Posta su un altopiano di formazione vulcanica, Pompei sorse sul versante meridionale del Vesuvio, a breve distanza dalla foce del fiume Sarno. Non lontano dall’antico abitato, sepolto dall’eruzione vesuviana del 79 d.C., si trova la moderna città, sviluppatasi intorno al Santuario della Madonna del Rosario, eretto nel 1876. La facciata distingue per l’imponente loggia papale posta al centro e per il campanile, isolato dal corpo del tempio. L’interno, a croce latina, è ricco di marmi, affreschi, arredi sacri e mosaici. Sull’altare maggiore, la venerata Madonna di Pompei, tela seicentesca adorna di gemme, racchiusa entro una ricca cornice di bronzo.
Da segnalare è infine il Museo Vesuviano, dove si può ammirare una raccolta di rocce e minerali vesuviani relativi alle diverse eruzioni.
La Pompei antica risale probabilmente alla fine del VII secolo a.C. Attraversando gli scavi, che hanno messo in luce circa tre quinti dell’intera area urbana, si intravedono i resti delle sue case, dei giardini, dei templi e delle ville, che raccontano il quotidiano di un’antica città romana. Una città popolosa e animata, a giudicare dai numerosi alberghi, osterie, stazioni di posta, concentrate soprattutto in prossimità delle porte urbane, e botteghe, alcune con le insegne ancora dipinte. Tutto l’ambiente urbano, a circa 2.000 anni di distanza, risulta estremamente vivo, come per esempio le strade ancora segnate dai solchi lasciati dai carri, a testimoniare il pieno dinamismo e splendore della città, solo un attimo prima che il Vulcano la pietrificasse per sempre.
Migliaia di interessanti reperti sono inoltre custoditi al Museo Archeologico di Napoli, dove fanno bella mostra mosaici, affreschi, sculture e oggetti provenienti dalle signorili residenze pompeiane. Pompei non difettava infine di monumenti di rilievo, come la basilica, i teatri, le ville. Tra le più rilevanti, quella dei Misteri, con le pareti affrescate su uno sfondo di color rosso porpora, e la Casa dei Vettiii.
Ad una manciata di km da Pompei, si trova Torre Annunziata, base di escursioni sul Vesuvio. La città fu in età imperiale un ambito luogo di villeggiatura per le famiglie patrizie, che qui soggiornavano in sontuose ville, come quella di Lucio Crasso Terzio e, soprattutto, la Villa Oplonti, risalente al I sec. a.C, frequentata anche da Poppea, la moglie di Nerone.
Fu l’eruzione del Vesuvio, la stessa che seppellì Ercolano e Pompei nel 79 d.C., a porre fine alle fortune della località. Eppure ancora oggi, visitando la villa romana, si avvertono il fasto e l’atmosfera esclusiva che la animavano. Ricchissimo è infatti il patrimonio scultoreo che la orna, con una piscina di misure olimpioniche impreziosita da statue e pitture parietali. All’interno della villa, le stanze sono riccamente affrescate con scene di bagnanti, uccelli, fiori e cesti di frutta, mentre i pavimenti sono decorati a mosaico.
Proseguendo lungo la cintura di abitati che hanno trasformato il Vesuvio da vulcano costiero in isola, si raggiunge Torre del Greco. Il centro è immerso in una campagna ricca di vigneti ed è noto per la lavorazione del corallo, della madreperla, delle conchiglie marine e della lava. Preziosi oggetti di artigianato artistico sono visibili presso il Museo del corallo, che ha sede all’interno del Convento di Santa Maria del Carmine.
Tra i monumenti, da segnalare la neoclassica Basilica di Santa Croce, costruita sulle rovine di quella distrutta dall’eruzione vesuviana del 1794, e la secentesca Villa delle Ginestre, la casa rurale che ospitò Giacomo Leopardi fra il 1836 e il 1837. Qui il poeta compose i canti “La Ginestra” (da qui il nome della villa), “Il tramonto della Luna” e diversi dei suoi “Pensieri”.
Proseguendo verso Napoli, si incontra Ercolano. A differenza di Pompei, questa città non fu un grande centro commerciale, culturale e religioso. Ma una piccola località di villeggiatura signorile, con numerose dimore patrizie e pochi edifici destinati all’attività lavorativa. Considerevole è infatti lo spazio destinato agli ambienti ludici e alle attività sportive. Un secondo elemento la differenzia da Pompei. Mentre le strutture architettoniche di quest’ultima sono in parte state danneggiate dalle ceneri e dai lapilli incandescenti, Ercolano fu travolta da un torrente di fango e acqua che, solidificandosi in un materiaale simile al tufo, conservò intatti gli edifici, i mosaici, gli affreschi e persino le strutture in legno, in parte conservati al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
E’ infatti sorprendente il livello di conservazione della “Casa dell’Atrio a mosaico“, in cui si distinguono tutti quegli spazi che oggi, con linguaggio moderno, si possono definire anticamera, zona notte, soggiorno e terrazzo. Ben conservate anche la Casa del Tramezzo di Legno, a due piani, e la Casa dei Cervi, con decorativi pavimenti a mosaico, dove sono visibili due gruppi marmorei di cervi assaliti dai cani e la celebre statua raffigurante Ercole ebbro. All’interno degli antichi abitati appaiono conservati intatti anche numerosi oggetti e suppellettili di straordinaria attualità, come per esempio comodini, letti e pareti a fisarmonica per regolare gli spazi abitati. Rivestono particolare interesse anche gli ambienti pubblici, come la palestra (gymnasium), un tempo occupata da una vasta piscina a forma di croce con fontana bronzea, e le Terme suburbane.
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