Monterano, il borgo abbandonato a due passi da Roma

Una delle aree protette più sorprendenti del Lazio attende gli escursionisti al confine tra i Monti della Tolfa e le alture del Lago di Bracciano, alla confluenza del Fosso del Ravanello e del Fosso del Bicione nel Mignone, il principale corso d’acqua della zona, che raggiunge il Tirreno tra Civitavecchia e Tarquinia.

Celebre per la presenza delle rovine della città di Monterano abbandonata nel 1799 dopo il saccheggio delle truppe francesi, la zona è protetta dal 1988 da una Riserva Naturale estesa su 1076 ettari. Il paesaggio – che molti hanno conosciuto come scenario dei western all’italiana e di altri film made in Italy – è quello rupestre e selvaggio dell’alto Lazio vulcanico, caratterizzato da alte rupi di tufo. Completano l’interesse geologico della zona alcune grotte (una è stata utilizzata come cava di zolfo) e una polla di acqua solforosa ribollente.

FLORA E FAUNA

I boschi dell’area protetta sono formati da roverella, carpino, bagolaro e leccio, e affiancati da una macchia mediterranea con presenza di fillirea, smilace, alaterno e finestra dei carbonai.

Nei versanti in ombra prospera un intricato sottobosco di muschi, felci (tra cui la rara felce reale) e agrifoglio. La vitalba avvolge alberi e dà luogo a primavera a bellissime fioriture bianche. Accanto al torrente crescono olmo, salice, ontano, capelvenere, la felce aquilina e la rara felce florida. Intorno alla solfatara della valle del Bicione crescono il panico acquatico e la Agrostis canina. I pascoli sono interrotti da rovi, biancospini e asfodeli.

Ma la Riserva di Monterano ospita anche una fauna interessante. Tra i mammiferi sono presenti la lepre, la martora, il tasso, l’istrice e forse il gatto selvatico.

Il ricchissimo elenco dei rapaci comprende il biancone, il nibbio reale, la poiana, l’albanella minore e il lanario. Nelle forre, nei boschi e lungo i torrenti nidificano il gruccione, il martin pescatore, la gallinella d’acqua e il picchio verde.

UN PO’ DI STORIA

Come in buona parte dell’alto Lazio, il fascino della natura di Monterano sta anche nel suo intreccio con la storia.

Valli e altopiani sono stati frequentati dall’Eneolitico (intorno al 2000 a. C.) e hanno ospitato un insediamento etrusco ricordato dalle necropoli della Bandita, della Frassineta, dell’Ara del Tufo e della Palombara e dalla lunga tagliata” che si attraversa per salire all’altopiano.

La città medievale e rinascimentale di Monterano è stata abbandonata nel 1799 e restaurata a partire dal 1996 con il contributo decisivo della Riserva Naturale. Imponenti, nelle condizioni attuali, sono i resti del convento di San Bonaventura, del palazzo Altieri e della splendida fontana progettata dal Bernini e sovrastata dalla grande statua di un leone.

Al contrario di altre zone vicine, la Riserva Naturale di Monterano è tradizionalmente frequentata dagli escursionisti, e in particolare dai gruppi scout. La segnaletica e le sistemazioni recenti rendono comodo, oltre che affascinante, l’anello che sale dalla valle del Bicione alle rovine della città di Monterano.

DA SAPERE

Quota: da 160 a 290 metri

Dislivello complessivo: 160 metri

Tempo complessivo: 2.15 ore

Periodo consigliato: tutto l’anno, d’estate non nelle ore più calde

Segnaletica: rossa

Punti di appoggio: a Canale Monterano si trovano alcuni ristoranti. Alberghi sono in funzione a Manziana e Bracciano.

Carte: IGM 1:25.000 143 III NE Bracciano e 143 III NO Bagni di Stigliano

L’ACCESSO

Nel centro di Canale Monterano di imbocca la via Monterano, indicata dai cartelli della Riserva naturale. Dopo essere passati alle spalle della chiesa si costeggiano delle costruzioni moderne, si va a sinistra a un bivio e a destra al successivo. Una netta discesa porta a un posteggio in località Diosilla. Lo stesso punto può essere raggiunto dalla strada provinciale che collega Manziana con Tolfa.

L’ITINERARIO

Ci si incammina sulla strada sterrata chiusa al traffico che prosegue oltre il posteggio. Dopo pochi metri, sulla sinistra, si imbocca un ripido sentiero segnato in rosso che scende alla base della cascata di Diosilla, che precipita da una parete rocciosa. Seguendo i paletti rossi si costeggia verso valle il Fosso Fonte del Lupo, stretto da salti di roccia e da un fitto bosco di querce, fino a raggiungere una grotta utilizzata in passato come cava di zolfo.

Attraversato il ruscello, si sale tra grossi massi fino a ritrovare la strada in località Bicione. Oltre il tracciato, in uno spiazzo, è una piccola polla di acqua solforosa ribollente. Si riparte seguendo brevemente la strada e poi, accanto a un cartello della Riserva, si piega a destra iniziando a salire verso Monterano. Dopo poche decine di metri, da un cartello poco leggibile, si piega a sinistra prima in piano e poi in salita. Più avanti il sentiero entra in una bellissima “tagliata” nel tufo e poi in salita. Il percorso, recentemente sistemato con gradini, non presenta più le modeste difficoltà del passato.

Al termine della “tagliata” si sale con due tornanti, si va a sinistra e si raggiunge lo slargo dominato dalle arcate dell’acquedotto medievale, e dove spicca una fontana in tufo. Il sentiero che sale sulla sinistra dell’acquedotto porta in breve al centro dell’antica Monterano. Dopo aver toccato la chiesa e una torre medievale, si sbuca sulla piazza dominata dal palazzo Altieri (accessibile grazie a delle scalinate metalliche) e la celebre fontana del Bernini. Una discesa porta alla spianata erbosa al cui termine vi sono una fontana recentemente ricostruita e le rovine del convento di San Bonaventura. La zona si presta anche per una sosta.

Si riparte attraversando il prato alle spalle del convento. I segnavia rossi raggiungono l’estremità dell’altopiano, superano una sella tufacea e portano a un panoramico promontorio protetto da una staccionata. Qui si piega a destra, si scende una prima scalinata, si torna sulla sinistra delle rocce e si raggiunge un bivio. Ci si tiene a destra, si attraversa un passaggio scavato nella roccia, poi si piega a sinistra e si scende fino alla base delle rocce.

Passati dei cespugli, si raggiunge la sterrata di fondovalle, e la si segue verso destra fino al grosso ponte alla confluenza del Bicione nel Mignone. Prima di questo, sulla sinistra, è possibile scendere fino al margine dell’acqua. Al ritorno si segue la strada che corre quasi in piano accanto al Bicione, supera un cancello di legno e riporta alla sorgente solforosa. Continuando sulla strada, che sale ripida e con il fondo in cemento, si torna al punto di partenza.

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