Pescara sorge alla foce del fiume omonimo che, attraversata ortogonalmente la città, si getta nel mare Adriatico dove, lungo i moli del porto canale, si possono ammirare ancora i tipici “trabocchi” (piccole palafitte attrezzate per la pesca).
Prima del 1927 la città sul versante orientale del fiume si chiamava Castellamare Adriatico ed aveva una vocazione balneare e residenziale che ha caratterizzato l’aspetto urbanistico della città con sofisticati villini in stile liberty, mentre la città ad ovest del fiume, chiamata Pescara, aveva sviluppato una piccola economia industriale.
Oggi, unificati i due centri, queste realtà convivono e si sono sviluppate fortemente, soprattutto a partire dal secondo dopoguerra: infatti Pescara è un‘attrezzata stazione balneare e al tempo stesso un importante centro commerciale ed industriale.
Pescara ha poi la peculiarità di essere un importante nodo di comunicazioni situata, com’è, nel punto di incrocio dei due principali assi di comunicazione del territorio: quello che da Roma porta alla costa adriatica e quello, lungo la stessa costa, che collega il nord con il sud della penisola.
Il territorio si caratterizza per il verde-azzurro del mare Adriatico, il color oro degli arenili che si estendono a perdita d’occhio lungo la fascia costiera, il verde brillante delle pinete che segnano il confine della città a nord e a sud (dove è situata la pineta d’Avalos di dannunziana memoria) e per l’argenteo grigioverde delle colline circostanti piantate ad uliveti, su cui sorgono piccoli centri dal sapore antico.
Pescara è l’antico Vicus Aternum, porto comune dei Bestini, del Marrucini e dei Peligni. Distrutta in seguito alle invasioni barbariche, risorse mutando l’antico nome in quello di Piscaria. Subì il dominio normanno ne 1140. A causa della sua posizione strategica, fu contesa anche tra Angioini ed Aragonesi.
Fu fortificata da Carlo V e nel 1566 riuscì a respingere un attacco turco. Nel 1799, dopo l’occupazione francese, fu difesa dalle truppe liberali di Ettore Carafa e dall’eroico Gabriele Manthoné, che si opposero all’esercito borbonico di Ferdinando IV. Nel 1860 votò con l’Abruzzo all’annessione al regno d’Italia.
Nel 1927 fu elevata a capoluogo dopo l’unificazione dei due centri di Castellamare Adriatico e di Pescara, situati ai lati del fiume omonimo.
A Pescara è la città moderna e dinamica che s’impone sulla vecchia, di cui non rimane che qualche traccia. Per questo sarà bene iniziare dall’ultimo, in ordine di tempo, dei suoi monumenti: la Nave di Cascella, in piazza Primo Maggio. Si tratta di una grande fontana in forma di nave sullo sfondo del verde Adriatico con i suoi lunghi e dorati arenili a perdita d’occhio a sinistra e a destra del monumento.
Da questa piazza, proseguendo verso l’interno, si giunge a piazza della Rinascita, ribattezzata piazza Salotto perché l’ideale luogo di incontro dei pescaresi. In parte porticata, ha moderni edifici e raffinati caffè, gelaterie e negozi che si protendono, ad ovest, lungo il corso Umberto che termina sullo sfondo della vecchia stazione. Alle spalle di questa, si trova la nuova e modernissima stazione ferroviaria, vanto e simbolo della Pescara moderna.
Su piazza Italia si affaccia il Palazzo del Governo, costruito nel 1927 dall’architetto Vincenzo Pilotti: è ampio ed ornato da quattro gruppi statuari, posti sull’attico raffiguranti il Fiume, il Mare, la Miniera e l’Agricoltura. Al suo interno, nel salone del consiglio provinciale, è esposto il dipinto del 1895 La Figlia di Jorio, omaggio del pittore Francesco Paolo Michetti a D’Annunzio. Nel palazzo ha sede la Prefettura, l’Amministrazione Provinciale e la Biblioteca Provinciale G.D’annunzio, che custodisce oltre 60.000 volumi, tra cui tutte le edizioni stampate in Abruzzo dal ‘400 in poi ed un’importante sezione dannunziana comprendente opere e cimeli. Questo palazzo, come il Palazzo del Municipio con la Torre ed il vicino Palazzo delle Poste sono esempi di quella architettura d’inizio secolo che ha caratterizzato l’aspetto della città.
Allo stesso modo è possibile rintracciare nei dintorni del lungomare della Pineta D’Avalos non pochi esempi della sofisticata architettura liberty nei villini di villeggiatura dei primi del ‘900.
Non lontana da piazza Italia si trova la moderna chiesa S. Andrea Apostolo che si fregia al suo interno di un grande affresco di Aligi Sassu che raffigura S. Pietro e i papi Giovanni XXIII e Paolo VI alla presenza di vescovi e cardinali.
Attraversato il ponte Risorgimento con vista sul Gran Sasso, la Maiella e il pittoresco porto-canale, si giunge in piazza Unione, a destra c’è corso Manthoné, una delle poche strade in cui si rintraccia qualche vestigia della Pescara Vecchia che lì aveva il suo centro. In fondo alla strada, sulla destra, c’è la casa di Gabriele D’Annunzio, oggi museo, dove il 12 marzo 1863 nacque il poeta. Vi si conservano le memorie intime e familiari del poeta.
Proseguendo ancora un po’ oltre corso Manthoné, si giunge in piazza Garibaldi che immette su Viale D’Annunzio, all’inizio del quale si trova il Tempio Nazionale della Conciliazione, meglio conosciuto come Cattedrale di S. Cetteo, perché sorto sul sito della distratta chiesa di S. Cetteo, patrono della città. Il tempio, eretto tra il 1933 e il ’38 (anche per volontà di G. D’Annunzio) è firmato dall’architetto Cesare Bazzani; presenta una facciata a coronamento orizzontale che riecheggia lo stile romanico delle chiese abruzzesi. Al suo interno, in fondo alla navata sinistra, una cappella accoglie la Tomba di Luisa D’annunzio (madre del poeta) ed il pregevole dipinto di S. Francesco del Guercino, dono dello stesso D’Annunzio. In fondo alla navata destra si può ammirare la riproduzione in bronzo del Crocifisso di Donatello. Nelle ricorrenze solenni nella chiesa viene esposto il busto d’argento di S. Cetteo.
Al numero 45 di viale Marconi è situato il Museo Cascella, che ha trovato sede nella casa che fu della famiglia Cascella: qui si conservano 553 opere di Basilio, dei suoi figli Tommaso, Michele, Gioacchino e dei nipoti Andrea e Pietro.
Il Museo delle Genti d’Abruzzo ha sede nell’ex bagno penale borbonico che costeggia il fiume Pescara, in via delle Caserme. Sebbene di modeste dimensioni, è un importante punto di riferimento in materia etno-antropologica: custodisce oggetti e costumi della civiltà pastorale abruzzese: dagli abiti ai monili, dagli utensili domestici e da lavoro alle testimonianze della religiosità popolare.
Il Museo Ittico, in via Raffaele Paolucci, fondato nel 1949, ospita nelle sue cinque sale un ricco acquario, una raccolta di numerosi fossili rinvenuti sia sulle Alpi che sulle montagne abruzzesi e lo scheletro di un capodoglio rinvenuto sul litorale della vicina Francavilla al Mare.
Tornando lungo il litorale, è d’obbligo una passeggiata sul Ponte del Mare, che collega la riviera sud con quella nord del fiume Aterno-Pescara. Inaugurato nel 2009 è il più grande ponte ciclo-pedonale italiano ed uno dei maggiori d’Europa e ad oggi è il simbolo di quel processo di modernizzazione che ha avuto inizio negli anni ’90. Da qui si ammira una bella visuale, che si apre da un lato sul Porto Canale e dall’altra parte sui massicci del Gran Sasso e della Majella. Ed è proprio in questo punto della riviera che si possono scorgere i cosiddetti “trabocchi”, delle costruzioni in legno su palafitta utilizzate per pescare in mare aperto senza ricorrere all’uso di imbarcazioni.
La tradizione gastronomica pescarese è molto legata alla cucina marinara dell’Adriatico ed alla tradizione culinaria abruzzese. Questa cucina si caratterizza per l’uso di pesci di taglia piccola ma molto saporiti cucinati alla brace, in pentola o serviti crudi o marinati in aceto. Tipica è la “coda di rospo” (o rana pescatrice) alla cacciatora e famoso è il “brodetto di pesce” che viene cucinato con peperoncino fresco, aglio, pomodoro da servire con fette di pane. Molto buono è il “fritto di Paranza”, ovvero una frittura mista di pesci di piccolo taglio, in genere merluzzetti, triglie, sarde. Altro piatto tipico è il “brodetto di cozze e vongole”.
I primi piatti si distinguono per l’uso di formati di pasta tipici dell’Abruzzo come i “maccheroni alla chitarra”, la “mugnaia”, i “ravioli”, le “scrippelle” od il “timballo”, accompagnati da sughi della tradizione in genere a base di pomodoro, carne di agnello o brodi vegetali o di pollo. Ottimi sono gli “anellini alla pecoraia” servita con salsa di pomodoro e vegetali a cui si aggiunge la ricotta di pecora. Eredità della cucina povera sono i piatti a base di legumi come le “sagne” (in dialetto “tajarille” servite con ceci o fagioli.
Le carni usate per cucinare sughi e secondi sono anch’esse legate alla tradizione dell’Abruzzo: quindi sono molto usate le carni ovine. Come in tutta la regione a Pescara sono tipici gli “arrosticini”, spiedini di carni di pecora tagliata in piccoli pezzi. Molto usata è la carne di maiale ed è facile trovare nei mercati o per le strade i chioschi dove è possibile comprare della “porchetta”, piatto tipico abruzzese.
Tra i dolci della tradizione cittadina spicca sicuramente il “parrozzo”, fatto con mandorle tritate, buccia di limone e ricoperto con cioccolato fondente. Tipica, soprattutto nei periodi di festa , è la “cicerchiata”, che è un dolce a base di pasta di farina, uova, burro e zucchero; da questa si ricavano palline di circa un centimetro che vengono fritte nell’olio d’oliva o nello strutto: salate, vengono disposte “a mucchio” e ricoperte di miele. Altri dolci comuni sono i “cacionetti” ed i “bocconotti”. I vini più famosi sono: il “trebbiano” tra i bianchi e il “montepulciano” tra i rossi.
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