Come definire Acqui Terme, la città adagiata tra le colline del Monferrato, dove ancora si respira una certa aria di Liguria? Il suo toponimo la identifica con le sorgenti termali e, fin dall’epoca romana Aquae Statiellae, era conosciuta per la ricchezza di acque calde e sulfuree. Sarà poi soprattutto a partire dalla metà dell’800 che la città vedrà ampliato e modernizzato l’impianto urbanistico, insieme con la struttura delle Terme. Divenuta a inizio Ottocento una delle principali villes d’eaux europee, Acqui riceverà per le “cure”, reali e uomini politici, soprattutto nel Grand Hotel Nuove Terme. Era intanto sorto, nel decennio 1870, il monumento-simbolo, “La Bollente”, edicola marmorea eretta sulla fonte che dà il nome alla più bella e famosa piazza cittadina. A questa, dal Corso Italia, strada pedonale animata di attività commerciali, conducono due suggestivi accessi: Via Saracco, con il colonnato neoclassico, e la Torre Civica, già parte della seconda cerchia di mura, sopraelevata a fine Ottocento.
Acqui Terme è, però, molto più di quanto detto sopra e riunisce, nel suo compatto, elegante nucleo antico, ma anche nell’Oltrebormida, tracce di una storia lunga e complessa. Si ergono solitari, vicino al greto del fiume, gli archi maestosi dell’acquedotto romano (I sec. d.C.), ben visibili dal ponte Carlo Alberto, collegamento con la zona Bagni, immersa nel verde. Là, dove si trovano i vari stabilimenti delle Antiche Terme, si cela anche il neoclassico Fontanino, detto Acqua Marcia per il caratteristico odore della sorgente di acqua sulfurea a 19 gradi. Vicino a Corso Bagni, sotto palazzo Valbusa, i resti di una Piscina Romana di età imperiale sono scavati nella roccia e chiusi da un muro in pietra.
Per meglio comprendere le vicende del municipium, fondato dai Romani nel territorio dei Liguri Statielli, sconfitti nel 173 a.C., bisogna raggiungere la parte più alta del borgo storico e il Castello dei Paleologi; sede episcopale (XIII sec.), ricostruito dai Marchesi Aleramici del Monferrato come loro residenza, dal 1305 fu dimora della dinastia bizantina da cui prende il nome. Sotto di loro esso acquisì carattere militare e un nuovo anello di mura (1491). La struttura nei secoli subì distruzioni e rifacimenti a causa di guerre e assedi, per essere infine ripristinata dai Savoia. Dopo recenti restauri, oggi ospita il Museo Archeologico che, grazie a preziosi reperti e a ricostruzioni, narra le età storiche della città e del territorio, dalla Preistoria fino al Medioevo.
Dal Belvedere del Birdgarden, giardino botanico del castello, si apre il panorama di tetti e campanili dell’antico nucleo cittadino, il cui cuore è il Borgo Pisterna, tutto strade tortuose e acciottolate, come le vie Scatilazzi e Manzoni, dove si scoprono meraviglie di portali, facciate dipinte e cortili di palazzi tardomedievali e rinascimentali.
Poco più in basso, la Cattedrale di Santa Maria Assunta funge da punto focale di Piazza Duomo, una sorta di grandioso palcoscenico: si tratta di una cittadella religiosa, composta dal Palazzo Vescovile (1592), dal Seminario Maggiore (1750), oggi in parte hotel, e dall’ex ospedale. La chiesa, con una scenografica scalinata, è una testimonianza del primo Romanico di cui, malgrado i rimaneggiamenti rinascimentali e barocchi, rimangono tracce, come ad esempio la cripta. Elegante svetta il campanile gotico, di cui si ha una suggestiva visione dalla scalinata della Schiavia. Sul quattrocentesco portale marmoreo del luganese Giovanni Antonio Pilacorta compare San Guido, patrono di Acqui. Ma il gioiello più prezioso è il Trittico della Vergine di Montserrat, dello spagnolo Bartolomé Bermejo (1485 circa), nella Sacrestia dei Canonici.
L’ultima tappa è nuovamente legata alla vocazione termale della città. Si scende ancora verso Piazza della Bollente, la fonte dalla quale sgorgano 540 litri al minuti di acqua a 74,5 gradi (che alimenta anche le vasche fango del Grand Hotel Nuove Terme). Pare che il primo nucleo urbano sia sorto proprio intorno alla sorgente calda, il polo di attrazione cittadino, suggestivo a ogni ora del giorno e della notte, in particolare nelle brume autunnali e in inverno, magari sotto la neve, con gli scenografici fumi, provocati dalla sua acqua salutare.