Come disse Alfred de Musset, Firenze, a parte Roma, “è la città più ricca di quadri e sculture”. Una citazione incontrovertibile: lo straordinario patrimonio artistico che la città conserva è unico per qualità, quantità e varietà. Eredità preziosa di specifici momenti storici e in particolare della vivacità culturale che ha caratterizzato gran parte del periodo mediceo (tra il 1434 e il 1777). Periodo che raggiunge il culmine con l’ascesa al potere di Lorenzo il Magnifico durante il Rinascimento: uno dei periodi più interessanti dal punto di vista artistico, che il nostro paese abbia mai conosciuto. Ma questo non è l’unico aspetto a conferirle personalità.
Firenze è infatti collocata in un contesto naturale particolare, le bellissime colline d’Oltrarno, e apprezzata per la sua eleganza, lo stile e anche le sue specialità gastronomiche. Il centro abitato si è sviluppato sul piano che il fiume forme tra la stretta dell’Incisa e quella della Gondolina e accompagna per un tratto le due rive dell’Arno con la parte destra che occupa la pianura sino a risalire sui pendii delle colline fiesolane.
L’area che abbraccia piazza del Duomo e piazza S. Giovanni, collegati a Piazza della Signoria e agli Uffizi da va via dei Calzaiuoli e le parallele, può essere considerata il cuore del centro. Da alcuni anni è stata risparmiata da una pedonalizzazione piuttosto estesa. Le strade che la attraversano si incrociano ad angolo retto ricalcando la planimetria della Florentia romana dalla pianta a castrum, ma nel complesso l’atmosfera è quella di un borgo medievale.
Fra piazza Cimatori e via Proconsolo si trova anche la via Dante Alighieri sulla quale si affaccia la casa dove è nato il grande poeta.
Di epoche diverse, il Battistero di San Giovanni e il Duomo rappresentano un chiaro esempio di gotico fiorentino. Di tipica forma ottagonale, il primo fu eretto in forme romaniche tra l’XI e il XIII secolo su precedenti costruzioni romane. All’interno, l’abside e la cupola sono ricoperte di mosaici. Nel fonte battesimale sono stati battezzati molti celebri fiorentini, tra cui Dante. Particolarmente belle le sue porte di bronzo disposte secondo i punti cardinali: incise sono visibili le raffigurazioni di diversi passaggi della Bibbia. Famosa la porta est, copia del lavoro di Lorenzo Ghiberti, che Michelangelo definì “la porta del Paradiso”.
Di fronte al Battistero, il Duomo, o S. Maria del Fiore, la cui edificazione comincia nel 1296 per protrarsi sino al 1486 quando il Verrocchio completa con la palla e la croce la lanterna che corona la cupola disegnata dal Brunelleschi (1420-1436). E’ ancora oggi l’edificio più alto della città. All’interno della basilica, in quella c he è definita “cripta di S. Reparata”, si trovano i resti della cattedrale fiorentina del IV-V secolo, S. Reparata appunto, abbattuta per far posto alla basilica attuale. Dagli scavi sono emersi anche resti romani, paleocristiani, medievali e corredi funerari.
A destra della cattedrale, ma staccato, si erge il campanile di Giotto (1334), così chiamato perché al pittore si deve l’ideazione, estremamente originale rispetto agli standard dell’epoca, e la progettazione del primo piano, prima di passare la mano a Andrea Pisano e Francesco Talenti. La cima del campanile, che ha forme gotiche ed è ricoperto di decorazioni policrome, può essere raggiunta dopo aver salito oltre 400 scalini: la fatica è ampiamente ripagata dal panorama completo della città.
Sulla piazza si affaccia anche il Museo dell’Opera del Duomo: custodisce opere, realizzate tra il Duecento e il Quattrocento, che un tempo si trovavano nel Duomo, nel Battistero e nel campanile, come le due cantorie “firmate” da Donatello e Luca della Robbia. Riprendendo via Proconsolo, si arriva in pochi minuti al Museo del Bargello, anticamente sede del Capitano di Giustizia o Bargello, poi prigione. Oggi ospita preziose sculture rinascimentali.
Tornati sulla piazza del Duomo, attraverso l’isola pedonale di borgo S. Lorenzo si raggiungono il complesso di San Lorenzo e Palazzo Medici Riccardi, oggi sede della Prefettura.
La basilica si affaccia sulla piazza omonima dove si ammirano anche diversi palazzi gentilizi del primo Rinascimento: qui e nelle vie attigue, il sabato si tiene il mercato più famoso della città, mentre in via dell’Ariento si affaccia il Mercato centrale, dove tutti i giorni di acquistano alimentari.
Situato in una delle zone che maggiormente ricordano la presenza dei Medici alla guida della città: la basilica di San Lorenzo, capolavoro dell’architettura religiosa rinascimentale, era la chiesa della famiglia e ospita nelle cappelle medicee le tombe dei membri più insigni. Filippo Brunelleschi ne ha progettato la costruzione sul sito di una cattedrale consacrata nel V sec. da S. Ambrogio, ricostruita nell’XI secolo in forme romaniche. La chiesa è ricca di tesori d’arte come la facciata interna di Michelangelo, che pure progetta la scalinata che porta all’adiacente Biblioteca Medicea Laurenziana. Ma non solo: la Sagrestia Vecchia è il frutto di un progetto del Brunelleschi con decorazioni di Donatello, nella Sagrestia Nuova la cappella funeraria della famiglia de’ Medici, dove è collocata la tomba di Giuliano e Lorenzo de’ Medici con sculture di Michelangelo.
Accanto, Palazzo Medici-Riccardi, oggi sede della Prefettura e della provincia di Firenze, spesso sede di mostre. Costruito nel Quattrocento per volontà di Cosimo il Vecchio de’ Medici che ne affidò il progetto a Michelozzo di Bartolomeo, deve la sua fama anche alla bellissima cappella dei Magi i cui affreschi sono opera di Benozzo Gozzoli.
Ci si sposta verso piazza della Repubblica: anticamente centro della città romana, conserva una “personalità” vivace. Visitandola si rivivono i tempi in cui i suoi caffè storici, Gilli e Giubbe Rosse, erano ritrovi di artisti e intellettuali. Il suo attuale aspetto è dovuto alla riorganizzazione di fine ‘800 che demolì il mercato medievale, sorto sull’antico foro, e la zona attigua.
Oltre, c’è piazza Davanzati dove, nell’omonimo palazzo, dimora gentilizia del ‘300, è ospitato il Museo della casa fiorentina antica. La raccolta di oggetti che vi è conservata offre uno scorcio interessante sulla vita domestica a cavallo del XIV e XVIII secolo.
Percorrendo la fitta rete di strade pedonalizzate, si raggiunge piazza della Signoria, fulcro della vita cittadina sin dal tempo dei comuni. La pizza, ampia e abbellita da edifici e gruppi marmorei, è decisamente dominata da palazzo Vecchio, così chiamato da quando nel 1565 Cosimo I de’ Medici spostò la sua residenza a Palazzo Pitti. Precedentemente ne aveva affidato il restauro al Vasari. Costruito alla fine del XIII secolo come palazzo dei Priori, quando, tra il 1865 e il 1870, Firenze fu capitale d’Italia ospitò la Camera dei deputati del Regno d’Italia, oggi sostituita dal Municipio. I due piani sono abbelliti da decorazioni, dipinti e statue tra le quali, al primo piano, il Genio della Vittoria di Michelangelo. Fuori, sulla gradinata, si ammirano la copia del Marzocco, il leone simbolo di Firenze opera di Donatello e, dello stesso maestro, il celeberrimo David (la copia, l’originale è custodito alla Galleria dell’Accademia).
Accanto, la loggia della Signoria, eretta in forme gotiche sul finire del Trecento come spazio dedicato alle funzioni pubbliche, poi destinata a laboratorio per gli scultori e, in seguito, a “galleria d’arte” a cielo aperto. Diverse opere marmoree sono ancora esposte e fra queste, il Perseo di Benvenuto Cellini e il Ratto delle Sabine del Giambologna.
In piazza della Signoria vale una visita, al numero civico 5, la Raccolta d’arte contemporanea Alberto Della Ragione: le opere custodite appartengono ai grandi artisti italiani del ‘900, da de Chirico a Morandi, da Guttuso a Sironi.
Dalla piazza si allunga la tipica costruzione degli Uffizi che ospita la galleria d’arte italiana per eccellenza, probabilmente la più importante del nostro Paese. L’edificio, progettato nel 1506 da Vasari, è composto da due corpi paralleli movimentati da portici che racchiudono un enorme cortile rettangolare. Al suo interno si trova un patrimonio artistico di inestimabile valore – prevalentemente quadri, ma anche sculture, arazzi, disegni, stampe, miniature – dall’epoca medievale a quella moderna: la sezione più importante è la raccolta di opere rinascimentali.
I pezzi di pregio sono innumerevoli, compresi i famosissimi Nascita di Venere e Primavera di Botticelli e Adorazione dei Magi di Leonardo – così come gli artisti rappresentati: Duccio di Buoninsegna, Giotto, Masaccio, Beato Angelico, Antonio e Piero Pollaiuolo, Vasari, Andrea del Sarto, Perugino, Rosso Fiorentino, Giovanni Bellini, Michelangelo. E poi, ancora, Raffaello, Tiziano, Rubens, Van Dyck, Rembrandt, Canaletto, Caravaggio. Come succede nei grandi musei e gallerie, ad esempio il Louvre, è impossibile visitare la galleria in un solo giorno. Meglio pianificare diverse visite, per non fare un’inutile indigestione.
A questo punto vale la pena passare sulla riva sinistra dell’Arno servendosi di uno dei simboli più famosi di Firenze: il Ponte Vecchio. Costruito nel 1345, sormontato dal Corridoio del Vasari, ospita le tipiche botteghe di orafi ed è sempre affollatissimo. Quella che anticamente era una zona molto popolare e popolata, sede di attività artigianali e commerciali di ogni tipo, oggi è elegante e tranquilla, zona d’elezione di antiquari e laboratori di restauro.
La attraversa via Maggio, un tempo via Maggiore, costellata di palazzi del Rinascimento. Fra i tanti della zona, il primo da prendere in considerazione è Palazzo Pitti. Costruito nel 1448 per il banchiere Luca Pitti, appartenne alla famiglia Medici che dal 1549 vi abitò per tre secoli. Oggi è sede di importanti musei: la Galleria d’Arte Moderna, la Galleria Palatina, la Galleria del Costume, il Museo degli Argenti, il Museo delle Carrozze, il Museo delle Porcellane, gli Appartamenti Reali e gli Appartamenti della Duchessa d’Aosta, solo per citarne alcuni.
Il suo carattere severo e austero è decisamente contrastante con la fastosità del giardino di Boboli, un tempo parco privato dei Medici. Movimentato da viali e vedute panoramiche, abbellito da opere scultoree, è uno dei migliori esempi di giardino all’italiana, per altro molto esteso: copre una superficie di 45.000 metri quadrati tra Palazzo Pitti, il Forte di Belvedere e la porta Romana.
Da piazza Pitti, imboccando via de’ Michelozzi, si raggiunge la chiesa agostiniana di Santo Spirito, affacciata sull’omonima piazza, cominciata dal Brunelleschi nel 1444 ed ultimata quarant’anni dopo dai suoi allievi.
Estremamente semplice e lineare, a cominciare dalla facciata “nuda”, è uno degli esempi più illuminanti di architettura del Rinascimento fiorentino e custodisce opere d’arte preziose come la Madonna in trono e Santi di Filippo Lippi, o le sculture di A. Sansovino nella Cappella Corbinelli. Da Santo Spirito, passando sul ponte di Santa Trinità, si è in pochi minuti all’omonima chiesa, fra le più antiche della città. Ha la facciata di gusto tardo cinquecentesco, ma il suo interno a croce egizia ne indica chiaramente la “provenienza” gotica. Anche qui si possono ammirare opere pregiate come l’Annunciazione di Lorenzo Monaco, la tomba Federighi di Luca della Robbia, gli affreschi della Cappella Sassetti e sull’altare l’Adorazione dei pastori del Ghirlandaio.
Siamo di nuovo nel “vero” centro di Firenze: su via de’ Tornabuoni, che si imbocca alle spalle di Santa Trinità, la via elegante per eccellenza dove gli stilisti fanno a gara per aprire il loro negozio, fanno bella mostra di sé i rinascimentali Palazzo Rucellai e Palazzo Strozzi, quest’ultimo vera e propria icona cittadina.
Alla fine del corso, passando davanti a Palazzo Antinori, tipico esempio di barocco fiorentino, e girando a destra in via delle Belle Donne, si raggiunge la celebre chiesa di Santa Maria Novella.
La piazza sulla quale si affaccia conserva ancora due obelischi del 1600: erano le mete nella corsa del Palio dei cocchi. Il complesso è frutto dell’insediamento, nel 1200, dei Frati Domenicani in posizione simmetrica rispetto a quello francescano di Santa Croce, collocato lungo il “lato” opposto della cerchia medievale. Edificata in stile gotico, la chiesa è stata completata nella seconda metà del 1400. E’ affrescata da maestri come Ghirlandaio, Filippo Lippi, Giotto e Masaccio del quale si può ammirare la Trinità, uno dei suoi capolavori.
Il museo di S. Maria Novella dà accesso a una parte del complesso: si visitano così il Chiostro verde (XIV secolo) – affrescato da Paolo Uccello – e il Chiostro dei Morti, antecedente alla costruzione della chiesa.
Alle spalle del complesso vale una visita la Stazione ferroviaria omonima (1933-35), ottimo esempio di razionalismo italiano, apprezzata per il livello di integrazione con il contesto urbano preesistente.
Si prende quindi la direzione verso Palazzo Medici-Riccardi, e poi via Cavour per raggiungere una zona, quella interno alla chiesa e al convento di San Marco, decisamente periferica ai tempi dei Medici e sede delle scuderie granducali.
Negli anni la presenza dell’Università ha contribuito a renderla movimentata e vivace. Edificato nel XIII secolo e ricostruito nel XV, il complesso di San Marco era inizialmente destinato ai monaci Silvestrini, una passò ai Domenicani ed ebbe il Savonarola tra i suoi priori. Oggi ospita una biblioteca e il Museo di San Marco negli spazi del convento.
Le celle furono affrescate dal Beato Angelico del quale sono custodite molte altre opere, fra le quali l’Annunciazione, la Crocifissione, il Cristo Deriso, Noli me tangere. Bello e interessante anche il Cenacolo di S. Apollonia, refettorio dell’antico monastero di monache benedettine di S. Apollonia con l’Ultima cena di Andrea Del Castagno, poco oltre la Galleria dell’Accademia. Questa è un’altra meta da non perdere: la galleria è conosciuta ai più come il “Museo di Michelangelo” nonostante conservi opere di più artisti. Non per nulla, vi è ospitata la copia originale del famosissimo David.
Si resta in zona per visitare la chiesa della Santissima Annunziata, con facciata barocca e interni cinquecenteschi, e i suoi capolavori di artisti famosi: dalle Storie di San Filippo Benizzi di Cosimo Rosselli alla Natività di Maria di Andrea del Sarto.
Il quartiere presenta molte altre mete interessanti come la Biblioteca Marucelliana, l’Opificio delle Pietre Dure, il Museo Archeologico, quello egizio, lo Spedale dei Semplici e il Giardino dei Semplici.
Adesso ci si reca di nuovo nei pressi dell’Arno per visitare Santa Croce, altro esempio di gotico fiorentino. Affacciata su una piazza piuttosto vasta che nel Rinascimento era teatro di assemblee popolari e giostre, la basilica è inserita in un contesto di caratteristiche dimore fiorentine ed è nota come “pantheon degli italiani celebri“. Al suo interno, infatti, oltre a molte opere d’arte, si possono ammirare il sepolcro di Michelangelo, di Galileo e di Machiavelli, Rossini e Ugo Foscolo, oltre ai monumenti a Dante, Alfieri e Leonardo Bruni.
La lista di ciò che merita è lunghissima. Restano infatti ancora da segnalare alcune tappe imperdibili nella zona collinare.
A cominciare da Viale dei Colli, prosecuzione dei viali della circonvallazione: sei km di passeggiata sulla collina a sud della città durante la quale è obbligata la sosta in piazzale Michelangelo, la gigantesca terrazza con vista sulla città.
San Miniato al Monte è un altro simbolo universalmente noto di Firenze: si affaccia su un piazzale dal quale la vista è bellissima. Capolavoro di architettura romanica fiorentina, ha una tipica facciata (XII-XIII secolo) in marmo bianco e verde di Prato a scomparti geometrici. Notevoli, al suo interno, la cappella del Crocifisso di Michelozzo (1448), con bellissima volta a botte smaltata decorata in ceramica da Luca della Robbia.
Sulla stessa riva dell’Arno si erge il maestoso Forte di Belvedere, oggi sede di mostre e appuntamenti culturali. A progettarlo furono Bernardo Buontalenti e don Giovanni de’ Medici verso la fine del 1500 perché diventasse residenza e fortezza.
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