Di impareggiabile suggestione paesaggistica, l’itinerario si dipana per zone fittamente boschive attraversate da ruscelli e piccoli torrenti, oltre che dal fiume Arrone, che costituisce l’elemento fondamentale della fisionomia del territorio.
Immancabile la tappa ai ruderi del castello di Galeria, coperti di fittissima vegetazione che si inerpica lungo le pareti fin dalle più profonde fenditure del terreno.
Altri snodi importanti del percorso sono il Campanile della Chiesa di S. Andrea nel Borgo di Galeria Antica e il Borgo Rurale di S. Maria di Galeria.
Son due secoli che anima viva non mette piede tra le rovine di questo borgo medievale. E la natura, libera da intralci, ha fatto il suo corso. Una fitta e rigogliosa vegetazione avvolge quel che resta di questo antico insediamento che, adagiato su uno sperone di tufo, si affaccia sul fiume Arrone lungo la via Braccianense.
La totale compenetrazione tra flora e fauna, che da duecento anni non subisce interferenze da parte dell’uomo, disegna le forme di un ecosistema i cui equilibri garantiscono la riproduzione di tutte le forme di vita animale e vegetale, padrone assolute del luogo. L’acqua del fiume ne è il principio regolatore.
Il Paleolitico è già epoca di presenza umana, come testimonia il ritrovamento di manufatti e utensili. Ma sulle prime forme di insediamento stanziale stabile e organizzato è difficile individuare tempi di riferimento certi.
Si ritiene che il nome tragga origine dall’antica popolazione etrusca dei Galenii, ma altre fonti privilegiano la derivazione da Careia, un centro abitato posto a ridosso dei territori di Veio e Cerveteri. Di certo è che in epoca romana il territorio fu dominio della famiglia dei Tarconti, ai quali si deve il tracciato viario affluente della Via Clodia, come è riportato anche dalla Tabula Peutingeriana.
In epoca medievale il borgo trae sussistenza dalle coltivazioni della terra resa particolarmente fertile dalle acque del fiume Arrone. Il surplus di prodotti conosce un’ulteriore valorizzazione grazie alla collocazione commercialmente strategica del borgo. Infatti, l’utilizzazione delle tre grandi vie di comunicazione che lo lambiscono (la Cassia, la Clodia e l’Aurelia) assicura una rete distributiva di primo piano. Inevitabile, dunque, che per tutto il medioevo la zona venga contesa, a suon di scontri in campo aperto, fra i nobili casati romani per acquisirne la proprietà.
Il borgo esprime il massimo della sua fioritura fra il XIII e il XIV secolo, quando la famiglia degli Orsini, sconfiggendo i contendenti, si impianta con stabilità di dominio, ridefinendo il borgo nella completezza delle sue strutture. A quest’epoca infatti risale la costruzione del Castello, entro le cui mura si centrava la vita amministrativa e religiosa della comunità, mentre in basso, a ridosso delle sponde del fiume, si stendevano le abitazioni dei contadini.
Anche qui, come in tutto l’Agro Romano, l’insorgere della malaria portò a un inesorabile declino delle attività con relativo abbandono e spopolamento della terra.
E’ probabile che il Casale di Santa Maria di Galeria, borgo a struttura medioevale, coincida con quella “domusculta galeria” che nell’VIII secolo papa Zaccaria volle costruire per ridare slancio produttivo alle attività agricole di questa parte di campagna romana nel tentativo di contrastare la decadenza economica derivata dalla fine dell’Impero Romano.
In questo insediamento appare centrale la Chiesa di S. Maria in Celsano, i cui interni sono affrescati con dipinti del ‘400 attribuiti alla scuola di Antoniazzo Romano. A papa Leone XIII si deve il rifacimento in stile gotico delle linee della costruzione.
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