltre presente una campana che sostituisce quelle originali, andate distrutte nel Cinquecento, e che ancora oggi, al tramonto, risuona 99 rintocchi in ricordo dei 99 castelli che contribuirono alla fondazione della città. In mezzo alla piazza c’è il monumento a Sallustio (nato ad Amiternum, vicino all’Aquila), in bronzo. Dopo il terremoto del 2009 la piazza è stata inclusa nella zona rossa a causa dei danneggiamenti degli edifici che ivi si affacciano ed è stata per lungo tempo inaccessibile. Per questo motivo, nei primi mesi del 2010, l’area è stata al centro delle proteste dei cittadini che chiedevano la rimozione delle macerie e la riapertura della città: il 21 febbraio circa 6.000 persone hanno partecipato alla manifestazione del cosiddetto popolo delle carriole, trasportando loro stessi i detriti al di fuori della piazza e procedendo alla loro differenziazione. È stata riaperta al pubblico nel dicembre 2010.
Ritornati ai Quattro Cantoni, seguendo la strada sulla desta, via S. Bernardino, si giunge alla Basilica di S. Bernardino, con annesso convento, edificato sul finire del XV sec. Venne costruita fra il 1454 ed il 1472 in onore di san Bernardino da Siena, le cui spoglie sono custodite all’interno del mausoleo del Santo realizzato ad opera di Silvestro dell’Aquila. La facciata, eretta nel secolo successivo da Cola dell’Amatrice con influenze michelangiolesche, è considerata la massima espressione dell’architettura rinascimentale in Abruzzo. L’interno, in stile barocco, è dovuto alla ricostruzione dell’edificio in seguito al terremoto del 1703 ad opera di più progettisti e serba importanti opere d’arte di Andrea della Robbia, Francesco Bedeschini, Pompeo Cesura, Rinaldo Fiammingo e Donato Teodoro, oltre al già citato Silvestro dell’Aquila, autore anche del mausoleo di Maria Pereyra Camponeschi. Il soffitto in legno intagliato ed ornato di oro zecchino è opera di Ferdinando Mosca. È stata dichiarata monumento nazionale nel 1902 ed elevata al rango di basilica minore da papa Pio XII nel 1946. In seguito al terremoto del 2009 che ne ha gravemente danneggiato l’abside ed il campanile, la basilica è stata sottoposta a lavori di riparazione e consolidamento ed è stata riaperta nel 2015. Sono attualmente in corso i lavori sulle navate laterali e sugli ambienti del convento.
Usciti dall’edificio, seguendo il fianco sinistro della basilica, si sbocca nella piazza del Teatro, sulla quale si affaccia il Teatro Comunale di Luigi Catalano, oggi sede del teatro stabile dell’Aquila.
Proseguendo e voltando a destra, ci si immette in vita Vittorio Veneto, e da qui, a sinistra, attraverso via Zara, si giunge alla Porta Castello che immette a destra nel Parco del Castello, ampia zona verde con panorama sul Gran Sasso. Il Castello è una poderosa fortezza a pianta quadrata, con possenti bastioni angolari e circondata da un ampio e profondo fossato. Iniziato nel 1535 per volere della dinastia spagnola degli Aragonesi, fu terminato solo nel 1635. Mai utilizzato per scopi bellici, fu utilizzato nel Seicento come residenza del governatore spagnolo e successivamente come alloggio per i soldati francesi nell’Ottocento e tedeschi durante l’ultima guerra mondiale. Nel 1902 è stato dichiarato monumento nazionale. Restaurato nel 1951 ad opera della Soprintendenza ai Monumenti e Gallerie d’Abruzzo e Molise, è divenuto sede del Museo Nazionale d’Abruzzo, il più importante della regione, ed è sede di mostre e convegni. Al suo interno trovano posto anche un Auditorium e una Sala Conferenze. È rimasto gravemente danneggiato dal terremoto del 2009 e non è attualmente agibile. Dal 2011 sono ancora in corso i lavori di ricostruzione.
Entro la Porta Riviera, non lontana dalla stazione, vi è la suggestiva ed originale Fontana delle 99 cannelle. Presenta una pianta trapezoidale e una breve cordonata che conduce alla doppia serie di vasche, poste a ridosso delle tre alte pareti rivestite da un fine paramento a scacchi in pietra rosa e bianca. I mascheroni, diversi gli uni dagli altri, gettano 99 zampilli d’acqua a ricordo dei 99 castelli che edificarono la città. Sulla parete frontale, quella più antica, una lapide ne ricorda l’autore: Trangredus de Pentoma de Valva, e la data: 1272.
Posta fuori dalle antiche mura della città, la chiesa di S. Maria di Collemaggio è il monumento più significativo dell’architettura abruzzese. Iniziata nel 1287, per volontà del futuro papa Celestino V, presenta una stupenda facciata in forme romanico-gotiche a coronamento orizzontale, rivestita da un elegante paramento di conci bianchi e rosa disposti a disegni geometrici. Dei tre portali a tutto sesto, quello centrale ha una strombatura riccamente decorata e poggiante su stipiti ornati da due ordini di nicchie a cuspide, che racchiudono piccole statue di santi. Al di sopra dei tre portali i tre rosoni, di quali, quello mediano, più grande, è maggiormente lavorato a traforo. A destra della facciata, il poderoso torrione ottagonale, destinato probabilmente alle benedizioni all’aperto. Ogni anno, il 28 agosto, dal suo terrazzo vengono mostrate ai fedeli le reliquie di Celestino V. L’impianto è a tre navate, spartite da archi a sesto acuto, poggianti su pilastri ottagoni, mentre la copertura in legno è a vista. Completamente restaurata dopo i gravi danni subiti in seguito al sisma del 2009 è stata riaperta al pubblico nel dicembre 2017. Nell’ambito della cerimonia si è tenuta anche la traslazione dell’urna di S. Celestino V.
A 11 km a nord dell’Aquila si trova Amiternum, un’antica città fondata dai Sabini che deve il suo nome al vicino fiume Aterno. Non ci sono giunte molte notizie sicuro circa il suo passato più remoto: sappiamo che durante le guerre sannitiche, nel 293 a. C., cadde in mano nemica. Documentato è pure il passaggio di Annibale che, diretto a Roma nel 211 a.C., sostò ad Amiternum. Ricordata da Virgilio nell’Eneide, Amiternum è rimasta famosa anche per aver dato i natali ad un grande storico e politico: Sallustio Crispo, che qui nacque nell’86 a.C. Oggi è possibile vedere solamente un teatro, un anfiteatro e la pianta di una domus, che costituiscono il sito archeologico principale di epoca romana, ma altre importanti testimonianze, tra cui una villa d’epoca romana, sono state rinvenute recentemente nell’area circostante, nei pressi di Coppito e Pizzoli.
In località la Ienca di Camarda, all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso, si trova il Santuario di San Giovanni Paolo II. E’ stato eretto nel 2011 in seguito alle numerose visite private di Papa Karol nella zona. Durante i giorni di riposo dai vari impegni legati al ministero petrino, San Giovanni Paolo II, amante della montagna, spesso ha passeggiato lungo i prati circostanti la Chiesa di San Pietro e si è raccolto in preghiera in quello che oggi è il Santuario a lui dedicato. All’interno della Chiesa è custodita la reliquia “ex sanguine” del Santo donata al Santuario in segno della “presenza” spirituale del Papa.
Restando sempre in alta quota (1313 metri) troviamo il lago di Campotosto, il lago più grande d’Abruzzo, che si trova al confine tra il Gran Sasso ed i Monti della Laga. Si tratta di un lago artificiale, un’estensione di un vecchio lago naturale a cui sono state aggiunte tre dighe per lo sfruttamento idroelettrico. Il lago, interamente compreso nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, è meta di sportivi e turisti soprattutto nella stagione estiva. L’attrazione principale è il lungolago che si estende per poco più di 40 km e consente il collegamento tra i vari centri abitati; essendo pressoché pianeggiante, si presta bene al cicloturismo. Altre attività frequenti sono il footing, il trekking e soprattutto l’equitazione, quest’ultima ben sviluppata grazie all’inserimento di Campotosto nell’itinerario dell’ippovia del Gran Sasso per un totale di circa 300 km attrezzati. In acqua è anche possibile fare windsurf, kitesurf, e kayak.
Sempre all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso segnaliamo un paio di località imperdibili per gli amanti della scienza: i Laboratori Nazionali del Gran Sasso e l’Osservatorio di Campo Imperatore, purtroppo visitabili soltanto su richiesta con visite guidate. I Laboratori del Gran Sasso posti nel sottosuolo della catena sono gestiti dall’Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN) e sono destinati allo studio della fisica delle particelle. E’ incredibile che l’accesso avvenga in tunnel direttamente dall’autostrada.
Qui hanno lavorato e collaborato i più grandi fisici e scienziati del nostro pianeta e ogni esperimento è caratterizzato dalla costruzione di un laboratorio specifico nelle diverse aree dell’enorme struttura sotterranea.
L’Osservatorio Astronomico di Campo Imperatore è quello a più alta quota (2200 metri) tra gli osservatori professionali italiani e quello con il cielo più buio e trasparente. La stazione osservativa è stata costruita in un periodo di sette anni (dal 1948 al 1955) ed ha avuto la sua prima luce nel 1958. Originariamente equipaggiata con un telescopio Schmidt 60/90 cm., la stazione è stata successivamente allargata con la costruzione dell’ala est e di una seconda cupola . Tale cupola contiene un telescopio di proprietà dell’Osservatorio di Pulkovo AZT24 avente un diametro di 1.1 m ed equipaggiato con una camera per spettri e immagini nel vicino infrarosso, frutto di una collaborazione con l’Osservatorio di Teramo. Il telescopio Schmidt è attualmente in fase di manutenzione, il telescopio AZT24 viene utilizzato per osservazioni di supernovae e per attività divulgativa e didattica, in collaborazione con le Università romane e con l’Università dell’Aquila. La stazione osservativa di Campo Imperatore è aperta alle visite di gruppo e riceve ogni anno alcune migliaia di persone.
A Campo Imperatore oltre l’Osservatorio e la stazione di monte della funivia sono presenti anche l’Albergo Campo Imperatore, famoso per essere stato, tra il 28 agosto ed il 12 settembre 1943, la prigione di Benito Mussolini sino alla sua liberazione avvenuta ad opera delle forze armate tedesche, l’ostello, la chiesetta alpina dedicata alla Madonna delle Nevi, il Giardino Botanico Alpino e gli Impianti Sciistici.
La forza della cucina aquilana sta tutta nella semplicità. Nel sapore di alcuni piatti si avverte ancora il profumo della sua origine contadina: maccheroni alla chitarra, confezionati con il caratteristico strumento (reperibile anche sulle bancarelle del mercato principale) la lasagna, i ravioli con ricotta e spinaci, spaghetti aglio, olio e pepentò, sono, piatti che nascono da pochi ingredienti, ma tutti ottimi e genuini.
Specialità delle massaie aquilane sono le minestre con i legumi, gnocchetti con fagioli di Paganica (insuperabili per tenerezza e digeribilità) profumati di maggiorana, lenticchie di S. Stefano di Sessanio con taccozzelle, fatte in casa, rese importanti con una foglia di , alloro, pasta e ceci e ancora fagioli con cotiche di maiale, i minestroni con le saporite verdure degli orti della Rivera, il quartiere accanto alla Fontana delle 99 Cannelle.
Nei laboratori artigianali è possibile trovare facilmente mozzarelle fresche ed appassite da cuocere alla griglia, ricottine di montagna nei canestrelli di giunchi, formaggi di produzione propria, tra cui la saporita burrata.
Ottimi sono i salumi, confezionati secondo le più antiche tradizioni: oltre alle salsicce di carne, tipiche sono quelle di fegato, arricchite con peperoncino piccante (fegato pazzo) o addomesticate con miele (fegato dolce), la lonza, il sanguinaccio, la coppa, reperibili in tutte le norcinerie.
E poi le carni, soprattutto di agnello e di maiale cucinate arrosto, allo spiedo, in padella (ottimo l’agnello cacio e ova) o sotto il coppo, dentro il camino; ricercatissimo è il caratteristico castrato facilmente reperibile all’inizio della primavera, da mangiare arrostito all’aperto, accompagnato da un buon Montepulciano d’Abruzzo, rosso e forte.
Altri vini notevoli sono il rosatello aquilano, il vino rosé e il bianco Corfinio della Valle Peligna assai più leggeri.
Gli unici lussi questa cucina “povera” (nel senso che manca di ricette elaborate) se li concede per i dolci, che spesso hanno ricette sofisticate, tramandate segretamente di famiglia in famiglia, pensi al famoso torrone Nurzia, tenero al cioccolato con nocciole, nelle quali, prevalentemente dominano incontrastati due ingredienti: miele mandorle con un sentore di cannella.
Tipiche sono le fragranti ferratelle, confezionate a mano, con il caratteristico ferro decorato.
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