Piazza dei Miracoli, conosciuta anche come Piazza Duomo, è nota soprattutto per ospitare la famosa Torre Pendente, simbolo di Pisa rinomato in tutto il mondo. Ma una visita in questo museo a cielo aperto non può limitarsi alla classica foto di rito con la torre di Pisa sullo sfondo.
La stessa piazza ospita la Cattedrale, il Battistero e il Camposanto, mirabili opere di architettura e scultura che si innalzano imponenti e austere, ma al tempo stesso eleganti e fascinose, in un grande prato di tenero verde. E’ proprio nella riposante semplicità del prato che la grandiosità delle opere va a fondersi con la natura stessa, tanto da dare al turista, anche affrettato, un forte senso di ammirazione.
A questa eccezionale composizione architettonica, a tanta armonia di linee e di colori fanno contrasto in bellezza le antiche mura ad occidente e ad oriente, nonché gli edifici trecenteschi a meridione.
Il banco splendente dei marmi, il bel verde del prato, le tonalità varie delle antiche mura merlate, il filare cupo e grave dei cipressi formano un tutto d’insieme veramente grande, perfino commovente in ogni ora del giorno e con qualsiasi luce. Ed anche la sera lo spettacolo è forse più bello per il giorno che muore ed alla sua luce si va a sostituire una morbida e fioca illuminazione che riesce a rendere lo spettacolo ancora più suggestivo e penetrante.
Questo è il monumento che più di tutti in Piazza dei Miracoli eccita maggiormente la fantasia di tutti, dai grandi ai piccini. Prima di tutto diamo qui alcuni dati e curiosità della sua lunga storia.
La sua grandiosa mole fu iniziata nel 1174 da Bonanno Pisano. A causa di un cedimento del terreno dopo che l’elevazione dell’opera era giunta fino al terzo pianno, vennero sospesi i lavori per quasi un secolo. Vennero poi terminati da Giovanni Di Simone. Tommaso, figlio di Andrea Pisano, coronò la torre della cella campanaria.
Sulla Torre Pendente si accede montando una scala interna di 294 scalini che sale a spirale lungo tutto il corpo del monumento. Alta ben 58 metri, sulla sua sommità si trova una cella campanaria con sette campane accordate sulle sette note musicali. La più antica campana è la “Pasquareccia” la quale suonò per annunciare che il Conte Ugolino della Gherardesca, condannato per accusa di tradimento, stava morendo di fame insieme ai suoi figli e nipoti nella torre di Piazza delle sette vie (oggi Piazza dei Cavalieri). Dalla sommità della torre Galileo Galilei compì famosi esperimenti oltre a quello sulla gravitazione dei corpi.
Dalla sommità si può godere un vasto panorama che, partendo dal Monte Pisano, dai monti della Garfagnana e dalle Alpi Apuane, viene declinando verso di noi mostrando la grande distesa di tutta la fertile pianura che, prima di giungere al mare, accoglie le grandiose ed estesissime piaghe forestali di Migliarino e di S. Rossore.
Questo monumento è celebre soprattutto per la sua forte inclinazione, benché si possa considerare senz’altro un vero e proprio capolavoro di architettura toscana, tanto da essere stata proposta come una delle sette meraviglie del mondo. Di stile romanico, è stata iniziata nel 1174 ed è esteriormente suddivisa in sei gallerie, o loggiati. Un cornicione separa tali gallerie l’una dall’altra e ciascuna ha una serie di archetti sopra ai capitelli dalle svelte colonnine. Nel basamento vi sono grandi arcate cieche fra le quali molte decorazioni geometriche. Nella cella campanaria si trova lo stesso motivo delle arcate come nel basamento con la differenza che in questa, oltre alle proporzioni ridotte, si hanno aperture o porte per il movimento delle campane.
Pur con la sua imponenza, questo monumento non manca di leggerezza ed eleganza, dovuti soprattutto all’insieme delle arcate e dei loggiati fra un piano e l’altro. La porta d’ingresso è sormontata da una lunetta dove si trova un’opera scultorea di Andrea Guardi e cioè la “Madonna col Bambino e i Santi Giovanni e Pietro”.
Per quanto riguarda la sua inclinazione c’è da dire che è dovuta ad un cedimento del terreno già presente al tempo della sua costruzione, dovuta alla grande quantità di acqua sotterranea. Pertanto non trova conforto la fantasia di tutti che vorrebbe appositamente costruita pendente questa grande torre. Negli ultimi decenni del XX secolo l’inclinazione aveva subito un deciso incremento, tanto che il pericolo del crollo si era fatto concreto. Nel 1993 lo spostamento dalla sommità dell’asse alla base era stato valutato in circa 4,47 metri, ovvero circa 4,5 gradi. Durante i lavori di consolidamento, iniziati nel 1990 e terminati alla fine del 2001, la pendenza del campanile è stata ridotta tramite cerchiatura di alcuni piani, applicazione temporanea di tiranti di acciaio e contrappesi di piombo (fino a 900 tonnellate) e sottoescavazione, riportandola a quella che, presumibilmente, doveva avere 200 anni prima. Inoltre, si è consolidata la base in modo che consentirà, secondo gli esperti, di mantenere in sicurezza la torre per almeno altri tre secoli, permettendo così l’accesso ai visitatori. A partire dal 2004, è iniziato il restauro di tutte le superfici lapidee esterne e il restauro e l’allestimento degli ambienti interni. Dal marzo 2008 la torre ha raggiunto il livello definitivo di consolidamento sotto il profilo dell’inclinazione, attestatosi di nuovo su 3,97°, con uno spostamento alla cima del campanile di quasi mezzo metro, un valore che dovrebbe rimanere inalterato per almeno altri 300 anni. Dopo vent’anni, il 22 aprile 2011 sono terminati i lavori di restauro delle superfici lapidee, sia negli esterni che negli interni.
Questo grandioso capolavoro di stile romanico-pisano fu iniziato nel 1063 dal grande architetto Buschetto. Fu dunque la prima opera ad essere intrapresa in quella che fu poi Piazza dei Miracoli. Ciò fu possibile grazie alle ingenti ricchezza accumulate dalla allora potente Repubblica Marinara di Pisa, che aveva anche operato una ricca escursione su Palermo. Venne poi terminato nel Duecento, con la realizzazione della facciata come la si vede ora, per opera di Rainaldo, il quale ne costruì anche l’abside principale.
A croce latina, il Duomo ha tutto un movimento architettonico che pur rifacendosi allo stile romanico riesce sempre ad interpretare e quindi ad assorbire gli elementi stilistici dei vari periodi facendone scaturire un suo stile, che è unico e sublime.
Il Duomo venne via via ad abbellirsi di numerose opere d’arte, attraverso lunghi anni. Giovanni Pisano è certamente l’artista che primeggia in queste opere, specialmente per averci dato il famoso, ricchissimo e geniale pergamo.
La facciata del Duomo si presenta articolata da cinque ordini di arcate, dei quali, quello inferiore, ha sette archi ciechi e qui sono le porte, due laterali e una centrale, separate da colonne e da pilastri a coppie. Fu nel 1595 che un furioso incendio distrusse queste porte (nonché il soffitto e varie opere d’arte all’interno) e quindi oggi le porte non sono le antiche dovute alla maestria del Bonanno, ma quelle che rifecero gli artisti della scuola del Giambologna e cioè il Francavilla, il Mocchi, il tacca. Nella porta centrale è rappresentata la vita di Maria. In quelle laterali la vita del Redentore. Sempre in questo ordine inferiore non mancano alle pareti i tanti rosoni a tarsia, gli incavi, i tasselli di vetro smaltato, i pannelli geometrici, a dare leggiadria ed eleganza.
Gli ordini superiori presentano loggiati i quali si staccano dalla parete dando profondità e movimento tali da ingentilire le massicce proporzioni di tutta la facciata, la quale, in pari tempo, è resa preziosa da un minuzioso e ricchissimo lavoro di traforo. Il sarcofago di Buschetto, iniziatore del Duomo, è nella prima arcata sinistra. Sul culmine della facciata c’è una statua della Madonna di Andrea Pisano e ai lati vi sono angeli ad opera della Scuola di Giovanni Pisano. Ai due lati del primo ordine di gallerie si trovano le statue dei due evangelisti.
Tutto il Duomo ripete i motivi decorativi e ornamentali della facciata, sia pure con lievi differenze.
La cupola a forma ovoidale è di chiaro stile gotico: questa si trova all’incrocio del transetto con il corpo centrale del tempio.
Al Duomo si accede attraverso la Porta di San Ranieri, una porta in bronzo opera di Bonanno Pisano (1180) composta da 24 formelle rappresentati storie della vita del Redentore. All’esterno del portale è ospitata una lunetta con “Madonna, Bambino e due angeli”, opera di Andrea di Francesco Guardi.
Tutto il Duomo è un mirabile lavoro di architettura e di scultura e non manca di eleganza pur nella sua imponente costruzione massiccia.
Ponendosi al centro della navata centrale, colpirà il lungo sfilare suggestivo degli imponenti colonnati di granito, i quali sono quasi tutti antichi ed hanno capitelli di stile corinzio.
L‘interno è a cinque navate, l’una ampia e le altre minori ai due lati di quella centrale. Il transetto è a tre navate. Vediamo due acquesantiere addossate alle due seconde colonne della navata di centro. Le statue sopra a queste sono da una parte quella di Gesù e dall’altra quella di S. Giovanni Battista. Il ricco soffitto a cassettoni è decoratissimo, poi l’abside terminale ampia e profonda su cui fa spicco un mosaico trecentesco del Cristo in trono a completare la nostra ammirazione.
Al centro del Duomo possiamo ammirare il pulpito, la Lampada di Galileo e la Cupola. La Lampada di Galileo non è altro che un lampadario in bronzo che la tradizione popolare ritiene sia stato oggetto di studio di Galileo Galilei, che dall’oscillazione di questo avrebbe intuito l’isocronismo delle oscillazioni del pendolo. Resta comunque il fatto che questo lampadario è una bella realizzazione eseguita da un modello di B. Lorenzi nel 1587.
Il pulpito è un’opera di rara ricchezza se non uno dei più grandi capolavori di arte medievale. In quest’opera la raffigurazione plastica si anima addirittura di emotività e di tensione quasi drammatica. Nicola Pisano, padre di Giovanni, nel suo Pulpito del Battistero, ad esempio, si esprime più che altro, con gravità religiosa così come era tipico nelle opere del romanico. Suo figlio Giovanni, nella sua opera del Duomo ha invece nettamente troncato con quel certo calcolo della fredda riproduzione dando respiro e sfogo alle sue figure tanto da animarle d’un profondo senso umano. A pianta esagonale, venne realizzato tra il 1302 e il 1311 e poggia su undici sostegni formati da colonne che a loro volta poggiano su leoni stilofori e su basamenti. Altri sostegni sono costituiti dalle statue di S. Michele, Ercole, gli Evangelisti sorreggenti il Cristo e “le quattro virtù cardinali”. I capitelli dei sostegni sono scolpiti con figure di Sibille. Nei pannelli sono drammaticamente raffigurati gli avvenimenti che precedettero e seguirono la nascita di Cristo.
Situato di fronte alla facciata del Duomo, venne realizzato a partire dal 1153 sotto la guida dell’architetto Diotisalvi, com’è attestato in un’epigrafe che sta all’interno del monumento, in un pilastro. Fu quindi il secondo monumento a sorgere nella piazza visto che i lavori della Torre saranno iniziati solo dopo una ventina d’anni.
Come per tutti i monumenti della Piazza dei Miracoli che, dall’inizio al completamento intercorsero lunghissimi anni, così fu anche per il Battistero. Infatti, fu soltanto nel 1260, sotto la guida di Nicola Pisano che i lavori, praticamente sospesi, vennero ripresi con una certa alacrità. In ogni modo si doveva aspettare la fine del XIV secolo per vedere terminata l’opera, e ciò avvenne sotto la guida di Cellino di Neve e di Zimbellino Bolognese.
A pianta circolare, presenta tre ordini di elevazione e al terzo ordine si eleva la cupola. Ha quattro portali dei quali il principale è quello che si apre verso la facciata del Duomo. Sia nelle nicchie che sulle cuspidi del secondo piano si trovano delle statue di Nicola Pisano, in gran parte sostituite da copie, mentre gli originali si trovano sia a Museo Nazionale di S. Matteo che all’interno del Battistero stesso.
Pur con la sua gigantesca molte il Battistero resta ingentilito da tanta decorazione di stile gotico.
L’interno del Battistero rende alla perfezione la grandiosità architettonica ammirabile dall’esterno. L’immensa volta della cupola sovrasta una grandiosa navata anulare illuminata dalle numerose finestre tutt’intorno. Di fronte abbiamo un imponente e alto colonnato alternato da pilastri che, distaccati dalla parete, delimitano una navata. Al di sopra si trova una spaziosissima galleria con alte arcature e illuminata da ampie finestre.
L’attenzione non può non essere attratta dal fonte battesimale e dal pulpito.
Il fonte battesimale si trova proprio al centro del tempio, rialzata di tre gradini. La grande vasca ottagonale che incorpora altre quattro vasche più piccole, fu ideata per il battesimo ad immersione. Al centro della vasca si trova la statua del Battista. Il fonte è arricchito da otto facce ornate da rosoni centrali e da decorazioni geometriche in marmo.
Alla realizzazione del pulpito nel 1260 contribuirono tre grandiosi scultori del medioevo: Nicola Pisano, suo figlio Giovanni e Arnolfo di Cambio, che collaborarono poi con lui nell’elevazione del pulpito del Duomo di Siena. Il pulpito del battistero è a base esagonale impostato su sette colonne, tre delle quali poggiano su leoni stilofori ai lati. La colonna di centro poggia su un basamento scolpito con figure animali e umane. Quest’opera rivela chiaramente una spiccata ispirazione dell’artista all’arte romanica di quel tempo e un bisogno di esprimersi con calma religiosità.
Uscendo dal Battistero e guardando ancora una volta la maestosa facciata del Duomo, il Camposanto resta alla sinistra e si presenta all’esterno con una lunga cinta marmorea rettangolare. Tale cinta è ad arcature cieche su lesene simili a quelle del Duomo, della Torre e del Battistero or ora visitato.
Nella cinta stessa vediamo due ingressi che si aprono nelle arcature. Il principale è quello di destra, a fianco del Duomo, sopra al quale spicca un tabernacolo gotico con Madonna e Santi, opera di Giovanni Pisano e della sua scuola.
Realizzato sul finire del Duecento, passarono secoli prima che venisse portato a termine. Lo scopo dell’opera monumentale, quale fu iniziata da Giovanni di Simone, era di dare ordine e decoro, raccogliendo in uno spazio ben delimitato tutte le tombe sparse qua e là intorno al Duomo, nonché per accoglierne altre, visto l’uso radicato in seno alle famiglie nobili pisane del tempo.
In seguito furono raccolte qua dentro antiche sculture, monumenti sepolcrali, opere d’arte sparse in città. Sotto alla pavimentazione del porticato venne via vai sepolta la nobiltà pisana. Sarcofagi di illustri uomini vennero ad allinearsi lungo le pareti affrescati da vari grandi artisti.
Per questi motivi il Camposanto monumentale di Pisa diventò sempre più una delle più grandi e nutrite gallerie di pittura medievale e di scultura, oltreché a rappresentare in sé e per sé un grande capolavoro di architettura.
Con la seconda guerra mondiale, però, questo enorme patrimonio artistico e culturale subì gravissimi danni e perdite. Fu col bombardamento del 27 luglio 1944 che venne distrutto un grande affresco di scuola senese e gravi danni riportarono molti affreschi del Gozzoli. Fu il tetto che, incendiandosi nelle capriate, andò a fondere le lastre di piombo a copertura dello stesso e questo piombo colò rovente sulle opere d’arte.
Seppure l’interno della struttura possa apparire impressionisticamente “povero” di descrizioni e decorazioni, le grandi arcate gotiche prive di vetrate e l’enorme spazio “vuoto” che circonda il visitatore vuole volutamente dare l’idea di quella che fosse l’atmosfera che si respirava nel Medioevo, di profonda meditazione interiore e spirituale, che ancor oggi, nell’ambito di una precisa opera di conservazione dell’originalità degli spazi, è straordinariamente in grado di suscitare.
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