Costruita ad appena 30 metri al di sopra del livello del mare, proprio a ridosso di una vertiginosa scogliera, letteralmente scavata nella roccia, punteggiata di panchine di pietra dedicate a personaggi della mitologia, adorata dalle coppiette, ricca di angoli suggestivi, profumata di finocchio di mare e violacciocche, resa esotica da agavi, euforbie e fichi d’India, decantata da poeti e scrittori, la Via dell’Amore, che congiunge Manarola a Riomaggiore, è uno dei sentieri più celebri d’Italia.
Nata per custodire esplosivi, è diventata l’esplosione del romanticismo. Il primo tratto, infatti, fu conservato negli anni Venti del Novecento, durante i lavori di ampliamento della galleria ferroviaria, per raggiungere da Manarola il deposito di esplosivi sistemato sulle falesie del Vaolungo, verso Riomaggiore. Terminati i lavori il tracciato venne abbandonato.
Nel 1928 a Riomaggiore cominciarono gli scavi per costruire la galleria Biassa, verso La Spezia, e di nuovo si presentò il problema di trovare un luogo sicuro per l’esplosivo. A questo scopo si costruì un sentiero che da Riomaggiore portava ai dirupi della Banca, verso Manarola. I due tracciati – quello che partiva da Manarola e quello che saliva da Riomaggiore – furono successivamente collegati e allargati. Insomma finirono per incontrarsi e baciarsi.
Il sentiero fu battezzato Strada Nuova e tale sarebbe rimasto il suo nome se non fosse stato per una curiosa circostanza. Il giornalista e scrittore Paolo Monelli, percorrendo il viottolo, notò, proprio sulla porta del deposito di dinamite in disuso, una scritta tracciata a calce: “via dell’amore”. Monelli raccontò la storia sulle pagine del Corriere della Sera e da allora l’appellativo è divenuto quello ufficiale della stradina. E di amori ne sono nati tanti d quel giorno lungo i mille metri lastricati a picco sul mare.